III Domenica Ordinario B: “ Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino …”

Omelia con i bambini

Una favola per riflettere

La fiaba: Il gigante egoista

Tutti i pomeriggi, quando uscivano dalla scuola, i bambini avevano l’abitudine di andare a giocare nel giardino del Gigante.

Era un giardino spazioso e bello, con morbida erba verde. Qua e là sull’erba si trovavano bei fiori come stelle, e vi erano dodici peschi che a primavera si aprivano in delicate infiorescenze rosa e perla, e in autunno portavano ricchi frutti. Gli uccelli posati sugli alberi cantavano in così dolci suoni che i bambini solevano interrompere i loro giochi per ascoltarli. – Come siamo felici qui! – gridavano l’un l’altro.

Un giorno il Gigante fece ritorno. Era stato a far visita al suo amico orco di Cornovaglia, e si era fermato da lui per sette anni. Una volta trascorsi i sette anni aveva detto tutto quello che aveva da dire, dato che la sua conversazione era limitata, e così decise di rientrare al proprio castello. Quando tornò vide i bambini che giocavano nel giardino.

– Che cosa state facendo qui? – urlò con voce molto tonante e i bambini fuggirono.

– Il giardino mio è il giardino mio, – disse il Gigante; – chiunque può capirlo, e io non permetterò che nessuno ci giochi al di fuori di me –. Così vi costruì intorno un alto muro ed espose un cartello: I TRASGRESSORI SARANNO PERSEGUITI PER LEGGE

Era un Gigante molto egoista.

I poveri bambini ora non avevano dove giocare.

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Vieni, vedi, credi!

II Domenica del tempo ordinario

Sapete cos’è il contropiede? Se andate a vedere nel dizionario la definizione che viene data è: sport. nel calcio, veloce manovra di attacco che segue immediatamente un’azione offensiva condotta dall’avversario, SINONIMO: contrattacco; nel tennis, controtempo || fig. prendere qlcu. in c., alla sprovvista.

Succede così anche nel Vangelo con i due discepoli a cui Giovanni il Battista ha indicato Gesù come: “Agnello di Dio”. In questi due discepoli siamo rappresentati un po’ noi, quando cerchiamo qualcosa o qualcuno, un punto di riferimento, che ci possa spiegare il perché delle cose o come si possa risolvere una situazione ingarbugliata e non sappiamo che pesci prendere.  Sono andati da Giovanni Battista, ma lui ha confessato che non è Colui che deve venire, il Messia atteso e annunciato. Come se in una squadra di calcio si aspettasse un terzino e  arriva una punta pura, non è mica la stessa cosa.

Vi è un desiderio profondo nel cuore dell’ uomo, anche di chi non è credente, di chi è ateo, magari per avere la conferma o la smentita delle proprie sicurezze: sapere dove si possa incontrare Dio, sapere dove abita.

Ma Gesù gioca d’ anticipo con i due che vanno da Lui, perché l’ indicazione di Giovanni ha risvegliato qualcosa nel loro cuore ed ecco la domanda che arriva come un pugno nello stomaco: “ Che cosa cercate”. Una domanda che vale per noi oggi, come allora perché il cuore dell’ uomo è sempre in ricerca della verità, di quella verità che non può essere artefatta perché nasce dall’ amore.

Che cosa cerchi tu uomo del 2015 cosa desidera il tuo cuore inquieto, preoccupato? Guarda bene

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SIGNORE DOVE ABITI? … VENITE E VEDRETE …

Dove abiti Signore? ( Gv 1, 35-42)

Questa è la nostra domanda, questo è il nostro desiderio. In questi momenti di buio dove sei?

Vediamo le luci dei tabernacoli, alle quali ormai ci siamo troppo abituati. Le croci sui muri, tra i gioielli femminili, nei gesti superstiziosi di un calciatore, tutto troppo inflazionato per connetterci con Te.

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Immersi nella nostra vicenda umana, quella quotidiana e quella del mondo, siamo chiamati anche noi … – Festa del Battesimo del Signore

   ( Giovanni)  7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». 9Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». (  MC 1, 7-11 ) 

Abbiamo lasciato  da pochissimo Gesù piccolo, adorato dai magi che tornano, dopo aver offerto i loro doni, per un’altra strada. La strada della fede che anche noi siamo chiamati a percorrere in un continuo riconoscere la presenza dell’ Emmanuele, di “Dio con noi” e nell’ annuncio della sua presenza nel mondo.   Oggi ritroviamo Gesù adulto sulla riva del fiume Giordano, fra la gente che è venuta ad ascoltare il rude Giovanni Battista, che richiama alla conversione al cambiamento di vita e annuncia uno più forte al quale non è degno di sciogliere il legaccio dei sandali che battezzerà in Spirito Santo. E questo più forte, atteso per tanto tempo dal popolo d’ Israele per trent’ anni non ha detto niente, non ha fatto chiasso, non ha suscitato un movimento d’ opinione, non ha organizzato nessuna associazione per una lotta armata contro l’ occupante, invasore romano, passa trent’ anni di cui i Vangeli non riportano nulla.

