XXIV Domenica ordinario B: Voi chi dite che io sia?

 

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
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Nella storia dell’umanità vi è un grande punto di domanda, che coinvolge tutti credenti, non credenti atei, agnostici e che ha spaccato la storia.
Questo punto di domanda non riguarda un grande personaggio storico, come quelli che si studiano. Cesare, Alessandro Magno, Carlo Magno, e potremmo continuare anche con personaggi più vicini a noi del secolo scorso che hanno arrecato tante sofferenze all’ umanità in nome di ideologie come il Nazional socialismo, Comunismo, e anche il Fascismo.
Neppure grandi leader religiosi come Maometto, o fondatori di filosofie orientali: Budda, Confucio, Lao Tse.

Questo punto di domanda è una persona si chiama Gesù un umile falegname di Nazareth che ha la pretesa assurda di essere il Figlio di Dio, Dio venuto in mezzo all’ umanità. Ecco allora la domanda che ci poniamo e che è suggerita proprio dal Vangelo di oggi. Quella domanda che Gesù stesso pone ai suoi discepoli, che ancora non riescono a trovare una risposta univoca.

“Chi dice la gente che io sia?”

La gente, cioè noi, una domanda sempre attuale e la cui risposta è lasciata a quel grande mistero insondabile della libertà che viene lasciato all’uomo, che può rispondere assolutamente come vuole: negando, ignorando, ma anche ignorare è già rispondere, o magari accettando la sfida della fede.

Domanda sempre attuale a cui nessuno può sfuggire. Tutto dipende dove si va a ricercare la risposta. Se la nostra risposta si attesta su quella che è una cultura mondana la risposta appare scontata: Gesù Cristo un buon maestro che propone valori alti, difficili da perseguire e una cultura di un amore che, e questo è il più difficile, si apre al trascendente per poi effondersi, come rugiada al prossimo.
Ma cosa vuol dire trascendente?
Significa “ciò che è al di là di un limite, soprattutto al di là delle facoltà conoscitive dell’uomo”.

Qui il discorso si amplia perché vi è uno spazio nuovo che per noi cristiani è quello della fede in Gesù. Vi è poi da considerare anche la testimonianza data dai suoi, che capiscono e non capiscono e devono fare anche loro un cammino e un percorso per aprirsi fino in fondo a questo nuovo spazio di credenti.

Proviamo però a rivolgere i termini, passiamo dalla gente a: per me.
Qui la risposta la può dare solo ciascuno di noi e qualunque essa sia, nel rispetto e nella libertà di tutti, in questo mondo così complesso che guarda più all’ apparenza che alla concretezza deve essere rispettata se non si rivolge contro la persona che dà una diversa risposta.

Carissimi cercatori di verità, di giustizia e di libertà, cari cristiani guardate dentro di voi e date la vostra risposta con amore e sincerità considerando quello che è il messaggio evangelico, che a volte è anche duro e non è roba per sdolcinati, ma per coraggiosi.

A chi non ha il dono della fede dico guardate quello che viene proposto e umanizzatelo in modo semplice e libero.

Qydiacdon, Deo gratias

 

 

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