Lo scienziato russo dei record: ecco perché credo che Dio esista

Sergej Vasil’evic Avdeev è tra i padri moderni del cosmo. «Teologia e filosofia per spiegare il cosmo»

Uno scienziato e cosmonauta, rigido e materialista, che crede in Dio. E’ possibile?

La risposta è affermativa perché Sergej Vasil’evic Avdeev, uno dei padri moderni dello spazio ha deciso di sdoganare l’immagine dell’ateo scettico che riveste molti scienziati. E ha “confessato” di essere credente.

DIO ED ESPERIMENTI SCIENTIFICI

Ad Avvenire (28 luglio) si apre e spiega: ««Credo ci sia qualcosa d’inspiegabile che governa tutte le cose. In sostanza penso che esista Dio! Sempre di più noi cosmonauti abbiamo bisogno della metafisica per capire ciò che accade nello spazio: quello che ci raccontano gli esperimenti che realizziamo in assenza di gravità».

UNA NUOVA ATTENZIONE ALLA SPIRITUALITA’

«Noi scienziati, che andiamo ai limiti dell’universo e della vita, ricorriamo sempre più spesso – ammette – a nozioni di teologia e filosofia per spiegarci il cosmo. Questa mia attenzione alla spiritualità si è sviluppata e accresciuta mentre ero nello spazio. Può sembrare strano per uno scienziato, ma non è così: è quello che ci riserva il futuro».

UN “EROE” DELLA RUSSIA

Lo scienziato che parla di Dio, e dice che la ricerca di una entità superiore sarà il futuro dell’umanità, non è una persona qualunque. Nato ai tempi dell’Unione Sovietica, nel 1956, è uno scienziato di primo livello della Federazione Russa, un eroe della Russia, ma soprattutto è l’uomo che è stato più a lungo nello spazio profondo.

Infatti Avdeev ha camminato nelle gelide profondità dell’Universo per ben 42 ore e 2 minuti e vive nel futuro per un ventesimo di secondo, cioè è più giovane di noi che siamo rimasti a casa sulla terra, di un ventesimo di secondo. Un effetto delle sue passeggiate spaziali e delle lunghe permanenze in orbita: 747 giorni, 14 ore, 13 minuti e 9 secondi. Fino a qualche anno fa era anche l’uomo che era vissuto più a lungo in orbita, al momento è il quarto assoluto.

DIECI VOLTE

Mentre lavorava al progetto di un telescopio da utilizzare durante le missioni spaziali, Avdeev fu invitato a far parte del gruppo dei cosmonauti sovietici da parte dell’Agenzia spaziale del suo Paese. Era il 1987 e il suo addestramenti durò due anni. Da allora è stato mandato in orbita diverse volte fra il 1992 e il 1999, con le missioni Sojuz, dirette alla stazione spaziale Mir. Durante quei viaggi ha camminato per dieci volte nel vuoto dell’universo per un totale di un giorno, 18 ore e 2 minuti. Una scelta che cambiò radicalmente la sua vita.

ASSENZA DI GRAVITA’ E MALATTIE

«Fu una trasformazione profonda – racconta, durante una pausa del Festival della follia, Festbook, a Caserta – Niente fu uguale a prima, dal punto di vista professionale, personale, emotivo. Anche fisicamente il mio corpo si è modificato stando nello spazio. Abbiamo scoperto che l’uomo non è fatto per lo spazio, per l’assenza di gravità: si ammala. È anche il motivo per cui adesso le missioni spaziali sono più brevi».

Gelsomino Del Guercio/Aleteia

 

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