XXIII domenica ordinario B: Apriti …

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
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La liturgia della Parola di oggi inizia con un grande invito alla speranza, “quella bimba piccola che cammina per mano a fede e carità”, come scrisse Peguy.
“Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi»

Isaia parla al popolo di Israele in un momento di crisi, di grande sconforto. Un momento non molto dissimile da quello che stiamo attraversando anche noi. Anche i nostri cuori sono smarriti perché vediamo, in una situazione grave, che anche chi dovrebbe guidare con responsabilità e buon senso procede per tentativi, restrizioni, imposizioni andando a toccare diritti fondamentali come la libertà delle persone.
IL nostro mondo, la nostra società traballa, basta leggere i giornali, guardare i notiziari, che stanno facendo non opera di informazione, ma di un’informazione non corretta. Vi sono segni intorno a noi, ma anche, forse, dentro di noi di una dissoluzione su valori fondanti, quali appunto la libertà, ma non solo. I prepotenti sembrano essere sempre vincitori, gli onesti non sono difesi, interi popoli assettati di libertà continuano ad essere oppressi. Vi sono difensori della giustizia che vengono eliminati, assassini che restano impuniti; i principi della legge morale vengono disillusi o derisi.

Una società che credeva di diventare più giusta e fraterna eliminando dall’ uomo, per chi crede il pensiero di Dio, come sta avvenendo per i cattolici in Cina, e per chi non crede, la dimensione spirituale che volge il suo sguardo in alto ai grandi valori universali per il bene della persona, a tutti oggi viene detto: “Non temete”. Per i cristiani occorre quindi recuperare il senso di Dio, e per tutti, anche quelli che non lo sono recuperare il senso di quei valori eterni come: la giustizia verso tutti, la misericordia, l’onestà, la capacità di rinunciare, la capacità di un amore vero.
Il profeta uomo di Dio, cerca di infondere coraggio e serenità richiamando al popolo la vicinanza di Dio.

Giacomo ci invita alla concretezza della fede vissuta in modo molto concreto, mettendo in guardia dal viverla, ma anche di vivere la nostra umanità, in base al criterio dei favoritismi personale. Un atteggiamento che è sempre stato molto diffuso, ma che non va’ secondo la logica evangelica che ci dice di non fare preferenze di persone in base alla loro condizione sociale, al loro tenore di vita economico, politico.

Probabilmente i tempi in cui scriveva Giacomo non sono molto dissimili dai nostri. Noi tutti facciamo preferenze e trattiamo le persone secondo ciò che nasce dall’ apparenza, dalla ostentazione, verso chi detiene un certo “status quo” in un modo, verso chi non lo detiene in un altro. Giacomo ci dice che questo per il cristiano non è giusto, ma lo è anche per chi cristiano non è. Occorre andare oltre le apparenze, al di là di quelle differenze che ci conducono a vedere nell’altro uno come noi: persona unica e irripetibile, con una sua dignità.

Nel miracolo della guarigione del sordomuto Gesù, traendolo in disparte, compie un gesto che vuole esprimere un’intimità profonda dice apriti.
Quell’apriti è rivolto anche a noi che spesso siamo sordi e ciechi al grido dei poveri della terra rinchiudendoci in chiacchere inutili che accompagnano la nostra esistenza quotidiana rinchiudendoci nella vita di ogni giorno.

Per noi significa aprirci non solo alle ingiustizie e alla povertà del grido di aiuto di tanti nostri fratelli ma aprirci recuperando un autentico rapporto di fede con il Signore facendo dell’amore- carità il metro della nostra esistenza.

qydiacdon

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