Preghiera contro la rabbia e le esplosioni di impazienza

“Concedimi la grazia di respirare a fondo, di trattenere le mie esplosioni, di raffreddare la mente e imparare ad aspettare con autocontrollo, finché l’esasperazione diminuisce e io possa riflettere con serenità”

Questa supplica è un adattamento della preghiera proposta da padre Reginaldo Manzotti per la liberazione dal dolore e dal rancore.

Preghiera contro la rabbia nel cuore

Signore Gesù, Tu sai curare i cuori feriti e tribolati.

Ti prego di curare le ferite che tormentano il mio cuore. Ti chiedo in particolare di curarmi da tutta la rabbia che infiamma il mio cuore.

Permetto, Signore, che Tu entri nella mia vita, nella mia anima, ed elimini da questa tutta la rabbia che custodisco nel cuore, momentanea o duratura.

Signore Gesù, Tu conosci i miei problemi, le mie angosce, le mie limitazioni: li metto tutti nelle Tue Sante Piaghe.

Ti chiedo, per le Tue Cinque Piaghe, dalle quali viene effusa tutta la Misericordia, di curare tutte le ferite nel mio cuore, grandi e piccole, soprattutto quelle provocate dalla mia rabbia, dalla mia furia, dalla mia ira. Continue reading

MUORE A 12 ANNI DOPO 3 GIORNI DI AGONIA (MA I GIORNALI HANNO DIMENTICATO DI DIRE CHE…) Sofia è stata dichiarata cerebralmente morta e i genitori hanno dato l’assenso per l’espianto degli organi (quindi… non è morta per l’incidente, ma per la sospensione dei sostegni vitali)

«Sofia muore a 12 anni dopo tre giorni di agonia», titolano le cronache in relazione al tragico incidente occorso ad una ragazza di Parma rimasta intrappolata sul fondo della piscina di uno stabilimento balneare della Versilia, per cause ancora in via di accertamento. Sofia era stata soccorsa, rianimata e portata in gravissime condizioni all’ospedale Opa di Massa dove i medici hanno fatto tutto il possibile per salvarle la vita. In seguito, si è verificato un peggioramento delle condizioni cliniche della paziente per cui l’equipe medica ha deciso di avviare la procedura per la dichiarazione della morte cerebrale, come prescritto dalla legge. Dopodiché Sofia è stata dichiarata cerebralmente morta e i genitori hanno dato l’assenso per l’espianto degli organi ma la procura ha acconsentito solo al prelievo delle cornee (ilmessaggero.it, 17 luglio 2019). Continue reading

NEI GULAG NORDCOREANI 50 MILA CRISTIANI Sotto Kim Jong-un la repressione è aumentata, specie nell’ultimo anno (e intanto in Africa i jihadisti si stanno concentrando sulla pulizia religiosa)

«Quest’anno la persecuzione religiosa in Corea del Nord è aumentata. Sembra che sia in atto una massiccia campagna di ricerca per scovare i cristiani». È quanto dichiarato da Lee (il nome è omesso per motivi di sicurezza), fuggito dalla Corea del Nord e oggi impegnato nella missione tra i nordcoreani, al sito specializzato Daily Nk.
L’ultimo caso di cui è venuto a conoscenza è quello di «una famiglia cristiana arrestata a Hyesan, nella provincia di Ryanggang, dopo essersi convertita. La madre è sparita e nessuno sa cosa le sia successo, mentre i due figli e la nipote sono stati rilasciati dopo aver pagato 5.000 dollari di multa». Continue reading

PATTO UE Sull’immigrazione Conte vende fumo

Il premier Conte parla di accordo Ue per la ridistribuzione dei clandestini, ma per ora è un sogno irrealizzabile. In compenso apertura dei porti e meccanismi di ridistribuzione faranno solo il gioco dei trafficanti di esseri umani e delle coop nostrane che su questo traffico ci guadagnano lautamente. Come le cifre dimostrano.

L’accordo per la ridistribuzione dei clandestini per ora non c’è, ma annunciarlo serve al premier Giuseppe Conte per accreditarsi come l’uomo che può fare incassare il pieno supporto dell’Unione Europea anche sul fronte dei migranti illegali.

