Il Buon Pastore. Gv10,11-18, omelia con i bambini.

Domenica IV di Pasqua: delle pecore o del buon Pastore?

Il Vangelo ci pone davanti l’immagine del Pastore, che è un po’ lontana da noi oggi, come ho già detto altre volte, forse anche quella delle pecore. Non so quanti di voi bimbi abbiano mai visto una pecora?

Vi è una cosa, però, sulla quale penso siate tutti d’accordo con me: “ A nessuno  piace essere chiamato pecora”. Pensiamo subito di essere considerati dei fifoni, delle persone deboli, che non hanno il coraggio di dire le cose come si dovrebbero dire, di essere persone che non sanno far valere le proprie ragioni, di non essere liberi.

Eppure noi tante volte ci comportiamo proprio come delle pecore, che sono animali sensibili e miti, ma che hanno questa caratteristica: il bisogno di vivere assieme alle altre, è un animale sociale, quindi vivendo assieme alle altre le imita.

Allora proviamo a fare uno sforzo, immaginiamo per un attimo di essere delle “pecore”, senza per questo sentirci offesi. Siccome abbiamo bisogno di un pastore come lo verremmo?

Oggi succede che   ci lasciamo guidare, purtroppo, da tanti “ pastori” che hanno molti nomi! Pensiamo alle varie mode che ci propongono questo o quel modo di vestire, di pettinarci, di truccarci, lo dico per le ragazze, e per i ragazzi … di spararsi i capelli o di mettersi l’ orecchino.

Pensiamo alla “ pubblicità” che ci propone quali prodotti  consumare cibo, spazzolino, dentifricio, modello di auto, di telefonino, sarebbe una lista lunga … anche  come e dove andare in vacanza.

Ai grandi direi questo o quel personaggio che si propone come la persona che ha l’ assoluta ricetta per risolvere i problemi e si fa così se no si sfascia tutto …

Questi sono quei “pastori mercenari”, che non a cuore il bene del gregge, ma solo i loro interessi e che vorrebbero guidarci, allo stesso modo che  fa il pastore, ma sono cattivi pastori.

Ma oggi Gesù ci dice attenzione: IO SONO IL BUON PASTORE! SOLO IO

 Allora vi voglio raccontare una cosa … tanto, tanto, tempo fa

“ Immaginate una notte, brutta, ma proprio brutta, e un uomo che era stato via da tanto tempo dalla sua casa  e vi stava tornando.  L’ aria fredda e pungente gli sferzava la faccia. S’ incamminò sulla vecchia mulattiera che conduceva al paese … mentre usciva dal bosco scoppiò un temporale. Un fulmine cadde su una grossa quercia. Su quella strada passavano molti greggi con i loro pastori,  per tornare agli ovili, che  si vedevano nelle vallata, alla luce dei fulmini,  possibile che nessuno dei pastori avesse sentito quel belare? Che nessuno si fosse accorto che mancava una pecora? Forse si era sbagliato! Ecco un altro belato! Allora l’uomo  prestò ancora più attenzione, ancora un lampo,  e alla luce di quel lampo vide una fessura abbastanza grande, il belato sembrava provenisse proprio da lì. Era come fosse un grido che invocava aiuto. Il lungo cammino e la ricerca lo avevano ormai stremato, ma raduno le forze ed entrò.

Un agnellino giaceva ferito in una pozza d’acqua. Lo sollevò, lo accarezzò e se lo strinse al petto. Poi si addentrarono un po’ più a fondo nel cunicolo, dove era asciutto, si sedette appoggiato alla roccia tenendo sempre l’agnellino stretto sul suo cuore e così lo riscaldò. Il battito del cuore dell’uomo tranquillizzò la bestiola, che smise di belare e trascorsero la notte avvinghiati. Al mattino, il sole illuminò la caverna e li svegliò. L’ agnellino e l’ uomo erano baciati dal sole. L’uomo accarezzò l’ agnellino che zampettò belando d’ allegria, pieno di voglia di vivere…

 Io non so se quell’ uomo, che veniva da lontano, avesse mai fatto il pastore, ma certamente, mi sembra, che si sia comportato come il buon pastore di cui ci parla il Vangelo.

Noi con il peccato ci siamo smarriti e la nostra vita, lontano dal Signore è come essere nel cuore di una tempesta, di un temporale, anche  se magari non ce ne rendiamo proprio conto. Allora pensiamo di andare ancora più lontano, di fare chissà quali cose, salvo poi ritrovarci feriti, soli, abbandonati.

Questo succede quando diamo retta e andiamo dietro a quei pastori di cui vi parlavo prima, ai quali non importa nulla di noi, e se ci perdiamo, se siamo feriti non ci vengono a cercare, pensano a loro stessi.

Gesù che passa nella vita e nella storia delle persone, anche nella vostra di bimbi, fa come quell’ uomo. Presta l’orecchio, sente il nostro grido, ci cerca, ci soccorre e ci prende vicino al suo cuore. Vicino al cuore di Gesù si sta bene, il suo battito è quello che, se stiamo attenti, ci dice tu sei importante per me, ti voglio bene … Sei stato un agnello testardo e hai voluto fare come volevi tu … ma io non ti lascio!  Certo la “notte” è brutta e fa paura, tanti bimbi e tanti grandi hanno paura del buio e dormono con una piccola luce accesa, ma in questo buio io sono con te per riscaldarti se hai freddo e, passata, la notte … ecco il sole, ecco la vita … perché Gesù è la vita, dona la vita ed è venuto “perché noi abbiamo la vita e l’ abbiamo in abbondanza” …

Comprendiamo meglio, così, le parole dell’ apostolo Giovanni che ci dicono: “Carissimi, ( siamo tutti noi), vedete quale grande amore ci ha dato il Padre …” e lo dà anche oggi in questa Messa, ancora una volta attraverso il suo Figlio Gesù.

Preghiamo, Gesù in questo modo :

… Signore tu ti sei raffigurato come il pastore buono, che conosce ogni pecora una ad una, e quando una si perde lasci tutto il gregge per andare a cercarla. Signore non vogliamo essere pecore senza pastore. Abbiamo assoluto bisogno di Te, della tua parola che orienta e nutre la nostra vita. Fa’ che nella difficoltà vediamo chiaramente la tua presenza e la tua Provvidenza che ci soccorre… ( adattata dal Calendario: La tenda di Cristo – agosto 1999)

 Soli Deo Gloria, qydiacdon.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *