Angeli ed animali

I nostri custodi felini

I gatti – come si sarà conto chiunque viva con una di loro- sono dei compagni molto speciali: in grado di vedere l’invisibile, essi sanno presagire quando dobbiano svegliarci, o poggiarsi vicino a un oggetto che richiede la nostra attenzione, essendo come tutti gli animali allineati con il tempismo divino. A differenza dei cani, i felini non attraversano il lutto per la perdita del padrone. Vi siete mai chiesti perché?
Semplicemente perché ne vedono ancora l’anima accanto a loro!
I gatti sono dei naturali guaritori e consolatori; le loro fusa curano le artrosi e le patologie di natura nervosa: un gatto dietro alla nostra testa, oltre a proteggerci, allieva il male dovuto a stress, e se poggiato
Accanto al ventre allevia i dolori mestruali meglio di qualsiasi medicina.
Sembrerebbe che nell’antichità i gatti fossero venerati come sacri: difatti, essere “scelti” da uno di loro consisteva in un vero e proprio privilegio: il felino avrebbe custodito la casa e i suoi abitanti.
Indipendente e apparentemente non bisognoso di attenzioni, il gatto casalingo soffre, però, la disarmonia e la carenza di igiene. Perché il vostro compagno peloso possa sentirsi a suo agio, non lasciate mai la ciotola d’acqua vuota (i gatti necessitano di idratarsi spesso, più di quanto si pensi) e riservategli uno o più nascondigli. La sabbia dovrà essere sempre pulita, per non portare batteri nelle altre zone casalinghe.

Le virtù dei gatti, sebbene tutti siano perennemente sotto la protezione degli arcangeli Michele e Raffaele, variano leggermente a seconda della razza. Ogni esemplare, poi, così come ogni padrone avrà delle influenze angeliche particolari a seconda del giorno della sua nascita, anche in base alla qualità delle attenzioni dimostrate nei suoi confronti.

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Simboli Massonici: i simboli più importanti e i loro significati

La Libera Massoneria esiste ufficialmente del 18esimo secolo, ma i suoi riferimenti culturali sono molto più antichi. Vediamo quali sono i simboli massonici più importanti, da dove vengono e qual’è il loro significato.

I simboli massonici sono presenti in tutto il mondo occidentale, sugli edifici storici, le sculture e i dipinti.

Nella maggior parte dei casi fanno riferimento alle credenze e ai valori massonici della conoscenza ermetica, che ricerca i significati nascosti delle culture del passato.

Nonostante sia un sistema di credenze unificato, la Massoneria ha preso in prestito e modificato una grande varietà di simboli religiosi e spirituali, adattandoli ai rituali praticati nelle Logge.

L’occhio della Provvidenza
L’occhio della Provvidenza, conosciuto anche come Occhio Massonico e Occhio che vede tutto, è probabilmente il simbolo dei massoni più famoso e riconosciuto.
Il simbolo è addirittura presente sui dollari americani (molti dei Padri Fondatori erano Massoni) con la scritta latina “Annuit cœptis – Novus Ordo Seclorum” , letteralmente “[Dio] favorisce le nostre imprese – Il Nuovo Ordine dei secoli“. E’ stato introdotto nel 1797

La lettera G è spesso presente nella simbologia massonica, ma ci sono varie interpretazioni sul suo reale significato.
Alcuni dicono che indichi semplicemente “Dio” (God), “Grande Architetto” (Great Architect), altri che significhi “Geometria“o “Gnosis” (conoscenza dei misteri spirituali).Un’altra teoria è quella secondo la quale la lettera G in ebraico antico indicasse il valore numerico di 3, il numero perfetto. Continue reading

La Massoneria

Inizio a pubblicare alcuni articoli sulla massoneria, perché dietro al grande disordine e al nuovo ordine mondiale vi è questa triste realtà, che coinvolge uomini facoltosi, politici, economisti che cercano di stabilire un nuovo ordine mondiale.