 La parola battesimo significa immergere. Quella dei trent’ anni passati a Nazareth è stata un immersione piena, totale di Cristo nella nostra esperienza umana, non per modo di dire, senza esclusione di sorta, certo tranne la realtà terribile del peccato che allontana l’ uomo da Dio, da se stesso, dagli altri. Quel Gesù che: “ ha lavorato con mani d’ uomo, ha pensato con mente d’ uomo, ha agito con volontà d’ uomo, ha amato con cuore d’ uomo” ( G.S. 1386 )

 Un commentatore ha scritto: “ Mi piace pensare Gesù mescolato a elementi poco raccomandabili e forse per niente rispettabili, in mezzo ai paria, come un paria. Un povero come tanti altri, uno dei tanti non garantiti, uno senza potere, uno senza pedigree. ( In : Abbiate sale in voi stessi –ed. Effatà)  L’ amore di Dio è per tutti, il regno di Dio è annunciato a tutti e in modo del tutto singolare è annunciato a quelle categorie che non corrispondono ai nostri criteri di  efficienza, di funzionalità umana. Per esemplificare quelle categorie che sono nominate nella parabola degli invitati al banchetto, che sono gli storpi, gli zoppi i ciechi. Gesù nello svolgimento della sua missione continuerà ad immergersi nella nostra umanità incontrando proprio queste categorie, quelle degli esclusi dal club dei sani, dei puri e bravi,  del perbenismo, delle convenzioni sociali, Eppure è guardando Gesù in quella situazione concreta, tra quei poveracci e peccatori, che Dio prova struggente tenerezza e assicura che lui, Gesù è l’ “amato”, il Figlio, Colui che  lo compiace.

Questo non solo ci dice che siamo interessanti per Dio, ma ci fa capire quale sia il suo stile, il suo look: Il Look di Dio è  lo stile Betlemme: quello dell’ umiltà! Quell’ umiltà che colma la distanza che vi è fra il più forte e colui che è meno forte, fra Dio e l’ uomo. Dio non è il Dio  che vuole l’ uomo sottomesso, ma  che vuole l’ uomo figlio.

 

A quanti l’ hanno accolto, ha dato il potere di diventare Figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati … ( Gv 1,12-13 ) ci ricorda l’ evangelista Giovanni.   Ecco allora che il nostro pensiero, come avviene sempre in questa festa non può non andare che al nostro Battesimo, dono di un amore sempre più grande, dopo che l’ amore di Dio ci porta all’ esistenza!

Figli di un Dio che non è lontano, che sta fra le nuvole, ma è il Dio che si fa vicino, che non ha paura di abbassarsi, non un Dio “ che vuole la morte del peccatore e di  chi sbaglia, ma che si converta e viva, che non ha creature di seria A al maschile e creature di serie B al femminile, un Dio che libera e non opprime al punto che l’ uomo può insultarlo, rinnegarlo, deriderlo e non viene incenerito, annientato, ma se torna pentito è perdonato, riaccolto e il cuore di Dio è colmo di gioia.

 Figli di Dio nel Figlio: Gesù. Leggiamo nel vangelo: Tu sei il Figlio mio l’ amato! In Cristo il Padre lo ripete a ciascuno di noi.

Coraggio, quindi, anche io sono questo figlio amato da Dio, ma soprattutto amato gratis! In un mondo in cui tutto si paga, tutto viene mercanteggiato, in cui si” spende denaro per ciò che non è pane, e il nostro guadagno per ciò che non sazia”, come ricorda il profeta Isaia,  vi è qualcuno che ci ama non perché siamo bravi, siamo buoni, siamo capaci, simpatici, attraenti, ma semplicemente perché siamo! Così come siamo, senza nessun’altra specificazione!

Il Padre aggiunge anche: “ In te ho posto il mio compiacimento”.

