L’ Eucaristia e la famiglia, Chiesa domestica. Incontro con i genitori dei bambini della 1 Comunione.

In questo nostro percorso, nel quale  abbiamo riflettuto assieme su alcuni aspetti che riguardano la famiglia, come: La famiglia chiesa domestica, La famiglia e la preparazione alla Pasqua vorrei dedicare questa mia riflessione al rapporto che c’è fra l’ Eucaristia, la Messa e la vita famigliare. Questo non solo perché i vostri bimbi celebreranno il sacramento dell’ Eucaristia per la prima volta, ma perché  vi è davvero una forte relazione fra ciò che è la famiglia e ciò che vive la famiglia e la Messa.

Voi tutti sapete che è in corso il Sinodo sulle famiglie, che si occupa delle “Sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della Evangelizzazione”,  ma che non si esaurisce, come intendono farci credere i media solo sull’ ammissione dei divorziati risposati o conviventi alla comunione eucaristica, anche se questo è uno dei temi, certamente difficile e delicato che i padri sinodali si troveranno ad affrontare, ma perché, oggettivamente la famiglia si trova in un momento difficile. Da varie parti l’ istituzione familiare è attaccata e ancora di più la famiglia come è proposta nella tradizione biblica cristiana. Le varie risoluzioni che vengono proposte in ambito europeo, nelle legislazioni nazionali, un contesto culturale giorno dopo giorno stanno tentando di sgretolare quello che è uno dei fondamenti della società.

In questo panorama i cristiani sono chiamati alla testimonianza della famiglia fondata sul sacramento del matrimonio, indissolubile, fedele, fecondo, sacramento del vincolo che unisce Cristo alla Chiesa.

“ Ecco perché la famiglia trova nell’ Eucaristia il cibo che la sostiene, la forza per rimanere uniti, per affrontare le difficoltà e i problemi quotidiani alimentati dalla fede e dalla preghiera assieme” e dalla forza che viene dall’ unione sacramentale con il Signore Gesù nella S. Comunione.

L’ Eucaristia, la Messa è difficile da comprendere, specialmente per i bimbi …

È una frase che ho sentito dire spesso, anche da parte dei catechisti. Allora si tenta di moltiplicare, di inventare anche segni per mediare, per spiegare.

Tutti aiuti, che possono andare bene, ma che spesso vengono posti a prescindere da quello che è il fatto fondamentale: la Messa è un esperienza di un incontro di fede e d’ amore!

Se è un esperienza di fede non tutto potrà essere riportato e ricondotto alle nostre categorie. Non sarà possibile spiegarla attraverso un ragionamento logico/ deduttivo perché la fede, in quanto tale va oltre l’ umanamente percepibile, anche se ciò che è tipicamente umano non viene annullato ma proiettato e inserito in una dimensione oltre, ulteriore, quella soprannaturale, quella divina.

Spesso non si prende in considerazione quella che è l’ esperienza che si vive in famiglia con  gli atteggiamenti e i segni che l’ accompagnano. Cercherò, quindi di stabilire un parallelismo fra questi atteggiamenti e segni e la celebrazione Eucaristica.

Ritrovarsi

Avviene ancora prima dell’inizio della celebrazione. Persone che vengono da contesti e situazioni diverse, da luoghi diversi, diversi per età e per estradizione sociale, per idee e professione, eppure tutti

assieme per costituire un’ assemblea. Questo nostro convenire, non per coercizione, ma per un moto, inconscio, magari istintivo a formare un’ assemblea, la Chiesa, appunto, nella quale condividiamo, già con la nostra presenza, quella fede che  rinsalda i nostri legami con il Signore, ma anche fra noi, se non altro per riconoscerci come cristiani.

Mi veniva alla mente il ritrovarsi della famiglia, in genere, oggi la sera e la Domenica, magari con una componente anche un po’ più ampia, venendo da realtà diverse, che possono averci anche segnato, ma in questo ritrovarsi si rinsalda, o meglio così dovrebbe essere un progetto condiviso che non è fondato sull’ interesse, ma sull’ unità, sull’ appartenenza, sull’ amore.

Accogliersi

All’interno della famiglia siamo chiamati, obbligatoriamente se no vi è la frantumazione, a vivere l’esperienza dell’ accoglienza dell’ altro. I coniugi fra di loro, i genitori con i figli, ma anche i figli con i genitori, che sono quelle persone lì, concrete, con le loro bellezze e con le loro bruttezze, con limiti e slanci di grandezza, con quegli aspetti spigolosi del carattere, ma speriamo, anche con i gesti della tenerezza e dell’ attenzione.