La massoneria nasceva in Inghilterra, paese protestante, dove nel Seicento si era sviluppata e impostata la corrente illuminista coi nomi di Francesco Bacone, Robert Boyle, Isacco Newton, Thomas Hobbes e altri, che proclamavano la supremazia della ragione. Non più la fede rivelata, proveniente dal di fuori dell’uomo, doveva essere la norma morale dell’uomo, ma la ragione, quella che pochi decenni più tardi, nella cattedrale dissacrata di Notre Dame a Parigi, sarà salutata e venerata col nome di dea.
L’ illuminismo, presto passato dall’Inghilterra alla Germania col nome di Aufuklarung, alla Francia, all’ Italia andò ancora più in del protestantesimo in quanto rigettò non soltanto il pensiero Ecclesiastico – scolastico, ma anche l’ideale civile antico che mirava alla perfetta armonia dell’uomo come individuo e come membro della società. La ragione umana, libera da qualunque vincolo, era la regola suprema della conoscenza e del sapere .
Nasceva così il deismo, antitesi della teologia rivelata. Un dio “razionale”, costruito dell’uomo e manipolato dall’ uomo, definito “l’architetto dell’universo”, ma senza spiegare perché e fino a qual punto egli fosse “architetto”.
Il deismo –da non confondere col “teismo”, cioè la fede nel vero Dio – passò di pari pari nella massoneria, il cui bagaglio religioso, molto limitato, si può fissare in una fede molto vaga nell’architetto, di cui sopra, nell’immortalità dell’anima e in un ancora ricompensa nell’aldilà. Continue reading

RIVOLUZIONE VATICANA Pastori scelti dalle “pecore”: c’è un problema con laici e donne nel dicastero

Inversione tra pastori e pecore: le pecore finiscono per svolgere il ruolo dei pastori, nella scelta dei propri pastori; sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI avevano messo in guardia dal clericalizzare i laici, conferendo loro ruoli e ministeri che spettano invece ai ministri sacri. Il problema delle tre donne (una laica) scelte dal Papa nel Dicastero dei vescovi non è di abilità e competenze, ma di ordine sacro. Una manovra sbadata di “modernizzare” la Chiesa o un ulteriore passo verso il sacerdozio femminile?

Quota rosa al Dicastero per i vescovi. Dopo la nomina, a novembre dello scorso anno, di suor Raffaella Petrini, delle Suore Francescane dell’Eucaristia, come segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, è ora venuto il momento della nomina di tre donne come membri del Dicastero dei vescovi.

Il Papa aveva anticipato la nomina di due ladies, circa una settimana prima, durante l’intervista concessa a Phil Pullella della Reuters (vedi qui). Ma, come si sa, non c’è due senza tre; e così sono ben tre le donne che condivideranno con gli altri membri, tutti vescovi (e un abate), la responsabilità per la nomina dei vescovi, nonché della costituzione, raggruppamento o soppressione di chiese locali e dell’erezione di Ordinariati militari o personali, compiti propri del Dicastero presieduto dal cardinale Marc Oullet.

Oltre alla già in carriera suor Raffaella Petrini, la quota rosa sarà nutrita anche dalla presenza della superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sr. Yvonne Reungoat, e dalla sociologa argentina Maria Lia Zervino, presidente dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche e appartenente all’Ordo Virginum. La notizia è stata generalmente accolta con favore, quale segno di apertura della Chiesa cattolica alle donne e riconoscimento del loro peculiare contributo. Continue reading

Silvana De Mari. Ippocrate non Abita più Qui. Decomposizione della Medicina. 16 Giugno 2022 Pubblicato da Marco Tosatti

Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, mi sembra opportuno potate all’attenzione di chi non l’avesse già letto questo articolo che testimonia una volta di più dello sfacelo morale e professione della maggioranza della categoria dei medici. E della complicità dei politici – immaginiamo non gratuita…- che hanno condotto questa danza disgusto. Buona lettura e indignazione.

Nel marzo 2020 il professor Cavanna, vestito da astronauta, ha visitato e guarito 300 persone malate di Covid, applicando un protocollo logico creato grazie all’esperienza maturata nell’epidemia di SARS, molto simile per agente patogeno, e a intuizioni dettate dai risultati autoptici. Su 300 pazienti guariti ci sono state solo sei ospedalizzazioni, nessuno in rianimazione e nessun decesso.

