Manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in Lui … – II Domenica del tempo ordinario C, meditazione con i bambini

Abbiamo lasciato il tempo delle grandi feste: Natale, Epifania, Battesimo di Gesù e torniamo nel tempo comune.
E dove incontriamo Gesù, dopo averlo incontrato al Giordano in fila con i peccatori a ricevere il Battesimo di Giovanni, Lui che non ne aveva bisogno?
Lo incontriamo ad una festa e ad una festa di nozze! A me piace molto questo Gesù, perché ci fa vedere un Dio che è capace di sorridere, di condividere quelli che sono i momenti di gioia degli uomini e delle donne. Presso gli ebrei una festa di nozze durava otto giorni, una festa importantissima, anche oggi che lega un uomo e una donna per sempre. Pensate che uomini e donne danzavano tutti assieme e che, penso, anche se non c’è scritto nel Vangelo, che Gesù abbia ballato, come era costume in quel tempo. Provatevi ad immaginare questo Gesù, che danza, che sorride … che è contento perché gli uomini sono contenti , non è mica geloso, … che bello!

Ma … ma … purtroppo, come accade spesso, vi è sempre qualcosa ( o qualcuno) che vorrebbe trasformare la festa in tristezza. Allarme rosso: non hanno più vino!!! Il vino simboleggia in questo caso la festa, la gioia, se viene a mancare il vino la festa si spegne e muore. Guarda caso proprio Maria se ne accorge e interviene.    

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Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea … il vino della gioia e l’ acqua della routine.

L’insegnamento che a me pare di cogliere da questo delicato episodio evangelico può essere formulato, in poche parole, così: avviene per ogni matrimonio fra un uomo e una donna quello che avvenne alle nozze di Cana; esso comincia con l’ entusiasmo e nella gioia; il vino è simbolo, appunto, di questa gioia e dell’ amore reciproco che ne è la causa. Ma questo amore e questa gioia – come il vino di Cana -, col passare dei giorni o degli anni si consuma e viene meno; ogni sentimento umano, proprio perché è umano è recessivo, tende a bruciarsi e ad esaurirsi;
l’ abitudine è “quel mostro che riduce in polvere tutti i nostri sentimenti” (Shakespeare); allora cala sulla famiglia come una nube di tristezza e di noia; a quegli invitati alle proprie nozze che sono i figli non si ha più nulla da offrire se non la propria stanchezza, la propria freddezza reciproca e spesso la propria amara delusione. Idrie piene di acqua. Il fuoco al quale erano venuti per scaldarsi si va spegnendo e tutti cercano altri fuochi fuori dalle mura di casa per scaldarsi il cuore con un po’ di affetto.
C’è un rimedio a questa tristissima prospettiva?    

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La mano di un bambino …*

Io non rifiuto la mano di un bambino. Cammino con, nella mano, la mano forata di quel bambino che non ha paura della strada, perché egli è la strada. L’ha camminata e la cammina con ognuno e sa dove conduce.
La mano forata di quel bambino che mi conduce, se fa buio ci mette le stelle, se fa sole colma i margini di fiori, stende un’ ombra sotto ogni pianta, ravviva una fonte per ogni sete … e si ricorda di fare misericordia in perpetuo. Anche sulla croce.

Primo Mazzolari, ( titolo di fantasia)

 

Perché il ddl Cirinnà va ritirato. Scendiamo in piazza per difendere la famiglia

Il prossimo 26 gennaio comincerà l’iter al Senato del testo sulle cosiddette “unioni civili”, ancora una volta diciamo cosiddette perché il ddl Cirinnà di civile non ha nulla dal momento che è strutturato per delegittimare e disintegrare la cellula fondamentale della nostra società, ovvero la famiglia.

Disintegrazione del matrimonio. Questo testo viene presentato come uno strumento necessario a garantire dei diritti ad una supposta categoria di persone discriminate per il loro orientamento sessuale. Basta il buon senso per capire che non è così. Il matrimonio in Italia è consentito a tutti, non è precluso a nessuno (purché maggiorenni e non già sposati chiaramente), ed è fondato sull’unione stabile e fedele tra un uomo e una donna. Istituire un’unione tra due uomini o due donne ed equipararla al matrimonio non significa dunque estendere un diritto a chi non ce l’ha, significa invece ridefinire il matrimonio che, a questo punto, non sarebbe più fondato sulla complementarietà sessuale e la potenzialità generativa bensì su una “preferenza” sessuale o, come va di moda dire ultimamente, “sull’amore” inteso unicamente come sentimento ed emozione. Ma il matrimonio non ha nulla a che fare con il sentimento, la parola “amore” non si trova negli articoli del Codice Civile poiché la disciplina del matrimonio parla di diritti e di doveri fra marito e moglie e nei confronti dei figli, parla di obbligo reciproco alla fedeltà, di assistenza morale e materiale, di fissare l’indirizzo della vita famigliare. La nostra Costituzione ri-conosce la famiglia (ovvero prende atto che esiste da prima della Carta) come cellula primaria della società poiché la stessa è l’unica che può educare, in un nucleo stabile, cittadini capaci di contribuire al bene comune e di accogliere la diversità, all’interno di un’unione fondata sulla differenza sessuale. Il sentimento non ha nulla a che fare con la disciplina giuridica del matrimonio, da millenni fondato sulla complementarietà uomo donna: l’unica capace in potenza di generare.

