Meditazione mariana Festa della Visitazione di Maria

Oggi si parla spesso degli ultimi, identificandolo con i poveri, con le categorie meno abbienti, ed è vero, ma io credo, che vi sia una categoria speciale di ultimi. Sono quelli che si fanno ultimi per il Vangelo. Esattamente come ha fatto Maria che nell’ annunciazione si fa piccola, ultima di fronte al disegno di Dio, che è infinitesimale più grande di Lei: Ecco sono la serva del Signore, dice. Vorrei che ci soffermassimo, però sull’ immagine di Maria, che in quei giorni, si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda dalla cugina Elisabetta.

In questa dinamica di Maria che va, e porta Gesù, vi è quella dinamica che dovrebbe essere nostra, di ogni battezzato, di tutta, la Chiesa. Ciascuno di noi oltre a che portare Gesù nella propria vita lo dovrebbe portare agli altri, esattamente come ha fatto Maria per generare gioia, stupore e meraviglia: “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?”

Ma io non posso portare chi non ho. La Madonna ha accolto la proposta sconvolgente di Dio e ha generato in lei l’autore della vita, ma proprio per questo lo ha potuto portare alla cugina Elisabetta e continua a portarlo e ad indicarlo a tutti noi. Ricordate le nozze di Cana:” Fate quello che vi dirà”.
Allora accogliamo Gesù in noi, ma per questo non basta un sì generico, ma un sì costante quotidiano che dura tutta la vita, come quello di una madre nei confronti dei propri figli. Le mamme, quando sono tali, nella loro maternità non si stancano mai di dire il proprio sì. Continue reading

III Domenica di Pasqua: Emmaus

III Domenica di Pasqua: Emmaus dalla delusione alla gioia, all’ annuncio

Dal Vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Parola del Signore

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Il cammino dei due discepoli di Emmaus rappresenta un po’ il cammino della nostra vita in cui spesso proviamo delle delusioni. Cos’è la delusione?
Noi siamo delusi quando vediamo che quello che vorremmo, che quello che sogniamo, desideriamo non è secondo quello che si realizza, quello che ci aspettiamo. Quando vorremmo che una persona che ci è cara ed è malata guarisse, quando io mi sono preparato per un colloquio di lavoro e non sono stato assunto, quando ho studiato per una verifica, cari ragazzi, ma non è andata. Ma non solo quando le persone su cui contiamo non sono come ci sembravano. “Eppure pensavo che quella persona fosse proprio diversa, non uguale agli altri.” Allora viene dentro di noi una grande sentimento di amarezza.
E’ quello che stanno sperimentando questi due discepoli che da Gerusalemme si stanno recando a Emmaus. “Conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversano e discutono insieme:… noi speravamo che fosse Lui che avrebbe liberato Israele.” Speravamo… Continue reading

Chi c’era in principio? Dal commento teologico alla favola di Pinocchio

 

1 In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era, in principio, presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. ( Dal Vangelo secondo Giovanni)

C’era una volta …
“Un re!” diranno subito i miei piccoli lettori.
No ragazzi, avete sbagliato.
C’era una volta un pezzo di legno

Chi si accinge a raccontare una fiaba o a compiere una meditazione teologica incontra subito il problema dell’inizio: come si deve cominciare? Da chi si deve partire? Chi c’era una volta? Le fiabe propongono da sempre una soluzione concorde: c’era una volta un re.
Non ci sono dubbi sulla riposta da dare. In principio c’è Dio. “In principio era il Verbo”. (Gv 1,1) In principio c’è lo Spirito di Dio; anzi tutti i principi sono dello Spirito: il principio della creazione, il principio dell’opera di salvezza, il principio dell’umanità redenta cioè della Chiesa.
In principio dunque c’è “il Re” che si è mostrato ad Isaia nell’ora della sua vocazione: “I miei occhi hanno visto il Re, il Signore degli eserciti” (Is. 6,5). Proprio perché da sempre questo infinito e semplicissimo oceano di luce, di fuoco, di gioia che è il Dio eternamente vivo ed eternamente beato, riempie ogni pensabile spazio, proprio per questo siamo salvi dal nulla. (…)

