V Domenica di Pasqua: Vi do un comandamento nuovo ….

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
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Un comandamento nuovo …
Eppure di amore quante cose si sono dette nell’arco della storia dell’umanità. Scrittori hanno versato fiumi d’inchiostro per dire cos’è l’amore. Provo a citarvene qualcuno. Fromm scriveva l’amore immaturo dice: “ti amo perché ho bisogno di te” L’amore maturo dice “ho bisogno di te perché ti amo”.
Platone dice: “L’amore è l’artefice di tutte le cose”. Dante Alighieri così scriveva: “È l’amore che muove il sole e le altre stelle”.

Molto spesso l’amore, oggigiorno, però, viene ridotto alla sensualità, al sesso, alla pura e semplice passione oppure quando si è innamorati si crede di essere già capaci di amare, ma non è così. Gesù parlando di un comandamento nuovo dice: “che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.”

Allora andiamo a vedere come ci ha amato Gesù. Un commentatore ha scritto: “Non è un invito ad un amore generico, a voler bene a tutti. Non si ama l’umanità, ma le persone. Quella persona concreta che hai davanti, che incontri. Per Gesù amare vuol dire “reciprocità”, relazione, comunione. Per Lui amare è voce del verbo “servire”, “lavare i piedi”, “donare”. Reciprocità vuol dire che oltre al “dare”, bisogna imparare anche a “ricevere”. Se da una parte amare vuol dire “amare qualcuno”, dall’altra, amare vuol dire “lasciarsi amare da qualcuno”. (D. R.Vico)

Gesù si è fatto carico di noi, non è rimasto un Dio asettico, ma è entrato in relazione con noi, pienamente e totalmente con la nostra umanità. Si è fatto servo a tutti, ha accolto tutti, come ci dice il gesto della lavanda dei piedi.

Amare vuol dire sacrificio fino al donarsi completamente e pienamente, ma come ci viene ricordato significa anche lasciarsi amare.
A questo punto dobbiamo porci due interrogativi, quanto noi amiamo il Signore, ma anche quanto siamo disponibili a lasciarci amare dal Signore, perché a volte mi sembra che noi non siamo così disponibili.
Vero che il Signore non di rado ci conduce su vie difficili, ma se ci lasciamo amare da Lui possiamo percorrere anche queste vie difficili, non sentendoci soli e abbandonati.

L’ amore come ci ha insegnato è quello che contraddistingue il cristiano, in un mondo che per tanti aspetti sembra che non sappia più amare.
Questo deve essere il nostro segno distintivo.
Questa è la grande responsabilità di noi battezzati.

Spesso vi è un’impostazione di fondo che ci inganna: noi pensiamo che dobbiamo farlo da soli. Non è così! Chi ha sperimentato l’amore sa che non è così. Noi amiamo perché siamo stati amati. Così ha fatto il Signore con noi, perché il Signore riempie del suo amore la nostra vita, così la nostra vita dovrebbe traboccare di amore.

Accogliamo, quindi, l’amore del Signore e scopriamoci capaci di amare anche quando ci vengono chieste cose difficili perché siamo ricolmi di
quell’amore che il Signore ha avuto per noi donandosi sulla Croce, ma soprattutto con la sua Risurrezione.
In questo mese di Maggio che è dedicato a Maria chiediamo la sua intercessione perché ci guidi sulle vie dell’amore del Signore, quelle vie che lei ha percorso dall’ Incarnazione alla Pasqua.

Deo Gratis, nunc et semper, soli Deo gloria, qydiacdon

 

Quinta domenica di Pasqua

 

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