L’Ue è «pronta a sostenere» un meccanismo temporaneo per la ripartizione dei migranti salvati nel Mediterraneo centrale «sia dal punto di vista finanziario che operativo attraverso le sue Agenzie», ha detto ieri la portavoce della Commissione europea Natasha Bertaud che ha ricordato come l’esecutivo comunitario «solleciti da tempo un sistema temporaneo di ripartizione dei migranti che vengono salvati in mare».
Un accordo in tal senso che però non è mai stato raggiunto anche perché la Ue accetta il principio di condividere l’accoglienza di quanti hanno diritto all’asilo, cioè meno del 10%, mentre gli altri dovrebbero restare nel paese di sbarco in base agli accordi di Dublino che nessuno a nord delle Alpi vuole davvero modificare.

Le nazioni del Gruppo di Visegrad si sono sempre rifiutate di accogliere clandestini ma anche Francia, Germania e altri Stati nord europei non hanno mai accolto il numero previsto di migranti sbarcati in Italia. Anzi, molti partner Ue devono ancora portarsi a casa qualche centinaio di migranti giunti in Italia durante il governo Lega-M5S, il cui sbarco è stato autorizzato solo dopo l’impegno europeo a condividerne l’accoglienza.
Quindi le possibilità che si raggiunga un accordo, anche solo temporaneo, per la condivisione dei clandestini sono davvero poche. Continue reading

XXIV Domenica ordinario C – Dio cercatore di uomini e la gioia del ritrovare …

Tutte le tre parabole del Vangelo sono espressione dell’amore di Dio, un Dio che prende la parte di chi è perduto: “In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Un Dio che non smette di cercare quest’ uomo che si è allontanato da Lui con il peccato. Esse ci rivelano la misericordia e la tenerezza e la pazienza del Signore.

Questa tenacia divina che non smette di cercare, di andare e di attendere. La figura del pastore che si pone in cammino per andare a cercare quella pecora che si è smarrita, della donna che cerca la moneta perduta, e del padre che attende questo figlio che arrogante e ingrato si allontana dalla casa paterna sono il paradigma e ben esplicitano queste caratteristiche.

Ciò che si perde e colui che si allontana costituiscono parimenti la figura dell’uomo peccatore, cioè io, che con il peccato mi allontano, mi perdo, smarrendo non solo il mio rapporto con Dio, ma non comprendendo nemmeno più me stesso.

Per Dio, però, anche quell’ uno che si perde è importante. Per ognuno di noi il Signore stesso si mette in cammino. Pensiamo
all’incarnazione, che sempre ricordiamo nella professione di fede: il Signore discende dal cielo per venirci a cercare. Ci sarà capitato almeno qualche volta nella vita il desiderio di vedere Dio, in quel momento noi siamo cercatori di Dio, ma forse non abbiamo mai considerato questo altro aspetto, che mentre io cerco Dio, Dio mi sta già cercando. Ciò avviene nella persona di Gesù, del suo Vangelo per prenderci in braccio, caricarci sulle spalle e riportarci a casa”. Vedete come il Signore giochi sempre d’ anticipo, stia sempre un passo avanti.

“49,15 Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se costoro si dimenticassero,
io invece non ti dimenticherò mai.”(Isaia)
Questo è l’amore di Dio per noi.

Facciamo attenzione, perché potremmo pensare come “I farisei e gli scribi che mormoravano”, oppure pensare di essere fra “quei novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.” Perché sbagliamo tutti e, purtroppo, continuiamo a sbagliare, ma la misericordia di Dio, che Gesù annuncia, ci fa conoscere è riservata a tutti e il Signore sta pensando a me anche oggi, anche in questo momento e vuole raggiungermi con il suo amore.

Nel nostro modo di vedere e di pensare umano noi riteniamo che la misericordia di Dio non possa raggiungere tutti, pronti a destinare all’ inferno questo o quest’altro.