Non sono la proiezione artificiosa e idealizzata di una persona che non esiste, ma, come ognuno di noi,  che necessita di stima, di ascolto, di sentirsi amata e accettata, compresa, aiutata nei momenti di bisogno e incoraggiata. Questa dovrebbe essere l’atmosfera che i vari componenti dovrebbero contribuire a creare. Allo stesso modo l’inizio della celebrazione della Messa è accompagnata da segni e parole di accoglienza che dovrebbero richiamare alla nostra mente l’ essere accolti da un Padre, Dio, che ci ama come membri di una grande famiglia, perciò fra noi tutti fratelli.

Riconciliati

La famiglia dovrebbe essere il luogo ordinario in cui si fa esperienza di riconciliazione e perdono. Attraverso il concedere e l’accogliere il perdono la famiglia si rigenera e ci rende consapevoli che la persona, nonostante l’ errore, è sempre più grande e nello stesso tempo che comunque anche noi sbagliamo e non possiamo sentirci superiori o perfetti. Quando nell’atto penitenziale, all’ inizio della Messa, compiamo il gesto di batterci il petto riconosciamo tutta la nostra fragilità e debolezza, invocando , nella preghiera l’ intercessione degli altri che sono assieme a noi per il perdono delle nostre colpe. Ma pensiamo anche al gesto della pace, che dovrebbe esprimere un’avvenuta riconciliazione. Quando in famiglia ci si educa e si vive questo riaccogliersi non dovrebbe essere difficile comprendere Dio come colui che venendoci incontro ci ama e ci perdona, ( Confronta la parabole del Padre misericordioso, vangelo di Luca cap. 15).

Ascoltare, dialogare

Parole, parole, parole!  È il titolo di una canzone di un po’ di tempo fa! Parole significative, banali, allusive, importanti, inutili … sussurrate, alterate, gridate, forse anche all’ interno dell’ ambito familiare!

La Parola è il mezzo ordinario della comunicazione, pensiamo a tutte quelle che diciamo e ascoltiamo, non ritenendo quelle che consideriamo banali, recependo quelle che consideriamo interessanti ed incisive. Dio si rivela a noi attraverso la Parola quella Parola che non è uguale alle altre, perché efficace, perché “viva e penetrate come una spada a doppio taglio”, come ci ricorda l’apostolo. Parola che narra i gesti dell’ amore di Dio a nostro favore e che viene “spezzata” nell’ omelia. Una parola che interpella alla quale noi siamo chiamati a dare risposta nella celebrazione attraverso le varie affermazioni, nella testimonianza nel concreto di ogni giorno.

Ecco  che nasce quel dialogo che va oltre il momento celebrativo, acclamazioni in risposta alla proclamazione, l’ affermazione della fede, Credo, le invocazioni della preghiera dei fedeli e si prolunga nella vita.

Prima di tutto in famiglia! La capacità di ascoltare e ascoltarsi. Ascoltare per scoprire l’ altro che ci sta accanto, mistero sempre inesauribile, ascoltarsi per comprendere sempre più noi stessi. Se all’ interno della famiglia manca il dialogo, essa sarà destinata a sgretolarsi per diventare una convivenza di estranei che coabitano.

Offrire e offrirsi

All’ ascolto segue l’ offerta del pane e del vino che diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo.

Scrive un commentatore: “ Noi portiamo all’ altare il pane e il vino, cioè quello che Dio ci ha dato e che noi abbiamo trasformato con il nostro lavoro, il frutto della nostra fatica e del nostro impegno. (…) Qualcosa di simile dovrebbe capitare anche nei rapporti familiari, perché la vita familiare è dono e offerta.

Se noi ci accogliamo, ci perdoniamo, dialoghiamo è per donarci l’ un l’ altro. Forse ci fa più comodo pensare che i problemi si risolvono semplicemente con i soldi, con la sicurezza economica. Ma è più facile dare i soldi che dare se stessi alla moglie o al marito, ai figli, agli anziani della famiglia. Certo, i soldi sono importanti, ma imparare ad offrirsi, a donarsi è molto più importante. (L’ Eucaristia e la famiglia di Matias Augias – Blog)

Memoria e presenza

Vi sono momenti, come anche cose che hanno una forte potenza evocativa. Il racconto dell’ istituzione, le parole della consacrazione fatte sul pane e sul vino hanno questa forza evocativa, ma non solo, vanno oltre perché il pane e il vino non sono solo segno, sono presenza vera, reale, palpitante del Signore Gesù che si dona, così il nostro non è solo un ricordare, ma un ripartecipare agli eventi della Pasqua oggi nel sacramento. L’ amore che si dona in famiglia, ma che si dilata e si amplia all’ esterno della famiglia stessa diventa segno vivo, reale  della presenza dell’ amore di Cristo in questo tempo, in questa realtà che stiamo vivendo. Del resto la tradizione cristiana ha sempre visto l’amore degli sposi come segno dell’ amore di Cristo alla sua Chiesa.

