Regole si o no? (Incontro con i genitori di elementare! (25-11-2018)

Iniziamo leggendo alcuni testi della Scrittura:

Genesi 3

1Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?». 2Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare,3ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete»». 4Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto!5Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male».

Esodo 20

Impegno e condizione dell’alleanza: la legge

1 Dio pronunciò tutte queste parole:

2«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:

3Non avrai altri dèi di fronte a me.

4Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. 5Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.

7Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.

8Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. 9Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; 10ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. 11Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato.

12Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.

13Non ucciderai.

14Non commetterai adulterio.

15Non ruberai.

16Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.

17Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».

 

Formula catechetica

Io sono il Signore, tuo Dio.

  1. Non avrai altro dio fuori di me.
  2. Non dire il nome di Dio invano.
  3. Ricordati di santificare le feste.
  4. Onora tuo padre e tua madre.
  5. Non uccidere.
  6. Non commettere atti impuri.
  7. Non rubare.
  8. Non dire falsa testimonianza.
  9. Non desiderare la donna d’altri.
  10. Non desiderare la roba d’altri.

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L’obbligazione del Decalogo(CCC)

2072 Poiché enunciano i doveri fondamentali dell’uomo verso Dio e verso il prossimo, i dieci comandamenti rivelano, nel loro contenuto essenziale, obbligazioni gravi. Sono sostanzialmente immutabili e obbligano sempre e dappertutto. Nessuno potrebbe dispensare da essi. I dieci comandamenti sono incisi da Dio nel cuore dell’essere umano.

2073 L’obbedienza ai comandamenti implica anche obblighi la cui materia, in se stessa, è leggera. Così l’ingiuria a parole è vietata dal quinto comandamento, ma non potrebbe essere una colpa grave che in rapporto alle circostanze o all’intenzione di chi la proferisce

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Deuteronomio 5

32Abbiate cura perciò di fare come il Signore, vostro Dio, vi ha comandato. Non deviate né a destra né a sinistra; 33camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore, vostro Dio, vi ha prescritto, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nella terra di cui avrete il possesso.

Vangelo di Marco cap.12

Il più grande comandamento

28Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29Gesù rispose: «Il primo è:Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 32Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui;33amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

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Perché vi ho letto queste pagine?

Con i vostri ragazzi , dopo che hanno ricevuto la prima comunione, quest’ anno stiamo cercando di fare un percorso che tende a far comprendere come la partecipazione alla Messa non possa essere staccata dalla vita e viceversa. Per questo cerchiamo di proporre alcune regole fondamentali per la vita cristiana, seguendo la tipologia dei segnali stradali e accompagnandole con narrazioni e con la vita dei Santi, che ci dicono che  la fedeltà al Vangelo è possibile viverla qui, ora.

È cercare di iniziare e far crescere quella che è la “coscienza morale”.

Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica:

1777 Presente nell’intimo della persona, la coscienza morale70 le ingiunge, al momento opportuno, di compiere il bene e di evitare il male. Essa giudica anche le scelte concrete, approvando quelle che sono buone, denunciando quelle cattive.71 Attesta l’autorità della verità in riferimento al Bene supremo, di cui la persona umana avverte l’attrattiva ed accoglie i comandi. Quando ascolta la coscienza morale, l’uomo prudente può sentire Dio che parla.

1778 La coscienza morale è un giudizio della ragione mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto. In tutto quello che dice e fa, l’uomo ha il dovere di seguire fedelmente ciò che sa essere giusto e retto. È attraverso il giudizio della propria coscienza che l’uomo percepisce e riconosce i precetti della Legge divina:

La coscienza « è una legge del nostro spirito, ma che lo supera, che ci dà degli ordini, che indica responsabilità e dovere, timore e speranza. […] Essa è la messaggera di colui che, nel mondo della natura come in quello della grazia, ci parla velatamente, ci istruisce e ci guida. La coscienza è il primo di tutti i vicari di Cristo ».72

1779 L’importante per ciascuno è di essere sufficientemente presente a se stesso al fine di sentire e seguire la voce della propria coscienza. Tale ricerca di interiorità è quanto mai necessaria per il fatto che la vita spesso ci mette in condizione di sottrarci ad ogni riflessione, esame o introspezione:

« Ritorna alla tua coscienza, interrogala. […] Fratelli, rientrate in voi stessi e in tutto ciò che fate fissate lo sguardo sul Testimone, Dio ».73

1780 La dignità della persona umana implica ed esige la rettitudine della coscienza morale. La coscienza morale comprende la percezione dei principi della moralità (sinderesi), la loro applicazione nelle circostanze di fatto mediante un discernimento pratico delle ragioni e dei beni e, infine, il giudizio riguardante gli atti concreti che si devono compiere o che sono già stati compiuti. La verità sul bene morale, dichiarata nella legge della ragione, è praticamente e concretamente riconosciuta attraverso il giudizio prudente della coscienza. Si chiama prudente l’uomo le cui scelte sono conformi a tale giudizio.

1781 La coscienza permette di assumere la responsabilità degli atti compiuti. Se l’uomo commette il male, il retto giudizio della coscienza può rimanere in lui testimone della verità universale del bene e, al tempo stesso, della malizia della sua scelta particolare. La sentenza del giudizio di coscienza resta un pegno di speranza e di misericordia. Attestando la colpa commessa, richiama al perdono da chiedere, al bene da praticare ancora e alla virtù da coltivare incessantemente con la grazia di Dio:

 

Formare la coscienza

1783 La coscienza deve essere educata e il giudizio morale illuminato. Una coscienza ben formata è retta e veritiera. Essa formula i suoi giudizi seguendo la ragione, in conformità al vero bene voluto dalla sapienza del Creatore. L’educazione della coscienza è indispensabile per esseri umani esposti a influenze negative e tentati dal peccato a preferire il loro proprio giudizio e a rifiutare gli insegnamenti certi.