Senza Dio l’universo è un deserto, e l’uomo, per quanto talvolta appaia grande a se stesso, non lo riempie. Non riesce neppure a riempire il suo mondo interiore: l’uomo, per qualche aspetto, è uno spazio dello spirito che chiede di accogliere una presenza.
A chi dobbiamo fare attenzione?
Se in principio c’è il Re, l’attenzione primaria deve essere per lui. Dio, se esiste, non tollera di essere posposto o di essere sottointeso neppure metodologicamente, neppure per un istante. Nulla è più comico dell’asserita opportunità di comportarci “ut si Deus non daretur” – come se Dio non esistesse – nell’intento di restituire all’uomo e al mondo la dignità e il gusto di una giusta secolarità. Se Dio esiste, le cose sono essenzialmente relative a lui, sicché ogni altro modo di considerarle ne insidierebbe l’autenticità.
Se mi metto a pensare, amare, sperare, vivere come se Dio non ci fosse, similmente mi metto a pensare, amare, sperare, vivere come se neppure io avessi qualche consistenza.
(…)
Perciò da qualunque punto si parta, si arriva sempre ad attingere il progetto unico e onnicomprensivo di Dio. (…)
Si cominci pure da un pezzo di legno, purché lo si esamini senza alcun pregiudizio, e, se inaspettatamente si udrà uscirne una voce, non la si neghi – come maestro ciliegia – in nome di qualche assioma prefissato. Il Collodi, che pone all’inizio del suo discorso un pezzo di legno, riesce alla fine a raggiungere il Padre.(…)
Del resto chi parla dell’uomo, parla anche implicitamente anche di Dio, del quale l’uomo è immagine.

Ridotto da: Contro maestro ciliegia card. Giacomo Biffi – Commento teologico alle avventure di Pinocchio

ROMA. Pinocchio, il successo a 193 anni da nascita di Collodi - Giornale La Voce

… Verso il sommo bene …

Se il tuo amore sarà un amore puro, libero e conforme al volere di Dio, sarai affracanto dalla schiavitù delle cose. Non desiderare ciò che non ti è lecito avere; non volere ciò che ti può essere di impaccio, privandoti della libertà interiore.
(…) Se tu andrai cercando queste cose o quest’altro; se vorrai essere qui oppur là, per conseguire maggiormente il tuo comodo e il tuo piacere, non sarai mai in pace, libero da angosce; perchè in ogni cosa ci sarà qualche difetto e
dappertutto ci sarà una che ti contrasta. (…)
Non sarà certo un luogo che ti darà sicurezza, se ti manca il fervore spirituale. Non sarà una pace cercate fuori di te che reggerà a lungo, se ti manca quello che è il vero fondamento della fermezza del cuore: vale a dire se tu non sei
saldamente in me. Puoi trasferirti altrove quanto vuoi; ma non puoi migliore te stesso. Se affacciandosi un’occasione, la coglierai, troverai ancora, e ancora di più, quello che avevi fuggito.

Dall’ Imitazione di Cristo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

8..

XXIX Domenica C “ Pregare sempre senza stancarsi mai”

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»
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“Il Figlio dell’uomo troverà ancora fede sulla terra?” Bella domanda Gesù.
La guerra, la situazione economica che stiamo attraversando, con
l’aumento dell’energia, per tanti l’impossibilità di far fronte a bisogni fondamentali come, ad esempio potersi scaldare quando arriverà l’inverno, o poter mangiare. Di fronte a palesi ingiustizie dove alcuni percepiscono retribuzioni eccessive e altri nemmeno da sopravvivenza.
Che dire poi della malattia, della morte di chi ci è caro, ma che anche noi dovremo sperimentare!
Credere non è né scontato, né facile così la nostra fede può vacillare, per non dire poi della sofferenza dei piccoli dei bambini quando vengono presi da mali incurabili, perché la Dea scienza è impotente.
Vero le difficoltà, il dolore, ci fa mettere in discussione Dio! “Se Dio c’è perché permette …” Si sente spesso dire. Continue reading

XXIII Domenica ordinario C – Chi può conoscere il volere del Signore?…

Dal libro della Sapienza

Quale, uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.
A stento immaginiamo le cose della terra,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi ha investigato le cose del cielo?
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito
e furono salvati per mezzo della sapienza».

Parola di Dio

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore
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Noi spesso, anche nella nostra vita di fede vorremmo insegnare a Dio a fare il Dio. Perché Dio non fa questo, perché non fa quello… come può permettere che accadono certe cose , magari proprio a me che faccio tutto quello che posso …
Il libro della Sapienza ci mette in guardia: “Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, (…) A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo?”
In un mondo in cui sembra che la scienza e la tecnologia siano le nuove divinità crescere in Sapienza appare difficile. Sapienza non deve essere confusa con la pura e semplice conoscenza. Questo verbo ha il significato di dare sapore, imprimere gusto, assaporare. Allora cosa può dare sapore alla nostra vita, alla domanda di senso dell’esistenza umana, alla ricerca di autenticità e di verità dei giovani che cercano così spesso di fuggire buttandosi nell’ assunzione di sostanze, nell’alcol, non di rado nella violenza; pensiamo all’adesione ad una baby gang come affermazione di sé. Continue reading

XXI Domenica ordinario C; 2022 – Sono pochi quelli che si salvano?