Noi abbiamo applicato il protocollo di Cavanna? No. Abbiamo applicato il protocollo di Speranza che consigliava di somministrare paracetamolo che deprime il sistema immunitario e peggiora la situazione e di non dare un accidente di niente fino a quando la saturazione non avvertiva che c’era già un danno polmonare.

Il protocollo di Speranza sconsigliava in quanto inutili le vitamine e in particolare la D che, come ha dimostrato il professor Elia, diminuiscono la mortalità dell’80%. Tutte le volte che ho nominato il vero protocollo di cura, oppure ho solo accennato a uno dei suoi componenti, per esempio l’idrossiclorochina, la ma pagina Facebook è stata chiusa per un mese.

Nel suo incredibile libro “Così guariremo”, immediatamente ritirato dal commercio, il ministro Roberto Speranza ha candidamente confessato di aver usato il denaro pubblico perché i media e i social si uniformassero alla sorprendente idea che tachipirina e vigile attesa siano per una polmonite interstiziale una buona cura, un’ottima cura, l’unica accettabile, quella che deve essere imposta mediante un protocollo che la legge Gelli rende vincolante.

La legge Gelli è uno dei doni del DDL Lorenzin, che ha reso ufficialmente l’Italia il laboratorio vaccinale dell’OMS e ha trasformato gli Ordini dei Medici nel braccio armato del Ministero della Salute e non più in ordini preposti alla difesa dei medici e dei pazienti. La legge Gelli è una legge che deresponsabilizza i medici che ubbidiscono e incrimina gli altri.

Il dottor Andrea Stramezzi ha curato e guarito più di 6000 persone, molte di persona senza timore del contagio, molti in telemedicina. Ha segnalato le linee terapeutiche anche all’estero, e ha seguito pazienti anche all’estero. Il senatore Malan ha calcolato che se tutti i medici avessero fatto quanto ha fatto il dottor Stramezzi, i morti da covid sarebbero stati in totale 11000. Il dottor Stramezzi è sospeso dal cosiddetto Ordine dei medici per un anno. Ippocrate.org ha curato 60000 pazienti. Il suo protocollo è stato ed è applicato anche all’estero, salvando decine di migliaia di vite. Ippocrate è costantemente sotto attacco. Continue reading

IL CASO DI TORINO Cresima a trans: l’ipocrisia e l’accettazione dello scandalo

Una persona che ha chiesto di mutare la propria condizione sessuale si è chiaramente posta in opposizione alla volontà di Dio. L’utilizzo del nome di Battesimo è importante per sottolineare il legame strettissimo tra questo sacramento ed il Battesimo. Per questo l’indicazione della Curia finisce per avallare pubblicamente, all’interno del Rito, lo scandalo che la persona che ha deciso di “cambiare sesso” ha suscitato nella comunità.

Il caso che si è presentato nell’arcidiocesi di Torino non è il primo e purtroppo non sarà l’ultimo. La posizione della Curia locale risulta come minimo lacunosa e non esente da ipocrisia.

Partiamo da quest’ultimo aspetto. Sappiamo che la Curia di Torino ha dato indicazione di scrivere sugli appositi registri il nome di Battesimo della persona che ha richiesto la Cresima e non invece quello “nuovo” presente nello Stato Civile. L’indicazione seguirebbe una Notificazione della Presidenza della CEI del 21 gennaio 2003, nella quale vengono fornite indicazioni su eventuali variazioni da apportare nel caso di «fedeli che si sono sottoposti a interventi di cambiamento di sesso e hanno ottenuto il relativo riconoscimento agli effetti civili delle avvenute modifiche anatomiche e anagrafiche». Nella Notificazione vengono genericamente richiamate presunte indicazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Congregazione per il Clero, le quali vanno nella direzione di non apportare «alcuna variazione anagrafica sui Libri parrocchiali», perché la condizione canonica del fedele è definita dalla nascita, e non dalle autorità civili.

