XII Domenica ordinario: il cristiano … un profeta

Quando siamo stati battezzati ciascuno di noi ha acquisito la dimensione sacerdotale, regale e profetica.
Nel Vangelo di questa Domenica ci viene, fra i tanti motivi di riflessione ricordata questa dimensione.
I profeti erano quelli che ricordavano ai re e al popolo di Israele
l’impegno di fedeltà all’Alleanza, “esortando, richiamando a tempo opportuno e inopportuno. Per questo l’ostilità e la persecuzione accompagnava spesso la missione del profeta.
Dice Gesù ai suoi nel vangelo: “Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze… poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto.”

Il Vangelo non può rimanere nascosto o chiuso nelle sagrestie, ma deve essere urlato, gridato, con la vita, ma anche con la parola.
“14Ma come potranno invocare il Signore, se non hanno creduto? E come potranno credere in lui, se non ne hanno sentito parlare? E come ne sentiranno parlare, se nessuno lo annunzia? 15E chi lo annunzierà, se nessuno è inviato a questo scopo?” Leggiamo nella lettera ai romani (Romani cap 10-trad. TILC).
Senza paura di dispiacere a qualcuno, magari ai potenti di questo mondo, ma anche a coloro che non hanno la nostra stessa fede, certo con carità, ma senza reticenze, senza equivoci, senza sincretismi. Scriveva il cardinale Biffi: “Egli(Gesù) ha di mira una Chiesa che abbia il coraggio di proporre energicamente la novità del vangelo senza attenuazioni e senza sconti. E se anche è contraddetta o disprezzata dai padroni del sapere e della comunicazione non si rassegna mai al silenzio pavido o all’ attitudine riverenziale di fronte alla cultura dominante. Anzi non teme di apparire retrograda o stolta agli occhi del mondo”

A volte si ha l’impressione che non sia così e si rinunci ad un annuncio franco del vangelo per quieto vivere, per quello che viene definito “rispetto umano”, quasi che annunciare Gesù, il Vangelo metta a disagio. Non fare della sociologia, non annunciare nostre idee o opinioni o valori umani anche importanti, come i sentimenti di solidarietà, di dialogo e di pace, che pure il vangelo annuncia, ma che sono veri solo in riferimento a Gesù, così ci viene richiesta un’integrità dell’annuncio che è quello del Signore crocifisso, risorto speranza per la nostra vita terrena e per quella eterna.

Per questo al cristiano è richiesto un rapporto vivo e totalizzante con un Dio vivo, ma che vuole anche che noi lo riconosciamo in quanto tale. Essere cristiani non significa solo una dottrina da praticare, ma soprattutto una persona da amare e questa persona è Gesù.
“…chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini,  anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”

Esseri profeti, annunciatori di Gesù, del Vangelo oggi, come nel passato non sarà certamente facile.

Ecco la situazione del profeta come ci viene presentata dalle letture:
“Sentivo la calunnia di molti:
Terrore all’intorno!
Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:
«Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta” (1 lettura)

“Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me” (salmo resp.)

Per questo il Signore, ancora una volta ci dice: “Non abbiate paura” e ancora: “Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori vacilleranno
e non potranno prevalere…”

Questa è la forza del cristiano che incoraggia gli altri ma che si appoggia sul Signore, che rifiuta la violenza, ma che nessuna violenza può intimorire al servizio della verità del vangelo.

È vero noi siamo spesso deboli, imperfetti, non all’ altezza e forse tante volte più che annunciare tacciamo pieni di perplessità e di paure, in questa Eucaristia chiediamo al Signore di essere quindi forti. Forti in Colui che ci dà la forza e ha sostenuto i martiri, i santi e tanti cristiani che non hanno avuto timore di annunciare il vangelo “dalle terrazze”.

Deo gratias, qydiacdon

 

Non temere – Buona domenica! – XII domenica del Tempo Ordinario ...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *