UN RACCONTO PER PARLARE DI RISURREZIONE

Osvaldo era in monastero da non molto tempo, era un bravo novizio, diligente, studiava, non era pigro, pregava con un cuore Sincero, insomma voleva davvero diventare un bravo monaco e piacere al Signore, ma da un po’ di tempo aveva come un pallino, un chiodo fisso che non gli passava dalla mente… “Come sarà dopo?” Che cosa avverrà nella risurrezione, come saremo noi? “La vita dopo sarà circa come quella che conduciamo qui oppure…?”

 Aveva letto i sacri testi, ma le risposte che davano non lo tranquillizzavano fino in fondo, alcuni poi faceva proprio fatica a comprenderli…


Assillato da questi dubbi, un giorno decise di andare dall’Abate. L’Abate voleva bene a quel giovane e l’accolse con molta gioia. L’ascoltò con attenzione. Osvaldo era sicuro che avrebbe chiarito i suoi dubbi, sapiente com’era e con un cuore così vicino al Signore.

Dopo un po’ di silenzio l’Abate gli disse: Sali sulla montagna, forse lassù capirai. Anzi ti chiedo un favore, porta con te frate Elia è ormai quasi cieco e non esce più; quando poteva, lui andava sulla montagna e conosceva perfettamente il sentiero, anche se non vede molto gli farà sicuramente piacere.

Osvaldo rimase perplesso… guarda un po’ – pensava fra sè – io vado a parlargli dei miei dubbi e lui mi manda a fare una passeggiata e per giunta devo portarmi anche Elia, che più di un aiuto sarà un peso, ma con spirito di obbedienza si preparò a partire.

Elia era molto contento, dapprima il sentiero era dolce e gradevole, poi cominciò a inerpicarsi sulla montagna e restringersi, saliva velocemente. A un certo momento gli alberi fecero posto a una vegetazione rada una po’ più in alto si vedeva la neve.  Più avanzavano più faceva freddo e si trovarono sul terreno gelato.

Osvaldo cominciò a preoccuparsi, forse l’Abate gli aveva affidato un’impresa superiore alle sue forze ma Elia, quasi a percepire il timore che stava prendendo il cuore del novizio, gli disse stai tranquillo non è impossibile, solo un po’ difficile…

Poi improvvisamente sul sentiero calò la nebbia. Una nebbia che non permetteva di vedere niente, Osvaldo fu lì lì per tornare indietro, quando Elia gli disse- Non ti preoccupare, posso guidarti io se ti fidi, ho percorso tante volte questo sentiero, che è scolpito nella mia mente, fidati! –

Tornare indietro e ammettere la sconfitta, non gli piaceva, certo lasciarsi guidare da uno quasi cieco non era il massimo, ma accettò di correre il rischio…. Superarono la nebbia e arrivarono alla cima e là si apri davanti a loro un panorama bellissimo, il sole era riapparso e mandava una luce tale che Osvaldo non aveva mai visto così luminosa, le montagne sembravano una corona scintillante di pietre preziose per i riflessi del sole sul ghiaccio… si fermarono in silenzio.

Al ritorno al monastero l’abate  lo mandò a chiamare e gli chiese:- Hai trovato la risposta che cercavi?-.

A malincuore il giovane rispose: -… ho contemplato qualcosa di bello e di straordinario, ma non ho trovato la risposta…-

L’Abate, gli sorrise e gli disse: – da domani andrai a riflettere sui tuoi dubbi in giardino presso il vecchio gelso. Ma stai attento e osserva…-

Osvaldo non ci capiva più niente, prima sul monte, poi adesso nel giardino sotto il gelso… ma andò con i suoi dubbi e si mise ad osservare il gelso. Sui suoi rami vi erano dei bruchi, non erano proprio il massimo, non sono le creature più belle del mondo, pensò, pelose, strisciano, suscitano un po’ disgusto…

E poi se io fossi il gelso reagirei, gli stanno divorando tutte le foglie…  Il vecchio gelso, però, sembrava quasi coccolare quei bruchi tutti indaffarati a mangiarlo.

Guardando meglio, però, vide alcuni bozzoli che pendevano: … ecco la fine che fanno, ben gli sta…

Andò ancora diversi giorni. Più i giorni passavano vi erano sempre meno bruchi e più bozzoli fino a quando un bel giorno, arrivando, vide una moltitudine di farfalle che svolazzavano attorno al vecchio gelso, che sembrava quasi ringiovanito…

Il giovane monaco si fermò… finalmente aveva capito!

Andò dall’Abate che lo accolse ancora con un sorriso… – Ho capito, ho capito, finalmente ho capito…-

Quello che ci attende dopo è infinitamente più bello, ma anche completamente diverso, da quello che siamo ora, così come il paesaggio che ho visto dalla cima della montagna, dopo aver attraversato la nebbia… com’è accaduto per il bruco che è diventato una farfalla…

Ma occorre fidarsi, proprio come io ho fatto con Elia.

Certo – gli disse – l’abate, nella risurrezione saremo tutti bellissimi.

Liberamente ispirato ai Racconti di B. Ferrero. (Dqy)

 

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