XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) : Grano e Zizzania

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

Parola del Signore.
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Meditazione
Il Vangelo oggi paragona il mondo a un grande campo dove insieme al grano cresce anche un’erbaccia: la zizzania. Il grano, secondo quanto ci dice Gesù rappresenta le persone buone, quelle che cercano di vivere il Vangelo; la zizzania non fa altro che togliere il nutrimento al grano, senza dare nessun frutto: rappresenta le persone cattiva.

In Palestina gli agricoltori avevano uno strano modo di vendicarsi, Quello che voleva vendicarsi aspettava che il suo nemico seminasse nel proprio campo il grano, poi, di notte buttava i semi della zizzania. Quando il terreno era pieno di Zizzania il grano cresceva male e dava poco frutto.

La zizzania è simbolo del peccato che si annida nel cuore degli uomini, e quanta ne viene seminata nel grande campo del mondo ma dove viene? La risposta la dà Gesù stesso: il maligno, il diavolo cerca di seminare il peccato tra gli uomini e il male si diffonde. Egli si serve delle persone cattive. Cosa fare, quindi, con la zizzania? I servi vogliono estirparla, ma il padrone dice no! Solo al momento della mietitura si potranno dividere grano e zizzania.
Uomini cattivi e uomini buoni convivono assieme, mischiati tra loro come le radici del grano e della zizzania. Bruciando con il fuoco i cattivi, verrebbero uccisi anche i buoni.

Puoi l’uomo cattivo, ma anche quello buono, può convertirsi e migliore, e Dio è paziente. Durante questa Messa preghiamo Gesù che ci aiuti, ci guidi negli sforzi che facciamo per migliorarci affinchè diventiamo sempre più simili al campo del grano buono.

Deo gratias, qydiacdon

Kairos: Il grano e la zizzania, ovvero la pazienza di Dio

 

XV Domenica Anno A: Il seminatore

 

DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Mt 13,3)
FORMA BREVE Mt 13,1-9

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

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La parabola di oggi è conosciutissima. E’ ovvio che il seminatore è Gesù. Insegna in parabole per far capire la verità religiosa. Avrebbe potuto semplicemente dire che alcuni uomini accolgono la Parola di Dio in vari modi, alcuni la rifiutano, altri li accolgono con amore per sempre ed è questa la verità che emerge fra le righe della parabola.
Il seminatore della Parabola è però uno sprecone. Semina dappertutto, avrebbe potuto scegliere solo il terreno buono, ma non bada solo a quello, vuole che in ogni terreno il seme possa germogliare perché la vita si possa realizzare nella sua pienezza, nella sua bellezza, lasciando poi all’ uomo la responsabilità di essere uno dei terreni della parabola, in quella libertà che Dio non viola mai.

Spesso noi di fronte alla Parola del Signore ci comportiamo come quegli ateniesi che nel foro di Atene di fronte a Demostene che parlava dell’amore per la patria e vi era chi si era appisolato, altri sbadigliavano, altri parlavano fra di loro.
A proposito dei terreni Gesù parla di noi, ma anche della nostra vita. Su quale terreno si innesta la nostra vita e in particolare la nostra vita di fede nel Signore.

Come essere terreno buono?
“4Vverbi fondamentali: ascoltare, comprendere, non mollare, lasciarsi stupire. Ascoltare è iniziare ad aprire la porta. Primo, ma necessario passo. Ascoltare è incontrare, aprirsi, lasciarsi raggiungere. Non comprendere ci rende duri, impenetrabili come la strada, come la terra battuta. Comprendere invece ci spinge oltre. C’è una cosa però su cui vigilare: non dobbiamo mollare. Perché difficoltà e paure, delusioni e scoraggiamento sono sempre dietro l’angolo, ma mollare è farsi bruciare, paralizzare dalle difficoltà. E invece noi davanti abbiamo una promessa di vita straordinaria. Lasciamoci allora stupire da Dio, dai suoi sprechi. Il suo Spirito sa sempre come riconsegnarci alla vita, come partorirci sempre di nuovo.”

Deo gratias, qydiacdon

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A), imparate da me che sono mite ed umile di cuore …

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Parola del Signore
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Proviamo a chiederci, e pensiamo alla risposta, perché Gesù è venuto? Certo per salvarci, ma vi è anche qualcosa di ulteriore, per indicarci come vivere e una via da seguire. Un ragazzino alla vigilia della sua prima comunione alla domanda a chi vorresti assomigliare rispose: “ Vorrei seguire l’ esempio di Gesù”.