Il Padre gioisce del Figlio.  È come dire: “ Guarda che io sono orgoglioso di te, sono fiero, sono sicuro che non mi deluderai, ho fiducia in te, sono sempre con te”. Quale figlio non è contento quando il proprio padre gli dice così?   E Gesù nella sua vita farà proprio così, sarà fedele al compito, alla missione che il Padre gli affidato, non si tirerà indietro nemmeno sul di fronte alla Passione e alla Croce preoccupandosi di noi e per noi, perché gli è stata affidata la missione di rivelarci quanto sia  immenso l’ amore di Dio per noi. Si preoccupa talmente di noi che, sapendo come da soli sia difficile per noi camminare sulla strada che ci ha indicato ha voluto rimanere con noi nell’ Eucaristia, pane del cammino, presenza viva reale di Lui stesso al nostro fianco.

Ancora nel Figlio, lo ripete anche a ciascuno di noi, dal giorno del nostro Battesimo.

Allora come  faremo a far gioire Dio anche noi? Perché questo è il suo sogno: il sogno di  Dio, che  anche di noi vuole compiacersi!  

 Anche su di  noi si è posato lo Spirito già nel Battesimo, poi nella Cresima! La risposta potete intuirla!  Ripercorrere la strada che ha percorso Gesù. Con un antefatto, però: quello di accogliere e riaccogliere il nostro Battesimo, che, avvenuto per la stragrande maggioranza di noi quando eravamo infanti, corre davvero il rischio di essere messo nel dimenticatoio, tranne, poi, se va bene, rispolverarlo magari quando siamo prossimi alla partenza, al passaggio definitivo, avendo perso, così un’ occasione  che  avrebbe dato una svolta unica alla nostra vita.

Riprendiamo la consapevolezza della nostra grande dignità: quello di Figli di Dio, amati. E come Gesù immergiamoci in questa umanità che è in cammino. Preoccupiamoci degli altri suoi figli e nostri fratelli. Un umanità smarrita e provata come non mai anche dalla violenza di questi giorni, in cui si uccide in nome di Dio, portando dentro quella che è la grande rivelazione che Gesù ha fatto conoscere: che Dio è amore! Se Dio è amore allora dobbiamo fare agli altri ciò che vorremmo gli altri facessero a noi. Cosa desideriamo di più se non essere amati.  É nell’ amore che nasce la pace, che è possibile rispettarci e convivere.

 Immersi nella nostra  vicenda umana, quella quotidiana e quella del mondo, siamo chiamati anche noi a compiacere a Dio, facendo e accogliendo la sua volontà e annunciando un Dio che ben conosce la nostra situazione e la nostra condizione, e che per questo si fa vicino!

Soli Deo gloria, qydiacdon

 

 

Il Battesimo di Giovanni, Gesù, la missione…

La tua missione comincia: per questo sei venuto, Gesù, per questo ti sei fatto uomo, per questo hai vissuto per tanti anni in un oscuro villaggio senza fama.

 La tua missione comincia e proprio qui al Giordano, dove il Battista grida l’ invito pressante a cambiar vita per  poter accogliere il dono di Dio.

Mescolato alla folla di coloro che si riconoscono peccatori, che attendono qualcosa o qualcuno, che osano fidarsi delle promesse di Dio, tu dai inizio alla predicazione, a quel contatto quotidiano con la gente fatto di gesti e di parole, di compassione e di misericordia, interrotto brutalmente dalla violenza e da un ingiusta condanna.

 La tua missione comincia con la forza dello Spirito, che discende in forma di colomba, con la voce del Padre che rivela la tua identità di Figlio amato, pronto a realizzare il suo progetto di salvezza.

 La tua missione comincia senza riserve e senza privilegi, con il battesimo nel Giordano ed un immersione completa nella nostra storia, nelle nostre malattie, nei nostri drammi.

 R. Laurita in Servizio della Parola 2008, ed. Queriniana

 

Il senso della vita

Libere riflessioni sul prologo di Giovanni, ( Gv 1,1-18)

 Leggendo questo testo, forse, come dice qualche studioso il più prezioso del Nuovo Testamento,  mi viene in mente la testimonianza di questa mamma quando la sua bambina, malata da un mese, nel parcheggio dell’ ospedale le chiese:

“ Mamma i bambini muoiono?”, prosegue dicendo: “Hanna non mi stava chiedendo se i bambini muoiono, mi stava chiedendo se ero disponibile ad ammettere che lei sarebbe potuta morire. Si domandava se lei era l unica a sapere o se anche io ero disposta a sapere.” Non posso fare a meno di ripensare con il cuore e con la mente il dramma e l’ angoscia di quella mamma in quella situazione … Forse in quel momento avrà pensato: “ Che senso ha la vita?” Questa domanda di fronte alle prove, alle lacerazioni che tanti di noi provano nella loro esistenza, alle grandi tragedie della storia umana, forse ci siamo posti anche noi.  Continue reading

Il nostro regalo … assieme a quello dei magi

C’è una figura che in genere manca in ogni presepio: è la nostra. È ciascuno di noi che si avvicina in un’ atmosfera che appare irreale, fra la riverenza e il sogno, fra perplessità e scetticismo a quel bambino che sfida il mondo e la storia.