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
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“Sono pochi quelli che si salvano?” Che potremmo anche tradurre: “Sono pochi quelli che sono in Paradiso?”.
La domanda è mal posta da questo tale, che evidentemente pensa di essere fra quei pochi, ma il Signore non risponde a questa domanda. Vi è una tentazione pericolosa che è quella di sapere se siamo in regola, se abbiamo i punti necessari e completato la raccolta per la tessera di accesso al Paradiso.
Questa tentazione subdola ci porterà poi a considerarci dei cristiani di serie A, di far parte di un gruppo speciale che può guardare gli altri dall’alto al basso.
La risposta di Gesù è invece una sferzata per tutti noi! “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.”
Ma di quale porta sta parlando Gesù? Gesù sta parlando della porta della fede; mantenerla non è facile, ha bisogna di una forza supplementare, specie nei momenti impegnativi e difficili della nostra vita. Continue reading

Dal Vangelo secondo Luca XIX Domenica ordinario C- Fede e vigilanza

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
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Vorrei fermarmi con voi a riflettere su due temi che con chiarezza emergono dalle letture che abbiamo ascoltato. Il primo è quello della fede e il secondo è quello della vigilanza.

Il Catechismo della Chiesa cattolica ci dice che la fede è un dono di Dio, la riceviamo con il nostro Battesimo che
per perseverare crescere e vivere ha bisogno di essere nutrita dalla Parola di Dio operare dalla carità e sostenuta dalla speranza, ma che può essere anche persa se non alimentata Continue reading

XVI Domenica ordinario anno C – Ospitalità … accoglienza

 

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta»
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Marta e Maria, a volte vengono messe in contrapposizione. Cosa privilegiare? Una fede che nasce da una specie di quietismo o una fede che nasce dall’ attivismo? In realtà non è così? Prendiamo una moneta, anche
l’euro, ha due facce, che in realtà penso anche un po’ bruttine. Così anche della fede, che si esprime con due modalità come dice il Vangelo. Marta e Maria conoscono Gesù e lo accolgono nella loro casa. Ma andiamo a vedere come. “Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.”

«La fede nasce dall’ascolto». Lo dice san Paolo nella Lettera ai Romani, riducendo al minimo i vocaboli (Rm 10,17). La fede è relazione personale, è relazione fra persone perché è fiducia interpersonale e nasce dall’ascolto dell’altro.

“Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. Dice Gesù a Marta.
Ma cosa significa quello che potrebbe sembrare un rimprovero che viene fatto a chi si sta facendo in quattro per accogliere l’ospite, arrivato. Significa una cosa molto semplice. Certo quello che sta compiendo Marta sono segni di considerazione e di amicizia verso Gesù ma vi è qualcosa che sta a monte di tutto questo, che viene prima: l’accoglienza interiore da cui potrà poi nascere tutto il nostro agire. Conoscere Gesù e il Vangelo, pregarlo e accettare i suoi insegnamenti. Tutto questo può nascere, però solo se noi ci mettiamo in ascolto della sua Parola. Ascoltando la Parola potremmo poi immergerci in un vero autentico servizio agli altri. Come una moneta che ha due facce, come il nostro corpo che ha due polmoni Maria e Marta rappresentano le caratteristiche del discepolo, non uno piuttosto che l’altro non la contemplazione contro l’azione, ma un binomio inscindibile.

Solo così potremo compiere gesti di carità autentica come quello del buon samaritano che ascoltavamo Domenica scorsa. Azione che trae il suo nutrimento dalla preghiera.
A questo punto occorre che riflettiamo su come sia la nostra preghiera. Se essa assomiglia ad un grande elenco di richieste, oppure un’ora circa di Messa domenicale, per carità l’Eucaristia è la preghiera per eccellenza, ma è veramente un accogliere con tutti noi stessi, mente, cuore, Gesù e con Lui il vangelo imitando Abramo che accoglie i tre uomini alle querce di Mamre. Continue reading

Preghiera della Visitazione ( 31 Maggio) dagli scritti del beato fr. Charles di Gesù (de Foucauld)

Maria, Madre sollecita nella Visitazione,
insegnaci l’ascolto della Parola,
un ascolto che ci fa sussultare e, in fretta,
ci fa dirigere verso tutte le situazioni di povertà
dove è necessaria la presenza del Figlio tuo.
Insegnaci a portare Gesù,
silenziosamente e umilmente, come hai fatto Tu!
Le nostre fraternità (famiglie) siano in mezzo
a coloro che non lo conoscono
per diffondere il Suo Vangelo
testimoniandolo non con le parole ma con la vita;
non annunciandolo ma vivendolo!
Insegnaci a viaggiare semplicemente
come hai fatto Tu,
con lo sguardo sempre fisso su Gesù
presente nel grembo tuo:
contemplandolo, adorandolo e imitandolo.
Maria, donna del Magnificat,
insegnaci ad essere fedeli alla nostra missione:
portare Gesù alla gente!
O Madre diletta, è la tua stessa missione,
la prima che Gesù ti ha affidato
e che ti sei degnata di condividere con noi.
Soccorrici e intercedi per noi affinché facciamo
quello che facesti tu nella casa di Zaccaria:
glorificare Dio e santificare le persone in Gesù,
grazie a Lui e per Lui! Amen!

Visitazione della Beata Vergine Maria