“MARIA, DA PARTE SUA, CUSTODIVA TUTTE QUESTE COSE, MEDITANDOLE NEL SUO CUORE” Lc 2,1-9; meditazione nell’ Ottava del Natale.

Siamo nell’ ottava del Natale. Otto giorni in cui, come un unico giorno contempliamo, meditiamo, ci lasciamo inondare dalla luce del Signore venuto in mezzo fra noi. In questo tempo lasciamo parlare il cuore. Sì, perché, mie cari, il cuore non solo batte, ma ci parla, se noi       

 lo sappiamo ascoltare e non è affetto da sclerocardia. Con il linguaggio del cuore possiamo metterci in ascolto del Natale che ci parla.

Può succedere così che il cuore si riempia di nostalgia. Nostalgia per una condizione di vita che abbiamo perso …, per qualcuno al quale vogliamo bene, ma con cui abbiamo interrotto i rapporti  perché … Il perché non lo ricordiamo più e ci rammarichiamo di non aver fatto tutto quello che potevamo per riallacciare.

 Questa nostalgia si mescola con un attesa. L’ attesa di un “meglio”, di un’ armonia di pace, di voglia di fraternità che  va ben oltre un vago sentimento del voler bene. Vi è voglia di riconciliarsi, di essere più tolleranti, di chiedere anche scusa e di ringraziare. Del resto non dovrebbero esprimere questo i regali che ci  siamo scambiati ? Vi è voglia di uscire, di essere salvati per un nuovo che non riusciamo a darci  e a costruire con le nostre forze.

È ancora il Natale che parla in noi, ma per accorgersene più che le parole, occorre la Parola, occorre il silenzio. Le nostre parole sono, spessissimo, fonte di fraintendimenti! E noi non sentiamo più “parlare” il Natale in noi perché abbiamo ucciso il silenzio. Anche la notte, regina del silenzio è stata profanata.

 Se ascoltiamo il silenzio, quel silenzio che siamo chiamati a fare in noi stessi, sentiamo parlare di un grande mistero, che è anche un grande avvenimento, che, tenuto nascosto nei secoli, si manifesta a noi ora! Come accade sempre quando la grandezza di Dio si rende visibile, l’ uomo e la creazione stupiscono e ammutoliscono, così  il silenzio ci parla  della  grazia e dell’ amore misericordioso di Dio, che mendicano un alloggio, respinti ai margini,   dice del Verbo che viene fra noi assumendo la carne, il volto e il vagito di un bimbo.

 Dio viene in mezzo a noi, si fa uomo di notte! Nella notte del cuore dell’ uomo, inquieto, anche se desideroso di pace. Nella notte della schiavitù agli idoli che noi stessi ci costruiamo; nella notte del caos, del peccato che ci smarrisce, ci esilia lontano da Dio, questa notte viene illuminata. Non è la luce  artificiale che  addobba strade e palazzi, ma è una luce eterna, che viene prima del tempo, da prima che ogni cosa fosse portata all’ esistenza, da quel principio di cui parla l’ evangelista Giovanni nel suo prologo.

 Quella luce che ho desiderato, quel Dio che ho tante volte invocato, voluto vedere è ora accessibile e mi dice che io sono importante per Lui, talmente importante che non esita a farsi piccino. Mi sussurra che la mia umanità è importante al punto di farla propria in tutto, tranne che nel peccato.

 Quale messaggio di speranza per tutta l’ umanità, e non sono solo i poveri, penso anche a tanti giovani e ragazzi che non hanno stima di sé, a tutti coloro che si sentono inutili e incapaci …Dio si è fatto uomo per noi, per voi, per tutti  perché ai suoi occhi nessuno è nessuno. Dio ha preso la tua, la mia, la nostra umanità per farne un capolavoro. Proprio questa umanità che piange, ride, lotta, soffre, spera, che desidera pace, giustizia fraternità, accoglienza ed è proprio qui che il Signore vuole nascere.

 Che Gesù nasca nei nostri cuori non solo a Natale, ma ogni giorno e con Lui la speranza, la forza e la gioia di sentirsi amati.

 Soli Deo Gloria, qydiacdon  

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