Giovedì Santo 2015 – Messa nella Cena del Signore – Omelia con i bambini che celebreranno la Prima S. Comunione

Questa è una serata molto importante …, particolare, diversa … Occorre che  cerchiamo di coglierne bene il significato:  inizia la celebrazione della Pasqua, la festa più grande e importante dei cristiani.

Voi farete la  Prima Comunione, cioè per la prima volta nella vostra vita riceverete Gesù nei segni del pane e del vino, che non sono più pane e vino,  ma il “ corpo e il sangue di Cristo”, cioè Gesù che dona la sua vita per noi sulla croce. Come succeda questo, che il pane e il vino diventino davvero il “corpo e il Sangue di Gesù, io non lo so spiegare, ma non voglio neanche; so che è così perché Gesù ce lo ha detto, e anche se sembra che questa sia una cosa impossibile, Gesù sa fare cose straordinarie, quante ce ne sono nei Vangeli, in più Lui è una persona molto seria, le sue parole non sono dette così tanto per dire, quindi fa davvero quello che dice e questo per  me è abbastanza, più di tante rassicurazioni e prove che alcuni vorrebbero avere, sapere … toccare!

Parteciperete pienamente alla Messa … fino ad oggi avete partecipato, ma al momento della Comunione … niente!

Questa sera noi riviviamo  proprio la Prima Messa di Gesù … e nello stesso tempo anche il fatto che Gesù ha lasciato questo regalo nelle mani e per le mani di qualcuno che il Signore chiama in modo speciale per rinnovare questo modo di essere presente fra noi … sono i sacerdoti. Con una parola un po’ più lunga e difficile ,si chiamano anche  presbiteri, che poi  abbreviando diventa: Preti.

Allora  si fa la comunione, siamo felici e contenti abbiamo ricevuto Gesù … che bello!!! Finito lì?

Voi farete fra un po’ una cosa strana, che non si fa mica tutte le domeniche nella Messa, anche se forse non  sarebbe mica male ripeterlo, magari ogni tanto!

 La lavanda dei piedi, ma che strano,  lavarsi i piedi durante la Messa, meglio: farseli lavare. Cosa vuol dire e cosa ha a che fare con la Messa ? Eppure Gesù fa lo stesso ai discepoli, come abbiamo sentito nel Vangelo.  

 È una cosa talmente strana che  Pietro si scandalizza: “Tu lavi i piedi a me?”, ma non c’è dubbio. Certo che se ci pensiamo bene è davvero uno scandalo, una cosa che nello stesso tempo ci meraviglia, cioè che non ci sembra proprio buona, bella il fatto che  Gesù, che è il “maestro e il Signore” si metta a fare quello che era qualcosa che faceva lo schiavo …

Facciamo fatica a capire che Dio  non è superbo, orgoglioso, ma umile, che non si fa servire, ma serve. Allora e questo dobbiamo ricordarcelo tutti, voi bimbi, ma anche noi grandi:  la Messa non finisce in Chiesa, ma continua nella vita, dove  noi siamo chiamati a lavarci i piedi “gli uni gli altri”, cioè a donarci, a metterci a disposizione nella generosità, scendendo dai piedistalli, che ci siamo costruiti, che, troppo spesso, ci fanno sentire migliori degli altri per cui vogliamo farci servire, anziché metterci a servizio “gli uni degli altri”.

Non fa così, però, un vecchio Signore  di notte che …

Voci di notte

 Questa è la favola di un vecchio signore, un signore molto buono, più buono di un vecchio signore qualunque. Una sera, mentre già si trovava a letto e sta per spegnere la luce, egli sente qualcosa, sente una voce che piange…

 – Strano, – dice, – mi sembra di sentire… Che ci sia qualcuno in casa?

Il vecchio signore si alza, indossa una vestaglia, fa il giro del piccolo appartamento in cui vive tutto solo, accende le luci, guarda dappertutto…

 – No, non c’è proprio nessuno. Sarà dai vicini.

Il vecchio signore torna a letto, ma dopo un po’ sente di nuovo quella voce, una voce che piange.

 – Mi pare, – dice, – che venga dalla strada. Sicuro, c’è qualcuno che piange, laggiù… Eh, bisogna che vada a vedere.

Il vecchio signore si rialza, si copre alla meglio, perché la notte è fredda, scende in strada.

 – Toh, pareva che fosse qui, invece non c’è nessuno.