Quel bambino che nel silenzio, interrotto da un vagito grida al creato e all’ uomo: “Dio è qui.” Come ogni personaggio, come i Magi, sapienti, sognatori e romantici, che si lasciano guidare da una stella vorremmo avere anche noi qualcosa di assolutamente prezioso, magari di originale da offrire.

L’ oro di un elemosina, piccola o grande per i poveri o la Chiesa con la quale speriamo di redimerci un po’?

L’ incenso della preghiera che chiede una speranza e un futuro di pace?

La mirra di una fede imbalsamata, che si fonda più sull’ abitudine che su un cuore palpitante d’amore per il Signore?

Ecco siamo arrivati! Siamo davanti a te e ci scopriamo poveri fra i più poveri, le nostre mani sono vuote, non abbiamo niente perché tutto quello che potremmo offrirti ci è stato donato da Te per primo e gratis.

L’ unico dono che possiamo offrirti è il nostro cuore, il nostro amore e la consapevolezza che tu ci hai già salvato!

Grazie Signore!

 

Liberamente riadattato da dqy;  cfr.Abbiate sale in voi stessi; il nostro regalo ed Effatà.(S.Messina e P. Raimondo)

Meditazione nella Solennità di Maria SS. Madre di Dio – 1 Gennaio 2015, giornata mondiale della pace.

Questa mattina, quando mi sono svegliato, presto, perché andando avanti con l’ età si dorme di meno, la prima cosa che ho fatto è stata quella di ringraziare il Signore per questo tempo nuovo che mi si apre davanti, per questa nuova opportunità che mi offre il Signore. Un piccolo segmento della grande storia umana, della mia storia personale, non meno importante, che mi viene dato in dono gratuitamente. Un dono che nessuna tecnologia umana, nessun ritrovato scientifico riesce a produrre, ma che Dio consegna nelle miei mani.

Un nuovo anno che  mettiamo nelle mani di Maria, che oggi veneriamo come Madre di Dio, Madre della Chiesa, Madre nostra, mia Madre. E cosa fa’ una madre quando le chiedono di mostrare ciò che ha di prezioso? Mostra il figlio,( o i figli). Così anche Maria con noi. Maria è indissolubilmente unità a Gesù. A Lei e al Figlio consegniamo questo nuovo tempo, che si apre davanti a noi con i nostri progetti, le nostre attese, le nostre speranze. Un tempo importante, da valorizzare, da non lasciare che trascorra come i granelli di sabbia dentro alla clessidra. Questo tempo che passa e  sembra dissolvere tutto, triturare e portare ogni cosa all’ annientamento. Per noi però non è così!

Cosa dà senso al tempo?   Continue reading

Festa della santa famiglia di Nazareth – meditazione

Festa “pericolosa” quella di oggi! Già perché sembra che di questi tempi parlare della famiglia  richieda una prudenza simile a quella di un medico che debba andare ad operare in prossimità di un nervo scoperto. Proporre poi il modello della famiglia formata di un uomo, una donna e un figlio è pericolosissimo. Può succedere, come è successo in Francia,  che se metti una maglietta con l’ immagine di quella che viene chiamata famiglia tradizionale tu venga trattenuto in commissariato per accertamenti per diverse ore.

Guardando alla famiglia di Nazareth mi vengono in mente le parole dell’ evangelista Luca: “Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’ alloggio”

 Non solo il mondo fa fatica ad accettare Gesù, il Vangelo, ma non accetta più la famiglia come è stata voluta e pensata nel progetto del Creatore. Il mistero del Natale, dell’ incarnazione del Verbo ci dice, al contrario, come , almeno noi cristiani, dobbiamo riflettere, meditare e riappropriarci di questa realtà e gridarlo al mondo, sicuri che verremo, se va bene, come minimo sbeffeggiati, se non peggio.

Un papa, in tempi non sospetti, ha detto:   Continue reading