XV Domenica Anno A: Il seminatore

 

DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Mt 13,3)
FORMA BREVE Mt 13,1-9

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

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La parabola di oggi è conosciutissima. E’ ovvio che il seminatore è Gesù. Insegna in parabole per far capire la verità religiosa. Avrebbe potuto semplicemente dire che alcuni uomini accolgono la Parola di Dio in vari modi, alcuni la rifiutano, altri li accolgono con amore per sempre ed è questa la verità che emerge fra le righe della parabola.
Il seminatore della Parabola è però uno sprecone. Semina dappertutto, avrebbe potuto scegliere solo il terreno buono, ma non bada solo a quello, vuole che in ogni terreno il seme possa germogliare perché la vita si possa realizzare nella sua pienezza, nella sua bellezza, lasciando poi all’ uomo la responsabilità di essere uno dei terreni della parabola, in quella libertà che Dio non viola mai.

Spesso noi di fronte alla Parola del Signore ci comportiamo come quegli ateniesi che nel foro di Atene di fronte a Demostene che parlava dell’amore per la patria e vi era chi si era appisolato, altri sbadigliavano, altri parlavano fra di loro.
A proposito dei terreni Gesù parla di noi, ma anche della nostra vita. Su quale terreno si innesta la nostra vita e in particolare la nostra vita di fede nel Signore.

Come essere terreno buono?
“4Vverbi fondamentali: ascoltare, comprendere, non mollare, lasciarsi stupire. Ascoltare è iniziare ad aprire la porta. Primo, ma necessario passo. Ascoltare è incontrare, aprirsi, lasciarsi raggiungere. Non comprendere ci rende duri, impenetrabili come la strada, come la terra battuta. Comprendere invece ci spinge oltre. C’è una cosa però su cui vigilare: non dobbiamo mollare. Perché difficoltà e paure, delusioni e scoraggiamento sono sempre dietro l’angolo, ma mollare è farsi bruciare, paralizzare dalle difficoltà. E invece noi davanti abbiamo una promessa di vita straordinaria. Lasciamoci allora stupire da Dio, dai suoi sprechi. Il suo Spirito sa sempre come riconsegnarci alla vita, come partorirci sempre di nuovo.”

Deo gratias, qydiacdon

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