Oggi nel Vangelo Gesù ci dice: “ Imparate da me che sono mite e umile di cuore”.
“ Quando il Signore, nel sermone del monte, proclama “beati” i mansueti, non intende parlare di persone deboli né di quelli che vivono in una sottomissione servile.
Un figlio di Dio “mansueto” può sopportare malvagità e durezza, senza vendicarsi, perché sa di essere sostenuto da Dio che gli dà la forza per mantenere questo atteggiamento di vero discepolo di Gesù.
Il Signore Gesù era “mansueto”. Solo seguendolo possiamo imparare ad avere un animo mite. Quando ci troviamo in uno stato d’irritazione per colpa degli altri, dobbiamo gridare a lui: “Signore, dammi di manifestare ora i tuoi sentimenti”. ( Gesù ti ama)

La mitezza è la caratteristica di una persona che ha carattere dolce e umano, disposto alla pazienza e all’indulgenza.

Oggi nel nostro tempo che per certi aspetti è così violento la mitezza può essere scambiata con debolezza, in realtà è una vera e propria forza dirompente che può lasciare senza parole i nostri interlocutori o adirarli.

A proposito della mitezza del cuore voglio narrarvi un episodio che racconta la famosa scrittrice Pearl Buck.
Era un giorno d’inverno e stava nevicando. Un ragazzo di nome Gianni stava osservando i passanti. Ad un certo momento, da due direzioni opposte, arrivarono due ragazzi in bicicletta. Lavoravano in un ristorante e portavano delle ceste pieni di alimenti. Improvvisamente si urtarono e tutti e due caddero dalle biciclette e il contenuto delle ceste si sparse per l strada. Gianni si aspettava che i due ragazzi si mettessero a litigare, magari anche si picchiassero, ma tutti e due dissero:” Scusa è stata colpa mia” e poi si inginocchiarono per raccogliere quello che era caduto. Gianni restò colpito dalla loro calma e gentilezza.

Imparate da me che sono mite e umile di cuore. (Vangelo)

Oggi, durante la Messa, specialmente quando riceveremo la S. Comunione preghiamo: Gesù mite e umile di cuore, fa’ che il mio cuore sia simile al tuo!

Deo gratias, qydiacdon

 

Lectio XIV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - Piccolo Gregge  dell'Immacolata

XIII domenica Ordinario A: chi ama …

XII Domenica tempo ordinario: Chi ama …

XII Domenica tempo ordinario: Chi ama …

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Parola del Signore
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La domanda che ci dobbiamo porre di fronte a questo è :” Chi amiamo prima di tutti?”
Allora vi racconto un episodio in cui, e non è abbastanza consueto, che un fanciullo debba fare una scelta fra l’amore per Dio e l’ amore dei genitori, a chi dare la precedenza?
Vi era in un villaggio un contadino poco credente e quando giunse la Domenica disse al figlio di andare a lavorare nei campi. Il fanciullo gli disse con calma, ma papà oggi è Domenica, c’è il terzo comandamento del Signore che ordina di celebrare questo giorni con la preghiera e con il riposo.
Il Padre ribadì: “I comandamenti sono per i bambini piccoli e tu ormai sei grande.
Ecco la risposta che venne in mente al ragazzo . Se non devo osservare i comandamenti, allora non debbo osservare nemmeno il quarto, quello che ordina di obbedire ai genitori. Il padre chiuse la bocca e non disse più al figlio di andare a lavorare nei campi. Continue reading

XII Domenica tempo ordinario A 2023

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Parola del Signore
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Se dovessi dare un titolo alla mia meditazione di oggi, prendendo spunto dalla prima lettura e dal Vangelo, metterei: persecuzione e non avere paura. La persecuzione a cui è sottoposto il profeta Geremia, nello stesso tempo Gesù nel Vangelo ci chiede di non avere paura. Oggi non è facile essere testimoni del Vangelo ed è facile essere additati come creduloni, bigotti, o, peggio ancora, come poveretti che credono ancora in quello che dicono i preti.

Di fronte a questo Gesù ci chiede di non avere paura.

Ma quali paure?

Una è quella delle tante troppe volte incoerenze anche all’ interno della stessa Chiesa e temiamo questo giudizio, dimenticando che la Chiesa è costituita da persone, che sono quello che sono e che Dio solo vede dove là nessun’altro può vedere, sapendo in modo autentico quello che siamo. Continue reading

XI Domenica tempo Ordinario : apostoli

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Parola del Signore
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Il Vangelo di oggi ci ricorda la chiamata dei dodici ad essere apostoli. Gesù predicava, ma non vi erano i mezzi di comunicazione sociale come vi sono adesso. Tanti non lo potevano udire in modo personale. Ecco, quindi, che Gesù, sentendo compassione per quelle persone e per far sì che fosse soddisfatto il loro desiderio di conoscenza sceglie dodici apostoli, dodici potremmo dire aiutanti che diventassero suoi messaggeri, della sua Parola di salvezza. Per tre anni gli apostoli condivisero con Gesù, ascoltarono i suoi insegnamenti, ma in modo particolare videro il suo atteggiamento di bontà e di accoglienza verso gli uomini, anche assieme alle sue denunce di poca coerenza verso scribi e farisei e verso le ingiustizie.

Ma non solo i dodici. Ciascuno di noi dal giorno del nostro Battesimo ha ricevuto la consegna di essere apostolo, che significa inviato, ad annunciare l’amore di Gesù nel mondo. Oggi i successori degli apostoli sono i vescovi. Continue reading

Corpus Domini 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Parola del Signore

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Se la solennità del Corpus Domini ci rimanda direttamente all’ Eucaristia, e la presenza reale del Signore Gesù in questo Sacramento che è il cuore della vita cristiana, ecco per cui si viene a Messa e in particolare nel giorno del Signore: la Domenica, che è il primo giorno della settimana, altro ché della fine settimana. Ci ricorda anche qualcosa di ulteriore.
Quando noi riceviamo la S. Comunione il ministro dice corpo di Cristo. Dio si mostra a noi in Gesù che è veramente uomo, come è veramente Dio, fatto di corpo, di quella vita che anche noi viviamo così che Dio stesso arriva a noi.
Un commentatore ha scritto e io condivido “ Carne e sangue, che nella mentalità biblica non è solo il corpo fisico ma tutta la concretezza della vita fatta di scelte, passioni, decisioni, dolore, contatto fisico e anche morte vera. Questo è Dio per noi: l’uomo Gesù. Nella via dell’umanità, fatta di carne e sangue di ogni uomo, noi possiamo arrivare a Dio, anzi è Dio stesso che arriva a noi. Questa è la novità più profonda del Vangelo che scandalizzava a quel tempo così come anche oggi risulta difficile da accettare fino in fondo.
Credere in un Dio che sta distaccato in un olimpo divino fuori dal mondo, che detta regole da seguire più o meno comprensibili e che ci aspetta alla fine per un castigo o premio, è forse più facile da credere e accettare. Un Dio senza carne e sangue è “più Dio” secondo la logica umana. Infatti noi sperimentiamo quanto siamo fragili e limitati, e quanto la nostra concretezza fisica e sociale abbia davvero poco di divino. Un vero Dio non ha nulla a che fare con noi se non una distaccata presenza e sostegno, ma con la massima attenzione di non mescolarsi con la bassezza umana.
Ma il Vangelo ci racconta un’altra visione di Dio, ed è proprio per questo che è Vangelo, cioè “buona notizia”: L’uomo Gesù è Dio, quindi Dio è l’uomo Gesù, con la sua carne e il suo sangue. E in questa carnalità umana segnata da tutte le fragilità posso incontrare Dio.”

Noi con la Santa Comunione , Corpo e sangue di cristo, veniamo in contatto fisico con Gesù, con Dio, con la sua luce, con la sua grazia, con il suo amore per noi, questa è l’Eucaristia che noi celebriamo e che porta Dio vicino a noi, come cibo, sostegno del nostro essere viandanti verso il cielo, cioè verso Dio, ma per questo abbiamo bisogno di Gesù che ancora si offre a noi nelle specie eucaristiche, come si è offerto a noi sulla croce.

La nostra preghiera in questa Eucaristia sia : ”Signore aumenta la nostra fede nella tua presenza reale nel pane e nel vino eucaristico, sostieni il nostro cammino incontro a te che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen

Deo gratias, qydiacdon

 

Domenica della SS Trinità … un mistero …

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

Parola del Signore
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Festa, anzi solennità della SS. Trinità. Un po’ difficile spiegare la Trinità. Un solo Dio in tre persone. Come fare a spiegare? Spiegamenti a livello razionale non ve ne sono. Mi faccio aiutare da S. Patrizio, patrono, protettore dell’Irlanda questa verde terra.
Nato nel 385 in una località inglese, nella sua giovinezza Patrizio non era proprio un cristiano modello, anche se suo padre lo era. Viveva bene comodamente, i genitori non avevano problemi economici, però a sedici anni fu catturato da pirati irlandesi e venduto a un pagano che lo mise a pascolare le pecore. Dopo sei anni ebbe un sogno nel quale gli fu ordinato di fuggire e che gli indicò la nave che poteva portarlo via.
Quando si svegliò andò nel posto che gli era stato indicato, andò in Francia che a quell’epoca era già cristiana poi tornò in Irlanda, che non era ancora cristiana e annunciò il Vangelo. Spiegare il mistero della Trinità agli irlandesi non era semplice. Continue reading