Scrive il Cardinal Biffi: “Nessuno è escluso, [dalla misericordia di Dio], tranne chi si esclude da solo. (…) L’unico modo per escludersi e quello di ritenersi giusti, a posto, senza peccato; è il pensare di essere tra le novantanove pecore al sicuro nell’ ovile, mentre in realtà siamo tutti delle pecore perpetuamente tentate di sviarci per i sentieri dell’orgoglio e dell’egoismo, o della sensualità incontrollata, o dello spirito acre di ribellione, o dell’ottusità spirituale che ci fa smarrire il senso di Dio e il suo primato” ( Stilli come rugiada il mio dire – ESD)

L’immagine del padre che attende, della terza parabola, è toccante. Mi viene in mente subito il confessionale, dove Dio attende per donarci in Cristo il perdono, per reintrodurci in casa, rivestirci dell’abito bello della grazia. Anche noi possiamo essere riabbracciati da Dio solo se ritorniamo a casa, come fa quel figlio e dire: “Padre ho peccato …” Così la misericordia non diventa acquiescenza, riduzione del male, ma diventa accoglienza di chi di cuore ammette di aver fatto male e se ne pente.

“Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte”, “io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Se certamente vi è gioia nell’ essere perdonati, che è dono gratuito del Signore, il pentimento, anche se non è così semplice, diventa fonte di gioia.
Fonte di gioia per noi, ma anche fonte di gioia per il cielo e per Dio

La gioia del aver ritrovato chi si è smarrito, la gioia per chi torna è la gioia del Signore, ma è anche la nostra gioia.!
Per essere in questa gioia accogliamo l’invito che Paolo rivolge alla comunità di Corinto e facciamolo nostro. “20In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.” Lasciamoci trovare dal Signore, prendere per mano per tornate nella sua casa!

Deo Gratias, qydiacdon

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XXIII Domenica ordinario C: Essere discepoli

Noi tutti cerchiamo di avere dei punti di riferimento nella nostra vita che orientano il nostro agire, parlare, scegliere, il nostro porci nel mondo e nella società.

Per questo componiamo una scala di valori e ci riferiamo a dei modelli che possono essere significativi. Credo che se ci fermiamo a riflettere qualcuno di noi possa ritrovare in sé certi valori che gli hanno trasmesso i genitori e che a sua volta sono stati fatti nostri. Questo può avvenire in positivo, ma anche in negativo.

In positivo come il valore della parola data, dell’onestà, della famiglia, della disponibilità verso gli altri e speriamo vi sia anche, non ultimo, quello della fede.

Con il brano del Vangelo che abbiamo letto Gesù pone quello che deve essere il riferimento per chi vuole essere suo discepolo, quali devono essere le priorità.

Quali sono questi punti di riferimento?

  1. Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
  2. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
  3. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Certo Gesù entusiasma, sta parlando ad una folla numerosa che lo segue, sta parlando a noi, allora vuole mettere in guardia chi crede che seguirlo sia semplice e facile, potremmo dire un’ora la settimana per la Messa, un po’ di preghiera, un po’ di elemosina, qualche buona azione. Cose buone, necessarie, ma Gesù chiede uno stile di vita.  Un piccolo inciso, le condizioni che Gesù pone riguardano tutti noi, quale sia il nostro stato di vita: ordinato, consacrato, sposato, laico o religioso.

Prima condizione: seguire Gesù significa porlo al primo posto. Quel chi odia, che ci suona ostico, sgradevole lo possiamo tradurre in questo modo: “chi preferisce, chi pone davanti”. “ Il Signore Gesù non è disumano, non ci proibisce di nutrire affetto per  coloro che il sangue e l’ amicizia o le circostanze della vista ci hanno collocato vicino,(…) ma vuole che l’ amore per Lui, sia il più grande, il più tenace, il più appassionato” (cfr. cardinal Biffi)

 Seconda condizione:  La croce  si presenta spesso nella nostra vita con le sue forma molteplici e quando si presenta che fare? Certo vorremmo ribellarci, ma Gesù non ha fatto così: l’ha accettata, ma Gesù attraverso la Croce ci ha salvati. Non dimentichiamo, poi, che se il Cireneo ha aiutato Gesù a portare la Croce sul Calvario, quando essa appare nella nostra vita Gesù la porta con noi. Se siamo suoi discepoli non possiamo aspettarci una via diversa da quella che Lui ha intrapreso. Chiediamo quindi quella forza che ci è necessaria quando la Croce si presenta nella nostra vita.

Terza condizione: Rinunciare agli averi per il Signore. Certo gli averi possono essere i beni materiali, quindi riuscire a liberarci dall’ attaccamento ai beni terreni, ma riuscire a staccarci da un modo di vedere e di pensare che non è secondo il Vangelo per cominciare a vivere una vita libera e nuova.

