Delinquenza giovanile e Baby gang

Legata ai fenomeni di bullismo e alle baby gang la delinquenza giovanile, con protagonisti giovanissimi sta crescendo anche in Italia. Si tratta di fenomeni di microcriminalità i cui protagonisti sono minorenni, adolescenti che per sentirsi forti si organizzano in bande, commettono furti e rapine, aggressioni e atti vandalici e delitti contro le persone.

Sempre più spesso i giornali danno rilievo a notizie relative a bande delinquenziali di adolescenti che mettono in allarme l’opinione pubblica: tredicenni, quattordicenni e quindicenni    figli di famiglie bene o di famiglie emarginate delle periferie assumono comportamenti analoghi, aggredendo e derubando loro compagni (chiamano “scalpo” la rapina, emuli dei western), per sottrarre loro denari, telefonini, motorini, giubbotti. Il fenomeno del “bullismo” va crescendo nelle scuole, ove viene rilevato con maggior attenzione che nel passato. Diversa è la violenza ideologica, che matura sulla base di concezioni razzistiche, antisemitiche o anti islamiche o anticomuniste o antifasciste. Le paure dell’invasione e della globalizzazione alimentano questo tipologia di violenza. La violenza negli stadi, prima, durante e dopo le partite appare autentica follia allo spettatore che ignori la confusione mentale di bande armate e inferocite contro nemici simbolici.

Accanto alla violenza contro gli altri, vi è una varia fenomenologia di violenza contro se stessi. Alcuni giovani si sentono invulnerabili e rifiutano elementari norme di sicurezza, altri vanno alla ricerca di rischi “estremi”. Nonostante la legge che rende obbligatorio l’uso del casco, il costume, soprattutto in certe zone del Paese, tarda a prenderne atto. Le stragi del sabato sera provocano intermittenti dibattiti, proposte, spot televisivi. ( Corradini – Le frontiere del disagio giovanile e nuove emergenze educative)

Il fenomeno della delinquenza minorile ha raggiunto livelli così elevati, sia in termini di diffusione che di pericolosità, da suscitare un vero e proprio allarme sociale.
La cronaca, infatti, propone, quasi quotidianamente, episodi nei quali gli unici responsabili sono ‘minori sempre più minori’. In una sorta di osmosi generazionale’, in virtù della quale ‘tutti fanno tutto’, accadimenti delittuosi gravissimi, un tempo circoscritti al solo mondo degli adulti, hanno oggi per protagonisti dei giovanissimi.
In una girandola delinquenziale, che va da episodi marginali di microcriminalità sino ai delitti più efferati, la violenza di matrice giovanile ha raggiunto, anche nel nostro Paese, connotati sempre più globalizzati.
Giovani, comunitari e non, infatti, condividono esperienze delinquenziali sempre più ‘transnazionali’ forti anche della loro impunibilità che li rende particolarmente appetibili ai circuiti della droga, della criminalità organizzata e della prostituzione nei quali il loro impiego ‘full time’ è ormai una consuetudine.
Le ‘baby gangs’, poi, si stanno via via imponendo non solo per episodi di ‘ordinaria violenza’ ma anche per pratiche nuove e imprevedibili. La scienza, ad esempio, individua, nell’emergente ‘happy slapping’ (‘schiaffeggiamento felice’) un’altra espressione del ‘cyber bulling'(bullismo elettronico) al quale i giovanissimi ricorrono per fare vittime anche nel ‘mondo virtuale’.
Il problema della devianza minorile impone, pertanto, e con sempre maggiore urgenza, l’adozione di nuovi e adeguati strumenti che consentano, sia a livello preventivo che repressivo, un rapido quanto efficace contenimento del fenomeno stesso.
(GNOSIS 4/2007 Il disagio giovanile dramma senza tempo)

Durante l’ infanzia e l’ adolescenza i ragazzi sperimentano il gruppo in senso positivo, purtroppo la vita di gruppo può avere una svolta negativa. Questo avviene quando il gruppo si trasforma in branco. Il termine è derivato dal mondo degli animali. Un branco di lupi, ad esempio, garantisce la sopravvivenza e la protezione a ciascun membro, a patto che siano rispettate le gerarchie e le regole. Altrettanto avviene nelle baby gang, dove vigono regole precise, per entrare e continuare a farne parte. Per esempio saper resistere ad un pestaggio è prova di ammissione. Non bisogna rilevare all’ esterno i segreti della banda, che viene sempre e comunque prima del singolo. Queste regole sono basate sull’ ostentazione della forza, sulla mancanza di pietà, sula manifesto disprezzo per ogni norma civile. Contano anche i segni di riconoscimento, come certi tatuaggi, che diventano simboli di appartenenza alla gang, così come i vari nomignoli degli appartenenti ai componenti.
Sempre più spesso, queste gang si contendono il territorio, che può essere un quartiere, una via, una piazza con scontri, duelli, vendette che diventano vere e proprie guerre.
Spesso queste bande sono composte da adolescenti difficili e problematici, ma anche da ragazzi normali, senza apparenti problemi. Un peso rilevante ha l’ influenza dell’ ambiente sociale. Le nostre città, che un tempo erano immuni da questo fenomeno, ora non lo sono più. Le periferie delle città, cresciute in modo disordinato, appesantite spesso dalla concentrazione di stranieri, dovuta al fenomeno dell’ immigrazione, tendono a diventare sempre di più aree ghetto in cui la microcriminalità può agire e proliferare indisturbata.

Anche l’ ambiente familiare ha la sua importanza. Nelle famiglie dove il più forte spadroneggia, ci si abitua presto al sopruso. Un’ altra influenza negativa proviene dalla nostra società che molto spesso lascia troppo spazio alla logica della competizione, che esclude i perdenti e glorifica i vincenti, di cui esalta aggressività e disinvoltura, assieme allo spettacolo continuo e ostentato della violenza al cinema, in tv, sulle riviste e sui fumetti. Tutto questo si traduce, per gli adolescenti in una esasperata adorazione del successo facile da raggiungere a qualsiasi costo e a portata di mano.
Nel groviglio delle motivazioni, da parte dell’ adolescente, spiccano il gusto della trasgressione, l’emozione per il rischio di venire scoperti, e perfino di perdere la vita propria (per esempio guidando contromano) e quella altrui, (come dimostra il fenomeno dei sassi lanciati dai cavalcavia o messi sui binari): motivazioni volte a vincere la noia, la solitudine, la mancanza di cose significative da fare, per affermarsi e dare un senso alla propria vita, forse alla ricerca di un ruolo “eroico” o di una foto sui giornali. Sembra talora che si voglia provare se la morte sia più interessante della vita, come se fosse possibile mettersi a cavallo fra l’essere e il non essere.( Corradini – Le frontiere del disagio giovanile e nuove emergenze educative)

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Liberamente tratto e integrato da: parla ti ascolto di Roberto Agostini . racconti di Patrizia Rossi ed. Ae

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