Meditazione mariana Festa della Visitazione di Maria

Oggi si parla spesso degli ultimi, identificandolo con i poveri, con le categorie meno abbienti, ed è vero, ma io credo, che vi sia una categoria speciale di ultimi. Sono quelli che si fanno ultimi per il Vangelo. Esattamente come ha fatto Maria che nell’ annunciazione si fa piccola, ultima di fronte al disegno di Dio, che è infinitesimale più grande di Lei: Ecco sono la serva del Signore, dice. Vorrei che ci soffermassimo, però sull’ immagine di Maria, che in quei giorni, si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda dalla cugina Elisabetta.

In questa dinamica di Maria che va, e porta Gesù, vi è quella dinamica che dovrebbe essere nostra, di ogni battezzato, di tutta, la Chiesa. Ciascuno di noi oltre a che portare Gesù nella propria vita lo dovrebbe portare agli altri, esattamente come ha fatto Maria per generare gioia, stupore e meraviglia: “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?”

Ma io non posso portare chi non ho. La Madonna ha accolto la proposta sconvolgente di Dio e ha generato in lei l’autore della vita, ma proprio per questo lo ha potuto portare alla cugina Elisabetta e continua a portarlo e ad indicarlo a tutti noi. Ricordate le nozze di Cana:” Fate quello che vi dirà”.
Allora accogliamo Gesù in noi, ma per questo non basta un sì generico, ma un sì costante quotidiano che dura tutta la vita, come quello di una madre nei confronti dei propri figli. Le mamme, quando sono tali, nella loro maternità non si stancano mai di dire il proprio sì. Continue reading

Pentecoste Spirito di Dio scendi su di noi

Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

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Parola del Signore

Noi tutti abbiamo ricevuto lo Spirito Santo nel giorno del nostro battesimo, nella Cresima, lo Spirito Santo è sempre presente nella Messa e nelle celebrazioni della Chiesa, ma noi ce ne scordiamo spesso.
Mi piacerebbe chiedervi, ma rispondete in voi stessi, quanti pregano lo Spirito Santo durante il giorno, o al mattino perché li guidi nella loro giornata. Ma non dimentichiamo se noi siamo docili alla sua azione è Lui che guida la Chiesa ed anche la nostra vita.
Vi vorrei fare riflettere su due piccoli episodi:
Pio X ricevette un giorno in udienza privata un padre con due figli, uno dei due era stato promosso, l’altro rimandato in matematica. Il Papa chiese ai due ragazzini come erano andati. Quello che era stato promosso non ebbe problemi, l’altro non ebbe il coraggio di dire la verità. E il Papa:
“Perché non dici la verità, non sei stato rimandato in matematica”, ma il Papa trattò quel ragazzo con bontà perché sapeva che aveva paura di essere umiliato in pubblico.

Ma noi, adulti abbiamo il coraggio di annunciare la fede, che lo Spirito Santo ci suggerisce o abbiamo paura di farlo in un mondo che è sempre più ostile e in cui proliferano anche chiese sataniste, riconosciute anche dagli stati?

L’ altro episodio parla dei ragazzini che andavano nel bosco a cercare nidi degli uccelli rubando uova e uccellini, prendendo in giro un compagno, Edoardo, perché non era mai riuscito a trovare un nido, ma un giorno scorge un nido di merli. La femmina lo vede e scappa. Dall’ albero vicino sulla quale si era rifugiata sembra lo implori. “Che fare?” Guardando la mamma sussurra: “torna non ti ho preso niente”.

I compagni lo prenderanno in giro, ma il cuore la coscienza di Edoardo gli dicono di non preoccuparsi.

Guidati dallo Spirito del Signore avremo anche noi lo stesso cuore, di saper sopportare per il bene senza rattristare lo Spirito Santo che è in noi?

Chiediamo in questa Eucaristia di esserne capaci e che lo Spirito soffi abbondante nelle nostre vite per abbandonarci alla sua azione.

Deo gratias, qydiacdon

 

Lo Spirito Santo rimane sempre con noi. Solennità di Pentecoste