Ecco allora quell’ invito alla prudenza contenuto nell’ immagine del costruttore e del re che parte in guerra. Occorre riflettere perché seguire il Signore si tratta di impegnarsi per tutta la vita, da persone consapevoli e responsabili di quello che stanno vivendo e facendo.

Nel nostro attuale contesto questa pagina di Vangelo è quanto mai attuale. Vivere coerente la fede e seguire il Signore oggi diventa una scelta non solo impegnativa, ma sovente significa intraprendere una scelta certamente non condivisa, che opera rotture dolorose negli ambienti in cui si vive e portare così una croce.

Come possiamo constatare il laicismo dilagante e un paganesimo che considera il vivere il tempo della ricerca di sé, del proprio piacere o tornaconto, dell’affermazione dell’egoismo, tutte cose che nascono dal peccato, fa sì che Gesù, Dio non solo siano dei perfetti sconosciuti, ma osteggiati, derisi, nemici da combattere e se possibile eliminare. Vi è allora il pericolo di nascondersi come cristiani, di vergognarsi di esserlo e di rimanere isolati ed esclusi. Con le sue parole Gesù rinnova la sua proposta ad essere suoi discepoli, ma nello stesso tempo è come se ci dicesse sii consapevole che questo ti costerà! Gli innumerevoli martiri di questo nostro tempo nei paesi dove la persecuzione dei cristiani è attuata, promossa, tollerata in modo esplicito, come nei paesi islamici o anche subdolo e sotterraneo, come ad esempio in Cina, dove i diritti civili non sono rispettati, costituiscono una  testimonianza.

Il cardinal Biffi ricordava:

Ci siamo messi tutti al servizio di un padrone esigente e buono; esigente perché vuole portarci in alto, buono perché ci prende come siamo. Pretende molto da noi, ma è disposto a darci lui con la sua grazia quello che pretende. Purché ci affidiamo a Lui e lo lasciamo fare”

 Chiediamo umilmente questo nell’ Eucaristia che stiamo celebrando.

Deo Gratias, qydiacdon

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L’ANTICRISTO E’ TRA NOI… MA POCHI SE NE ACCORGONO – C’è chi lo immagina con un’ascia in una mano e una bomba atomica nell’altra, ma in realtà è molto più attraente e falsamente buono (facciamo alcuni esempi)

L’Anticristo gode di una spettacolare mitologia. Lo immaginiamo con le zanne che grondano sangue, una via di mezzo tra Hitler e Gengis Khan; anzi una somma dei due, e con una pennellata di Pol Pot a completare, un’ascia bipenne in una mano e il pulsante della bomba atomica nell’altra. In realtà, in tutto il Nuovo Testamento l’unico punto in cui troviamo la parola Anticristo, declinata sia al singolare sia al plurale, è nelle prime due lettere di Giovanni: «Figlioli, questa è l’ultima ora. Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi… Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L’ anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre. …ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo» (1Gv 2,18.22s. 4,2-3). «Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l’anticristo!» (2Gv 1,7).
Accanto all’Anticristo e al suo servizio operano “molti seduttori”. Con questi termini Giovanni, l’evangelista, indica coloro che ri-nati in Cristo nella Chiesa, hanno finito per negare la divinità di Cristo. Continue reading

XX Domenica ordinario C –Verità e pace

“Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! … Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione.” Sono parole severe quelle che Gesù pronuncia che richiedono da parte nostra una riflessione seria, approfondita per comprenderne bene il significato. Infatti nel vangelo di Giovanni al capitolo 14 leggiamo: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.” Il risorto che viene in mezzo ai suoi saluta con queste parole: “«Pace a voi!” per ben due volte.
Che anche oggi si parli di pace e tutti ne parlino e forse anche straparlino è indubbio, occorre intendersi su cosa si intende per pace.

