Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Parola del Signore
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Oggi celebriamo la festa del Battesimo del Signore, certo questa festa inevitabilmente richiama alla nostra mente una realtà vissuta quando noi eravamo, tranne in alcune eccezioni, piccoli bambini.
Ora anche noi siamo cresciuti e chiamati a vivere questa realtà in cui sono diventato figlio di Dio e sono entrato a fare parte della Chiesa.
“Il battesimo che oggi Gesù riceve, sebbene avvenga almeno trent’anni dopo la sua nascita a Betlemme e la successiva visita di pastori e magi, ha un legame strettissimo con il Natale e l’Epifania. Se nel fascino del Natale Dio si rivela nell’umiltà di un Bambino che converte tante persone, fra queste persone impure e rozze come i pastori, peccatori convenuti accanto a loro quali tanti altri nel circondario e finalmente anche dottissimi miscredenti come i magi che apprendono in lui la rivelazione della verità e della salvezza, adesso a Betania, al di là del Giordano dove Giovanni sta battezzando, lo stesso Dio Onnipotente si manifesta nell’umiltà di un Uomo ormai adulto, formato e con una forte ossatura in grado di far fronte alle contrarietà della vita, anch’egli vicino ai rozzi, ai peccatori e ai refrattari della Parola di Dio e anch’egli proclive a manifestare ad essi la stessa verità e la stessa salvezza. Anche il battesimo di Gesù è un’Epifania, perché manifesta ancora una volta l’umiltà e allo stesso tempo la misericordia di Dio che, incarnatosi, vuole raccogliere tutti quanti in unità e concordia.”
Umiltà, unità, concordia, parole semplici da pronunciare, quanto al praticarle.
UMILTA’. Questa parola deriva da è derivato dalla parola latina “humilis”, che è tradotta non solo come umile ma anche alternativamente come “basso”, o “dalla terra”. In un contesto come quello odierno in cui se non si primeggia non si è nessuno è una virtù che non è facile praticare. Non è facile chinarsi a lavarsi i piedi gli uni gli altri. Dio, in Gesù, si è abbassato fino a farsi uomo con noi, per noi la nostra carne mortale, e fino alla Croce.
UNITA’ , cioè essere uno. Coerenza, concordia, solidarietà, convergenza, coesione nel pensare, nell’agire: unità d’intenti, di propositi. Noi viviamo in un mondo frammentato. Quanto avviene di questi tempi, per quanto di difficile interpretazione, porta a una possibile anche se strana conclusione. Siamo avviati verso un mondo crescentemente globalizzato eppure allo stesso tempo crescentemente frammentato. Una crescente globalizzazione in un mondo più frammentato può sembrare un ossimoro , cioè accostamento di termini in contrasto fra loro, proprio come globalizzazione e frammentazione.
CONCORDIA significa “armonia”, “unione”, “pace”; etimologicamente, concordia deriva da cum (“con”) e cor, cordis (“cuore”), ad indicare proprio l’unione simbolica dei cuori.
Umiltà, unità, concordia, che molto spesso non sono così presenti o praticate anche all’ interno delle comunità ecclesiali, delle nostre parrocchie dove si può incontrare rivalità, divisioni e altro che l’unione simbolica dei cuori. significa “armonia”, “unione”, “pace”; etimologicamente, concordia deriva da cum (“con”) e cor, cordis (“cuore”), ad indicare proprio l’unione simbolica dei cuori. Il battesimo di Gesù è un’Epifania, perché manifesta ancora una volta l’umiltà e allo stesso tempo la misericordia di Dio che, incarnatosi, vuole raccogliere tutti quanti in unità e concordia. “Gesù manifesta la vera umiltà, quella estrema che si avvale di specifici atti di umiliazione per essere autentica. E in questo egli si rende solidale con i peccatori, poiché vuole sentirsi uno di loro, condividerne le angosce e i dolori che scaturiscono dal pentimento dei peccati e viverne appieno l’amarezza e il dolore. “Egli che non ha conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore perché in lui potessimo diventare giustizia di Dio” affermerà poi Paolo (2Cor 5, 21). Lo scopo di tanta umiltà e sottomissione è infatti quello di accompagnare tutti nel percorso dal peccato alla salvezza, dalla cattiveria alla giustizia, dal male alla carità piena nel miglior modo possibile, cioè adoperando strumenti e connotati del tutto umani.”
Preghiamo perché ciascuno di noi vivendo il proprio Battesimo cresca in umiltà, unità e concordia.
Deo gratias, qydiacdon