1784 L’educazione della coscienza è un compito di tutta la vita. Fin dai primi anni essa dischiude al bambino la conoscenza e la pratica della legge interiore, riconosciuta dalla coscienza morale. Un’educazione prudente insegna la virtù; preserva o guarisce dalla paura, dall’egoismo e dall’orgoglio, dai sensi di colpa e dai moti di compiacenza, che nascono dalla debolezza e dagli sbagli umani. L’educazione della coscienza garantisce la libertà e genera la pace del cuore.

 

Per formare occorre avere dei punti di riferimento, a questo proposito vorrei leggervi uno stralcio di un articolo pubblicato sulla rivista Il Timone a firma Lorenzo Bertocchi:

 

Quando da bambini si andava in cortile per giocare a calcio non c’era l’arbitro, una figura quasi mitica che interveniva solo nelle partite ufficiali. Male regole del gioco erano date per acquisite e condivise. Una volta fatte le squadre, tutti sapevano che solo il portiere può toccare la palla con le mani, che il campo ha un limite, che vince chi fa più goal dell’avversario, che fare lo sgambetto è un fallo da punizione (su questo le dispute erano abbastanza accese, ma è un altro problema). Comunque sapevamo che se non si rispettavano le regole il divertimento sfumava nel caos.

Il cardinale Joseph Ratzinger nel 1978, parlando del gioco del calcio in vista del mondiale argentino, spiegò questa situazione con rara efficacia: “La libertà si nutre della regola”. Un vero e proprio tour de force linguistico ed intellettuale, talmente essenziale che anche i bambini impegnati nel cortile di casa lo conoscono naturalmente.

Il problema è che l’importanza delle regole oggi è un po’ fuori moda, soprattutto se applicate e sé stessi e al concetto di libertà. Nell’ educazione, nel matrimonio, nella politica e nell’ economia le regole sono in disuso, fabbricate spesso a consumo dell’utilità dei desideri soggettivi. Anche nella Chiesa il riferimento alle regole, alla dottrina e al diritto, pare svuotarsi di senso, forse perché si teme che possa allontanare le pecorelle dall’ ovile.

Eppure, “senza regole di comportamento e di vita, fatte valere giorno per giorno anche nelle piccole cose” diceva ancora Papa Benedetto XVI nel 2008, “non si forma il carattere e non si viene preparati ad affrontare le prove che non mancheranno in futuro”.

Si tratta, per dirla con Papa Francesco, di “quelle regole di vita di cui [i figli] hanno bisogno come il pane”.

Qualcuno ha preso sul serio il fatto che “la libertà si nutre della regola” e così, in un certo senso, si ribella alle mode del tempo. (…)

Quindi occorre imparare non solo a dire “sì”, ma anche a dire no. [Pensiamo] allo strapotere delle nuove tecnologie digitali che ci rubano sempre più tempo, sempre più attenzione, sempre più vita. Sempre più realtà. Sempre più cielo. Noi non vogliamo demonizzare la tecnologia (…) Qualche volta occorre spegnere l interruttore delle nostre protesi elettroniche e magari accendere un cero davanti al Santissimo, giusti per ricordarci che la nostra anima ci appartiene, e soprattutto appartiene a un altro. Come giù nel cortile quando la riga del fuori campo ci faceva fare l’esperienza del limite, o quando, a un certo punto, bisognava rincasare, al contrario: era dentro quei limiti che si gustavano in pieno i pomeriggi con il pallone tra i piedi. C’era una riga per dirti che oltre non potevi andare, c’era una voce che ti richiamava a una realtà a cui obbedire.

Meno male che c’è chi dice “no”.

 

Allora cari genitori, come siete messi sul discorso delle regole, in generale, ma in particolare quelle della vita cristiana?

Scrive Gianpaolo Barra, sempre sulla rivista il Timone:

… Oggi in ambito ecclesiale, “Anche se tutti … noi no” potrebbe ben sintetizzare la posizione di quei cattolici che, conservandosi fedeli alla verità rivelata, alla sana dottrina, alla legge morale, non intendono confondersi con pensieri o indicazioni ambigue, fuorvianti, errate e talvolta palesemente eretiche diffuse in casa cattolica.

Quei cattolici potrebbero così riaffermare, e, per quel che vale io con loro, che: anche se si vuole aggiornare il Catechismo per metterlo alla pari dei tempi, noi no; benedire le unioni omosessuali e consentir loro di adottare bambini, noi no; fare accedere all’ Eucaristia adulteri impenitenti, noi no; fare del peccato originale un racconto mitologico, noi no; attribuire a Dio una misericordia che tutti perdona a prescindere dal pentimento e confessione, noi no; fare della Chiesa una tra le altre e tutte fondate da Cristo, noi no. E si potrebbe continuare.

In tempi di sbandamento e confusione, la fermezza delle posizioni è decisiva. Va difesa, dunque, ma non basta. È necessario rinsaldare la fedeltà a Dio e rinvigorire l’amore incondizionato alla sua Chiesa, fatta di santi e peccatori (noi per primi), perché solo perseverando all’ interno di queste coordinate si otterrà quella “corona di giustizia” di cui para S. Paolo, destinata a quanti hanno combattuto la buona battaglia.

 A voi riflessione e conclusioni!

Qydiacdon 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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