Tuttavia, la Presidenza della CEI, «a motivo delle eventuali situazioni che si potrebbero presentare in futuro per tali fedeli», ritiene di annotare a margine l’avvenuto «intervento» unicamente per quanto attiene agli effetti civili della mutata condizione del fedele, indicando al riguardo la data e il numero di protocollo della Sentenza del Tribunale Civile competente e/o del documento rilasciato dall’Ufficio dello Stato Civile. Questa annotazione – si precisa – «non potrà essere fatta valere dalla persona interessata per avviare l’istruttoria ai fini di un eventuale futuro matrimonio da celebrare nella forma concordataria». Continue reading

SACRAMENTI NEL MIRINO LGBT “Ti battezzo femmina… e ti cresimo maschio”: Torino svolta sui trans

 

Torino. Donna “diventa” uomo e vuole la Cresima. Il parroco chiede in curia e il responso della Diocesi è favorevole: “Ok a cresimare col nome nuovo, ma nel registro scrivere quello di battesimo e registrare il cambiamento”. La Bussola racconta l’imbarazzo del parroco, la mail della curia che dà il via libera e la nuova tappa nella demolizione del Catechismo: se la natura non conta più nulla, ma solo i “diritti” della persona, allora crolla tutto

“Io ti battezzo femmina… e ti cresimo maschio”. Non è una gag di Checco Zalone, ma potrebbe essere l’ultimo capitolo della saga “E la Chiesa si rinnova…”, per parafrasare una celebre canzone di Gaber.

Chiesa e trans. Nel già ricco carnet di episodi poteva mancare anche quello relativo alla concessione del Sacramento della Cresima? Sembra di no, e a non negarlo con tanto di cambio di nome di colui che prima era una lei e ora si fa chiamare lui, potrebbe essere – come apripista – la diocesi di Torino che ha autorizzato nei giorni scorsi un parroco a celebrare il Sacramento della Confermazione a queste condizioni.

Autorizzato, non vuol dire che il Sacramento verrà certamente celebrato, perché come la Bussola ha potuto verificare direttamente, il parroco, il quale dovrebbe comunque essere delegato dal vescovo, non se la sente di spingere l’acceleratore su un sacrilegio di un rito che dà per scontato il cambio di sesso che la Chiesa ancora condanna, però, come disordine morale. Ma i fatti dicono che dalla diocesi e quindi dal vescovo, arriva un sostanziale e formale via libera a cresimare col nome “nuovo”, contraddicendo così quello del battesimo.

I fatti, così come sono stati verificati personalmente dalla Bussola, sono i seguenti:

Nella parrocchia della Stimmate di San Francesco d’Assisi arriva una richiesta di Cresima. A farla è una donna che dopo un intervento cosiddetto di riassegnazione del sesso ora si fa chiamare come un maschio.

Battezzato donna e cresimato maschio? Possibile? Il parroco don Antonio Borio chiede aiuto alla curia e la curia, con solerzia, risponde così: cresimare col nuovo nome e registrare il nome di battesimo naturale, ma apponendo in calce data e numero di protocollo della sentenza del tribunale civile che certifica l’avvenuta riassegnazione sessuale.

Dopo la risposta, il parroco ne ha parlato con diversi collaboratori parrocchiali e con altri confratelli, per confrontarsi sul da farsi. Un po’ titubante «perché coi Sacramenti non si scherza», un po’ «desideroso a dare una risposta a questo/a fedele». E di bocca in bocca, di commento in commento, alla luce della risposta della curia, la cosa ha travalicato anche i confini del Piemonte. Continue reading

IL TRIBUNALE DI COLONIA CONDANNA A 4 MESI DI CARCERE IL SACERDOTE CATTOLICO CHE HA CRITICATO LA LOBBY GAY In Finlandia un politico cristiano non propenso ai compromessi rischia di essere condannata per aver citato la Bibbia

Ha toccato un argomento a dir poco scottante, don Dariusz Oko, sacerdote polacco e professore dell’Università Cattolica di Cracovia, che ha deciso di affrontare il problema delle lobby omosessuali all’interno della Chiesa.
Lo ha fatto in un articolo pubblicato in tre numeri della rivista Theologisches, nei quali ha affermato «la necessità di resistere alle lobby omosessuali nella Chiesa» e in un libro dal titolo “La mafia della lavanda. Con i papi e i vescovi contro l’omolobby nella Chiesa”. Il professor Oko è stato denunciato da don Wolfgang Rothe, sacerdote che nei suoi scritti definisce invece le correnti gay come “un’immagine viva” della Chiesa.
Un’accusa, quella di don Oko, lanciata sulla base di alcuni precedenti che vedono coinvolto proprio don Rothe. Il sacerdote, infatti, si è “distinto”, il 4 novembre scorso, per aver impartito una benedizione omosessuale in una sauna per gay di Monaco di Baviera. Inoltre, nel 2004, aveva fatto circolare alcune sue foto che, incredibilmente, lo ritraevano mentre baciava sulla bocca alcuni seminaristi. Continue reading