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Non è cristiana la famiglia ….

“ … Non è cristiana la famiglia che opprime i figli di parole, di esigenze e di avvertimenti. È cristiana la famiglia nella quale umilmente si vive la fede, ricordando che Dio agisce sempre nel solco della pazienza e della coerenza. L’educazione si dà così. …”

Card. Angelo Comastri

 

A Cana di Galilea …*

C’è un banchetto che attende tutti gli uomini e tutte le donne di ogni tempo e di ogni luogo, una pienezza di vita e di gioia che farà dimenticare loro ogni penuria ed ogni sofferenza. Tu sei venuto ad annunciare questo giorno di grazia, Gesù, e il miracolo di Cana è il segno che offri a quanti aspettano la realizzazione del disegno di Dio.    

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Sulle unioni civili non solo la stepchild adoption.

Si dibatte in questi giorni sulle cosiddette Unioni Civili, e tutta l’attenzione sembra spostarsi sulla stepchild adoption . In realtà il problema non è solo questo, ma il fatto del riconoscimento delle Unioni Civili in se, che vanno ad intaccare il concetto stesso di famiglia sancito anche dalla nostra costituzione., che recita: Art. 29.
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.
Come cattolici l’ unica forma di famiglia che si può riconoscere ed accettare è quella che ci viene consegnata dalla Rivelazione e dalla Scrittura, come leggiamo nel libro della Genesi: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.” (Genesi 2,24).
Spesso sembra  ci si scordi anche  l’ insegnamento della Chiesa, che più volte si è espressa su questo tema. In questi giorni sarebbe interessante riprendere la lettura del Catechismo della Chiesa Cattolica, del documento sulla Cura Pastorale delle persone omosessuali e la nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2003.

Propongo come anticipazione un breve stralcio dell’ articolo di Riccardo Cascioli: Quelli che fanno finta di difendere la famiglia, apparso ne: La Nuova Bussola Quotidiana l’ 8-1-2016. (dqy)

“Viene da chiedersi – è una domanda non polemica – in che modo ci si possa definire cattolici quando non si prende neanche in considerazione ciò che la Chiesa sull’argomento dice non certo da oggi. Oltre ai principi generali enunciati nel Catechismo infatti, la Congregazione per la Dottrina della Fede, nel 2003 è intervenuta con precisione sull’argomento con la Nota «circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali», che ovviamente ha valore universale. È una nota – controfirmata da papa Giovanni Paolo II – che è rivolta a tutti ma in modo particolare ai politici cattolici che si trovano davanti a questo fenomeno «preoccupante».

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Come noi Cristo…

” Come noi, e più di noi, Cristo è stato piccolo, povero, umiliato, lavoratore e paziente nella sofferenza. Per noi Egli ha parlato, ha compiuto miracoli, ha fondato un regno nuovo, dove i poveri sono beati, dove la pace è principio di convivenza, dove i puri di cuore e i piangenti sono esalatati e consolati, dove quelli che aspirano alla giustizia sono rivendicati, dove i peccatori possono essere perdonati, dove tutti sono fratelli”.

Papa Paolo VI, a Manila nel 1970

 

Il Giubileo/Meditazione sulla misericordia. – 3 incontro genitori cresimandi 2016

Dal capitolo 18 del Vangelo di Matteo

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa». 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: «Restituisci quello che devi!». 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò». 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: «Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?». 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
TITUS BRADSMA, a Dachau 26 Luglio 1942

26 Luglio 1942 a Dachau,

nel tristemente noto campo di concentramento, una giovane infermiera si avvicina al sacerdote Titus Brandsma per ucciderlo con una iniezione di veleno: così era stato ordinato dalle autorità del campo.

“ Il sacerdote – ha poi raccontato la giovane pentita – non mostrò il minimo odio nei miei confronti. Disse con disarmante mitezza: “Povera ragazza io pregherò per te”. E mi diede la sua corona del rosario. Io risposi che non ero capace di pregare e quindi non mi serviva.
Egli mi disse: “ Anche se non sai pregare. Dì almeno la seconda parte dell’ Ave Maria. Ripeti spesso: “ Prega per noi peccatori! Se preghi ti salverai”.

Allora io risi: oggi invece piango e trovo fiducia solo pensando al perdono di quel condannato”. ( A. Comastri in : Una buona notizia per te)

Questi due testi evidenziano diversi atteggiamenti.

Il Vangelo      Continue reading

Festa del Battesimo di Gesù ciclo C – meditazione con i ragazzi

Padre onnipotente ed eterno, che dopo il battesimo nel fiume Giordano
proclamasti il Cristo tuo diletto Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo,
concedi ai tuoi figli, rinati dall’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore.

Cari ragazzi abbiamo celebrato l’ altro ieri l’ Epifania, da poco il Natale e oggi siamo qui a celebrare, meglio a rivivere la festa del Battesimo di Gesù. Sono passati diversi anni dal giorno in cui Gesù è nato proviamo ad immaginare la scena, diversi pittori lo hanno fatto!

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