XXIII Domenica ordinario C – Chi può conoscere il volere del Signore?…

Dal libro della Sapienza

Quale, uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.
A stento immaginiamo le cose della terra,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi ha investigato le cose del cielo?
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito
e furono salvati per mezzo della sapienza».

Parola di Dio

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore
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Noi spesso, anche nella nostra vita di fede vorremmo insegnare a Dio a fare il Dio. Perché Dio non fa questo, perché non fa quello… come può permettere che accadono certe cose , magari proprio a me che faccio tutto quello che posso …
Il libro della Sapienza ci mette in guardia: “Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, (…) A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo?”
In un mondo in cui sembra che la scienza e la tecnologia siano le nuove divinità crescere in Sapienza appare difficile. Sapienza non deve essere confusa con la pura e semplice conoscenza. Questo verbo ha il significato di dare sapore, imprimere gusto, assaporare. Allora cosa può dare sapore alla nostra vita, alla domanda di senso dell’esistenza umana, alla ricerca di autenticità e di verità dei giovani che cercano così spesso di fuggire buttandosi nell’ assunzione di sostanze, nell’alcol, non di rado nella violenza; pensiamo all’adesione ad una baby gang come affermazione di sé.

Gesù si propone come risposta. Vuoi dare sapore alla tua vita? Diventa mio discepolo. Attenzione, però, alla fede facile. Nel vangelo Gesù traccia le esigenze che occorrono per seguirlo. Le sue sono esigenze impegnative.
Il Maestro adopera anche un linguaggio forte: “Chi non odia …” occorre stare attenti, però, colui che predica l’amore non può dirci di odiare. Quel:
“Chi non odia” significa, come dice qualche commentatore, “ Io posso essere amato più di ogni altra cosa…”, sarebbe come dire che una ragazza è un vero schianto per dire non è brutta.(Curtaz)

Il Signore ci mette in guardia! Vuoi seguirmi? Guarda che non sarà così semplice, come una bella passeggiata, ma tanti in duemila anni di cristianesimo l’hanno accolta e tanti ancora l’ascoltano, anche fra le prove e le intemperie di questo mondo. Anche quando si affacciano alla nostra mente domande alle quali noi non sappiamo rispondere, ma continuiamo a credere, sperare, lottare in mezzo alle nostre contraddizioni e alle mille contraddizioni del mondo. Un mondo in cui Dio e Gesù appaiono spesso come degli sconosciuti oppure come dei bancomat da cui prelevare quello che ci soddisfa.

In una società poi in cui si conta per ciò che si possiede, il Signore, ci invita anche a rinunciare all’avere per essere veramente ciò che dovremo essere: discepoli di Gesù pieni di umanità, ma allo stesso tempo anche intransigenti nei confronti del male e del peccato che tante volte è anche dentro noi stessi.

Quante domande ci pone quello che Gesù ci dice oggi, ma se mettiamo Lui al primo posto le cose si ricompongono. Gesù al primo posto ci aiuta a vivere tutte le altre dimensioni della persona, anche quella della sofferenza.
Mettiamolo sul podio più alto della nostra vita!

Deo gratias, qydiac don

Al primo posto – BUONA DOMENICA! XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C  | Cantalavita

 

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