La comunione

Il momento atteso. Riceviamo in noi il Signore per diventare un tutt’ uno con Lui, con i fratelli. Ripensiamo alle parole a quelle parole che ascoltiamo quasi al termine della preghiera eucaristica: “  Ti preghiamo umilmente per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo”.

Riguardo ai coniugi mi sono subito venute in mente le parole della Genesi: “ Per questo l’ uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno un’ unica carne”.

Questo essere un tutt’uno, un unità unica del marito e della moglie su cui si fonda l’ unità della famiglia, quell’ unità disgregata dal peccato che ha bisogno della redenzione di Cristo e che si nutre della comunione con Lui per essere in comunione fra noi. In una comunione che travalica l’ ambito e le porte della nostra casa per diventare comunione con tutti i fratelli.

Missione e servizio

Finisce la celebrazione, ma ciò a cui abbiamo partecipato non può rimanere chiuso nello stretto spazio  del rito. In famiglia, nel lavoro, nella società siamo mandati a portare non quello che abbiamo celebrato, ma l’ esperienza dell’ incontro che abbiamo vissuto con il Signore crocifisso e risorto.

Riassumiamo velocemente:

  • Essere capaci di accogliere
  • Sempre disponibili al perdono
  • Dialoganti e aperti all’ ascolto
  • Disponibili a donarsi
  • Costruttori di comunione e di riconciliazione
  • In comunione con il Signore e con i fratelli
  • Essere testimonianza gioiosa e vitale della novità del Vangelo

 

Con quale stile?

Se vi è uno stile è quello “di mettersi il grembiule” pronti a lavarci i piedi gli uni gli altri, come si fa proprio in famiglia! Vediamo: lavare, stirare, preparare il pranzo, pulire la casa, aspettare l’ attenzione dell’ altro, tollerare e sopportare le arrabbiature che spesso nascono anche senza sapere perché, riconciliarsi e perdonare per primi.

E alla fine meravigliarsi e stupirsi perché tutto ciò è possibile e realizzabile, quindi lodare ringraziare il Signore che donandosi a noi ci aiuta e ci sostiene.

Spero di essere riuscito in quello che era l’ intento che mi ero prefissato, cioè far intuire che la Messa non è poi così lontana e fuori da quella realtà che è la prima e fondamentale esperienza che viviamo, quella della famiglia. Una famiglia che non è perfetta, ma perfettibile in cammino nel tempo, ma che sarà sostenuta e guidata dalla presenza del Signore, se noi lo accogliamo, e crescere così diventando sempre più comunità di comunione e d’ amore … con la consapevolezza che ciò richiede anche la dimensione del sacrificio, come la Messa ci ricorda sempre!

 Vorrei concludere con un testo di cui non conosco l’ autore e che ho trovato in rete, ma che trovo molto adatto e significativo:

 

…” I genitori altro non sono che la spiaggia da cui i figli con timore imparano ad allontanarsi, attratti da ciò che ancora non vedono. Ogni giorno di più si avventurano in acqua, sempre più lontano, a volte scomparendo all’ orizzonte. Rimane però in loro la certezza che quella spiaggia sarà sempre il luogo ove poter ritornare per riposarsi e da cui poter ripartire. Le famiglie passano, nei loro modi e nei loro tempi, qualcosa della propria vita alle nuove generazioni e se esse saranno capaci di dare quello che hanno ricevuto vorrà dire che il mondo procede. Il congedo a fine della celebrazione eucaristica vissuta con queste consapevolezze, non diventa un mesto e banale “La messa è finita”, ma invito a fare come Lui ha fatto, ritemprati dalla comunione, per portare quello che abbiamo vissuto, nel nostro quotidiano: siamo lanciati nel mondo, quasi buttati fuori, ma consapevoli di poter tornare ogni volta che lo desideriamo, per far rifornimento e poi ripartire” …( dalla rete autore sconosciuto)

 L’ Eucaristia è questa spiaggia a cui noi possiamo sempre tornare!

Qydiacdon.

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