Sarà nella strada accanto.

 Guidato dalla voce che piange il vecchio signore va e va, da una strada all’altra, da una piazza all’altra, gira tutta la città e giunto alle ultime case dell’ultima strada, sotto un portone, trova un vecchietto che si lamenta debolmente.

 – Che fate qui? Vi sentite male?

 Il vecchietto sdraiato su pochi stracci. A sentirsi chiamare si spaventa:

 – Eh? Chi è?… Ho capito. Il padrone di casa… Me ne vado subito.

 – E dove volete andare?

 – Dove? Non lo so, dove. Non ho casa, non ho nessuno. Mi ero riparato qui… Fa freddo, stanotte. Dovreste provare a dormire su una panca, ai giardinetti, coperto da un paio di giornali. C’è da non svegliarsi più. Be’, ma a voi che cosa ve ne importa? Me ne vado, me ne vado…

 – No, sentite, aspettate… Io non sono il padrone di casa.

 – E allora che cosa volete? Un po’ di posto? Accomodatevi. Coperte non ce ne sono ma posto ce n’è anche per due…

 – Volevo dire… A casa mia, se credete, fa un po’ più caldo. Ho un divano…

 – Un divano? Al caldo?

 – Su venite, venite. E sapete che cosa faremo? Prima di andare a dormire ci faremo una buona tazza di latte…

 Vanno a casa insieme, il vecchio signore e il vecchietto senza casa. Il giorno dopo il vecchio signore accompagna il vecchietto all’ospedale, perché a dormire ai giardinetti e sotto i portoni si è buscato una brutta bronchite. Poi rientra, è già sera. Il vecchio signore sta per coricarsi, ma di nuovo sente una voce che piange… e per tutte le notti a seguire sentirà sempre qualcuno che piange… un pianto che parte forte e lontano, e arriva a lui così, zitto e vicino; tutte le notti non può fare altro che alzarsi (rinunciare al sonno) e andare alla ricerca di chi soffre, di chi urla senza voce…

 Quel vecchio signore ha capito che fino a che riuscirà a regalare un sorriso, non avrà bisogno di sognare.

 Gianni Rodari

 E sempre ogni notte, ogni giorno, in qualche parte del mondo vi è qualcuno che ci chiede aiuto sul  quale dobbiamo imparare a chinarci, solo così potremo dire di avere veramente celebrato la Messa con Gesù e di Gesù.

Questo è il grande comando che Gesù ci lascia, la strada che Lui ha percorso fino“ alla fine”, fino al compimento della missione che il Padre gli ha affidato, una missione di amore sconfinato, che non si risparmia, non si tira indietro nemmeno di fronte al dono della vita, nemmeno di fronte alla Croce. Se faremo così anche noi potremo vedere il sorriso di Gesù risorto!

“ La messa continua nella vita … e che la nostra vita sia una Messa continua”

Deo Gratias, qydiacdon

 

 

Domenica delle Palme: la folla e il cuore

Anno B

Gesù entra a Gerusalemme fra ali di folla a dorso d’asino. La folla Osannante lo riconosce come: “Colui che viene nel nome del Signore … Benedetto” e riconosce la venuta del regno”…

Tutto sembra terminare nel migliore dei modi, è un successo, un trionfo …

Noi già sappiamo che non sarà così.

La folla è mutevole … come il cuore degli uomini. Ne sanno qualcosa i grandi “Capipopolo” che hanno costellato la nostra storia umana. Mutevole come il cuore dell’ uomo che ti applaude, ti acclama quando tutto va secondo quelli che sono i desideri e le aspettative del momento! Quando ogni cosa va secondo i desideri e le speranza attese, ma pronto ad insultarti, a rinnegarti, a metterti sul patibolo e a maledirti quando non lo assecondi, o dramma nel dramma, di andare controcorrente, con scelte difficili e coraggiose.

Questa folla prima osannante e, dopo, del  crocifiggilo rappresenta Continue reading

La croce è come una bilancia …

” La croce è come una bilancia sulla quale il peso immenso del peccato è stato controbilanciato dal peso infinito dell’ amore di Cristo: “Dove ha abbondato il peccato là ha sovrabbondato la grazia”(Rom. 5,20).

La risposta di Alesa ad Ivan: “Fratello tu mi hai chiesto dianzi se esiste in tutto il mondo un essere che possa perdonare e abbia il diritto di farlo. Ma questo essere c’è, e lui può perdonare tutto, tutti e per tutti, perché lui stesso ha dato il suo sangue innocente per tutti e per tutto” (Dostoevshij): “Colui che lottava in una bruciante supplica al Padre, sul Monte degli Ulivi ottenne la vittoria. Si decise in quell’ attimo il destino del mondo” (Edith Stein) nel sorriso della Risurrezione”.

Da un’ immagine per i fedeli in occasione della S. Pasqua 2012/ Abbazia di S.Pietro- Modena

“ Il mio cuore e la mia carne desiderano Dio”

dice il salmo, e noi sentiamo calmata la nostra sete solo quando siamo uniti a Lui anche nell’ essere e nel vivere. Affermare cosa siffatta, sarebbe non soltanto temerario, ma insensato, perché nulla di creato può mischiarsi col divino. Eppure c’è un’ unione diversa da quella del mero conoscere e amare: l’ unione della vita reale.

Noi vi tendiamo, dobbiamo tendervi e per questo anelito v’è un’ espressione veramente profonda. La stessa scrittura con la liturgia ce la mette sulle labbra: vorremmo essere uniti a Dio Continue reading

Se il chicco di grano muore produce frutto. Gv12, 24 – meditazione con i bambini

V Domenica di Quaresima anno B

Meditazione con i bambini che celebreranno la 1 confessione

Oggi Gesù fa un discorso un po’ complicato. Andrea e a Filippo sono andati a dirgli che ci sono questi greci che lo vogliono vedere. A proposito voi ragazzi avete voglia di vedere Gesù? Attenzione, perché se ne avete voglia oggi Gesù ci dice qual’ è il modo, qual’ è la strada.

Ad Andrea e a Filippo, Gesù  parla prima di un chicco di grano, poi di perdere per trovare … ma se si perde una cosa si trova o non si trova? Se ne può trovare una nuova.

Proviamo ad immaginare che il chicco di grano di cui parla Gesù sia una persona. Se lo immaginiamo così è come dire: C’è uno che , esattamente come fa il chicco di grano, che per diventare pianta che dà una bella spiga, ricca di altri chicchi che poi macinati diventano prima farina, e con la farina si fa il pane, [i dolci, la pizza e] tante altre cose buone deve essere messo sotto terra, deve morire perché: “gli uomini abbiano la vita. Si fa anche quel pane che fra un po’ nella Messa diventa Gesù che dona la vita.

La vita piena, in abbondanza”, dice Gesù , mica 120/150 anni.

Chi è allora questo seme di cui Gesù parla? È se stesso!

Gesù darà la sua vita per noi sulla croce, andrà nel sepolcro, ma dopo tre giorni risorgerà … e dal giorno della Risurrezione di Gesù la mia, la vostra vita  è cambiata …

Ma anche noi dobbiamo essere questo chicco, nel grande terreno del mondo, anche noi dobbiamo morire, ma non solo quando avremo 200 anni,  un po’ di più ogni giorno a quella che è la cosa che ci rovina, che ci rende brutti, sgradevoli come dell’ acqua sporca in una brocca. Voi la berreste? Vi ci lavereste? Certo che no! Questo è il peccato, che diventa egoismo, prepotenza, arroganza, parole che dividono anziché unire, violenza, e tante altre cose brutte che sentiamo ogni giorno attraverso la televisione, anche su internet.

La confessione che farete fra un po’ e ogni volta che la facciamo dice che anche noi siamo disposti a morire come il chicco di grano per portare frutti d’ amore. Di quell’ amore che ci ha fatto vedere e ci ha insegnato Gesù nel mondo.

Allora scegliamo quale tipo di seme vogliamo essere, se il seme che muore e  cresce nella sua amicizia con Gesù e vive oppure se … esattamente come in quel raccontino …

Due semi

(Bruno Ferrero, A volte basta un raggio di sole)

Due semi si trovavano fianco a fianco nel fertile terreno autunnale. Il primo seme disse: “Voglio crescere! Voglio spingere le mie radici in profondità nel terreno sotto di me e fare spuntare i miei germogli sopra la crosta della terra sopra di me… Voglio dispiegare le mie gemme tenere come bandiere per annunciare l’arrivo della primavera… Voglio sentire il calore del sole sul mio volto e la benedizione della rugiada mattutina sui miei petali!”. E crebbe.