L’ANALISI Abolire il super green pass: ce lo chiede l’Europa

Le norme italiane che hanno introdotto il green pass rafforzato e l’obbligo per gli over 50 contrastano con il regolamento UE n. 2288/2021 in materia di certificazione verde, in quanto incidono sulla libera circolazione delle persone. Ragion per cui qualsiasi giudice, investito della questione, ha il potere-dovere di non applicare queste norme.

La forte tensione sociale creata dall’introduzione, nell’ordinamento costituzionale italiano, della certificazione verde (cartacea o digitale) Covid-19 e dalla sua graduale estensione a quasi tutti gli ambiti della vita sociale da parte del legislatore d’urgenza pone alcune riflessioni non più procrastinabili in merito alla compatibilità della normativa italiana vigente rispetto al regolamento (UE) n. 953/2021.

In via preliminare, è necessario chiarire l’ambito di intervento dell’Unione Europea: favorire la libera circolazione delle persone e coordinare le politiche sanitarie tra i ventisette Stati membri i quali, ai sensi dell’art. 11, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 953/2021, rimangono, comunque, liberi di imporre «restrizioni per motivi di salute pubblica». Questo significa che i singoli ordinamenti statali dispongono della discrezionalità di adottare o meno il c.d. «green pass» e di prevedere per quali strutture, servizi o attività è richiesto, ma non possono spingersi fino al punto di derogare alle finalità indicate nella fonte comunitaria derivata, violando in questo modo l’ambito di competenza dell’Unione Europea quale risulta delineato dal Trattato di Lisbona del 2007. Continue reading

GIORNO DEL RICORDO Foibe, le vittime cattoliche e i criminali impuniti

La Chiesa rimase l’unica istituzione vicina al popolo dopo l’occupazione di Istria e Dalmazia da parte dei partigiani di Tito. Negli anni dell’immediato dopo-guerra, i vescovi Santin, Radossi e Camozzo, si adoperarono come poterono per salvare più italiani che poterono. Centinaia di religiosi e laici vennero trucidati. Nessuno pagò per quei crimini

Nella primavera del 1945, il comunista Josip Broz – nome di battaglia “maresciallo Tito” – allo scopo di estendere il controllo si dirige direttamente verso Fiume, Istria e Dalmazia e insedia là i Comitati popolari di liberazione – che assumono il potere politico-amministrativo e i cui membri sono quasi tutti slavi, con l’eccezione di alcuni italiani “di provata fede comunista”. L’Ozna – la polizia politica partigiana jugoslava – ha la missione di “epurare subito” la popolazione autoctona. Tra il ’44 e la fine degli anni Cinquanta, infatti, chi non si sottomette, e non riesce a scappare, viene eliminato nelle foibe. Quei crepacci naturali, imbuti che sprofondano nelle voragini della terra fino a 200 metri: come un grattacielo che finisce a testa in giù e si sviluppa nel buio della terra.

È la Chiesa Cattolica a diventare, in breve, l’unico riferimento naturale in un clima di terrore ed incertezza dettato dal comunismo. Pagherà per questo un prezzo altissimo, e che di rado è stato raccontato. La manifestazione più significativa si ha il 22 giugno 1946, è la festa del Corpus Domini. A Fiume, Tito dichiara lavorativo il giorno e manda i suoi militari a fare pressioni perché venga rispettata l’ordinanza da tutti. Ma la stragrande maggioranza dei fiumani la ignora e la popolazione si riversa nelle vie centrali e intorno alla Cattedrale per seguire e fiancheggiare la processione che il vescovo Camozzo non aveva voluto annullare. Quel Corpus Domini ebbe tutto il sapore di una testimonianza estrema da parte di una comunità demoralizzata, ma che la Chiesa non abbandonò mai. Continue reading