1. Pace sociale: assenza di guerra, ma la pace può essere compromessa anche da altri conflitti, pensiamo alla fame, all’ accesso all’ acqua potabile e altre innumerevoli ragioni.
2. Pace basata su rapporti di forza con potenziale bellico: arsenali atomici o chimici
3. Pace come benessere economico, senza stare tanto a guardare se si è conquistato onestamente o in altro modo
4. Pace è anche un momento di felicità che ci scalda il cuore, ci rasserena o ci fa semplicemente gioire o piacere senza considerare che è fuggevole
5. Insomma sotto la parola pace tante sfaccettature che possono nascondere egoismo e pigrizie ma che, al momento, possono dare una certa tranquillità. Continue reading

USA Inchiesta-choc: i cattolici non sanno cosa sia l’Eucaristia

Un rapporto del Pew Research Center rivela che solo un terzo dei cattolici americani crede che la comunione sia il Corpo e Sangue di Cristo. Il 69% ritiene invece che pane e vino siano solo simboli, e molti sono anche convinti che questo sia l’insegnamento della Chiesa. Dati inquietanti, che non riguardano soltanto gli Stati Uniti, anzi: ci sono diversi elementi per ritenere che in Europa, e anche in Italia, i risultati sarebbero anche peggiori. È questa la vera emergenza per la Chiesa, di cui dovrebbero preoccuparsi i pastori. Tutto il resto viene molto dopo.

Da qualche anno, pare che il problema numero uno della Chiesa sia fare in modo che tutti, indistintamente, possano fare la comunione, nessuno escluso. D’accordo, ma quanti fedeli sono oggi consapevoli del valore e del significato del sacramento dell’Eucaristia? Ha senso chiederselo dato che già padre Pio di Pietrelcina (1887-1968), presagendo una certa ignoranza al riguardo, aveva a suo tempo sentenziato che, se si sapesse del reale valore della Santa Messa, ci vorrebbero i carabinieri per coordinare le folle che vi accorrerebbero.

Una battuta, quella del santo, che inquadrava una situazione allarmante già decenni or sono, figurarsi oggi. Chi non si è fatto troppi pensieri e ha provato a scrutarla, la situazione odierna, è stato il Pew Research Center che dal 4 al 19 febbraio di quest’anno ha effettuato una rilevazione proprio sulla conoscenza religiosa nel popolo americano, condensando quanto scoperto nelle 70 pagine di un report poi eloquentemente intitolato What Americans Know About Religion (Cosa sanno gli americani della religione). Continue reading

LA TESTIMONIANZA – Famiglia, quella di Wojtyla era una “pastorale integrale”

Le radici dell’Istituto Giovanni Paolo II, ora soppresso, affondano nel cammino che il giovane prete Karol Wojtyla ha fatto insieme alle giovani coppie a lui affidate, condividendo la loro stessa vita. È lì che ha imparato ad “amare l’amore umano”, un confronto continuo fra dottrina e vita, per condurre l’uomo a Dio. La sua pastorale non era la traduzione nella pratica di un progetto elaborato a tavolino, e sono stati proprio gli sposi – lui diceva – ad insegnargli che l’amore puro, l’amore per sempre è possibile. È da questa esperienza feconda, e di fronte agli attacchi al matrimonio e alla famiglia, che nacque l’esigenza di un istituto che aiutasse pastori e laici a realizzare l’insegnamento della Chiesa. E in 39 anni in tanti ne hanno sperimentato l’utilità. Una testimonianza esclusiva.

Pubblichiamo in esclusiva per l’Italia un testo preparato dai professori Stanislaw e Ludmila Grygiel, una testimonianza personale che ben spiega il retroterra culturale ed ecclesiale da cui nascono l’amore e l’impegno di san Giovanni Paolo II per la famiglia. Ed è quindi fondamentale per comprendere il senso che san Giovanni Paolo II ha dato al Ponitificio Istituto per gli studi sul matrimonio e la famiglia, ora rivoluzionato dal nuovo Gran Cancelliere monsignor Vincenzo Paglia, in attuazione del Motu Proprio di papa Francesco Summa Familiae Cura.

Per capire bene l’identità dell’Istituto soppresso bisogna conoscere la sua origine e la sua storia.

L’Istituto è frutto della sollecitudine del suo santo Fondatore per le sorti del matrimonio e della famiglia oggi e domani. La sua genealogia comincia alla fine degli anni ’40 del secolo scorso, quando il giovane sacerdote Karol Wojtyla, nominato il vicario della parrocchia di San Floriano a Cracovia, incontrò dei giovani che gli posero domande fondamentali sull’amore dell’uomo e della donna. Wojtyla, parlando e pregando con loro, ha imparato ad “amare l’amore umano” e così ha elaborato le risposte alle loro domande, risposte che si trovano nel libro “Amore e Responsabilità”, nell’altro libro “Persona e Atto” e poi nei suoi documenti pontifici. Continue reading