L’altro seme disse: “Che razza di destino, il mio! Ho paura. Se spingo le mie radici nel terreno sotto di me, non so cosa incontrerò nel buio. Se mi apro la strada attraverso il terreno duro sopra di me posso danneggiare i miei delicati germogli… E se apro le mie gemme e una lumaca cerca di mangiarsele? E se dischiudessi i miei fiori, un bambino potrebbe strapparmi da terra. No, è meglio che aspetti finché ci sarà sicurezza”.

E aspettò.

Una gallina che raschiava il terreno d’inizio primavera in cerca di cibo trovò il seme che aspettava e subito se lo mangiò.

Quello che sperava di conservare tutto alla fine ha perso tutto e quello che, morendo, sembrava avere perso tutto, ha trovato una cosa bellissima: la vita.

Soli Deo Gloria,  qydiacdon

Maternità ed Eucaristia … Sono venuto perché abbiano la vita e l’ abbiano in abbondanza. ( Gv 10,10)

Noi parliamo di matrimonio. Ecco, se noi dovessimo fare un po’ di ricerca di questo termine dal punto di vista espressivo potremmo dire che “matrimonio” significa “dono della madre”. Questo termine dice la capacità di accogliere e custodire il mistero, lo spazio della vita, come capacità di leggere e far leggere i segni e i passaggi del mistero.

Nel dare la vita della donna, oltre lo “scodellare” il figlio nel sangue, drammaticamente c’è poi il farsi cibo per l’ altro. Mentre allatta, la mamma crea un legame. Credo non ci sia episodio più bello di legare il tema dell’Eucaristia come nutrimento a quello della figura dell’ allattamento …

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( Marco Vergottini: L’ Eucaristia: fonte e culmine di una rinnovata responsabilità fra generazioni – Atti giornata di studio: Eucaristia e cammini di fede oggi – Carpi 25 Giugno 2011

 

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito. Gv 3,16

IV Domenica di Quaresima

Il testo del Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato fa parte di un discorso più ampio che Gesù fa con Nicodemo quello che va  da Lui di notte.

Nicodemo assomiglia un po’ a noi! Lui è un capo dei giudei, un personaggio importante, è incuriosito da Gesù, ma non ha ancora deciso di compromettersi pienamente con Gesù. Avrebbe potuto incontrarlo di giorno, invece no. Chissà cosa avrebbero pensato gli altri personaggi influenti e importanti.

Così può succedere anche a noi.  Continue reading

Figli della luce … ma preferiamo le tenebre.

 

Signore, siamo fatti così. Preferiamo le tenebre alla luce. Nelle tenebre si possono nascondere le nostre piccole manie, i vizi apparentemente innocenti, i gesti subdoli ed interessati. Nelle tenebre si possono confondere i giudizi e i difetti, giocando alla tre carte senza farsi mai cogliere in fallo. Nelle tenebre prolifera un sottobosco di follie, la fantasia è una fuga dalla realtà, il piacere è una forma di schiavitù. Nelle tenebre non distingui il bene dal male, il vero dal falso, il bello dal brutto. Nelle tenebre non scorgi le trappole, smarrisci la strada, ma t’illudi di aver raggiunto la meta.

Ma anche se non vorremo, accendi  tu quella luce. Allora vedremo le bugie del male, la schiavitù dei nostri difetti, l’ evidenza della verità, la giusta direzione per il nostro viaggio. Saremo figli della luce, come Tu vuoi, senza paura di punizioni, ma con la convinzione che l’hai accesa, venendo sulla terra, soltanto per noi.

Da: Abbiate sale in voi stessi – ed. Effatà )

La gioia e il dolore *

La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera. E la stessa fonte da cui scaturisce il vostro riso, fu spesso colma delle vostre lacrime. (…) Quando siete felici guardate in fondo al vostro cuore e vedrete che è solo ciò che vi ha procurato dolore a darvi  ora gioia.

Quando

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La verità

… La verità non chiede grazia per se stessa, poiché neppure si meraviglia della sua condizione. Sa bene di vivere come straniera sulla terra e quindi di trovare facilmente nemici tra estranei: del resto, in cielo ha la sua origine, la sua vera dimora, la sua speranza, la sua autorità e il suo splendore. Una sola cosa frattanto essa chieda: non essere condannata, senza essere conosciuta … ( Tertulliano – Apologeticum)

 

33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». 38Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».

( Dal Vangelo di Giovanni 18, 33-38 )