Battesimo del Signore: “Viene dopo di me colui che è più forte di me:.. egli vi battezzerà in Spirito Santo”

 

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Il periodo natalizio termina oggi, un periodo breve per capire il grande evento che è avvenuto a Betlemme. Cosa rimane del Natale che abbiamo celebrato in modo poi così inusuale quest’anno? Speriamo almeno la nostalgia di un altro Natale.

Chiediamoci quali sentimenti sono rimasti in noi, se in noi rimane lo spirito di Betlemme! L’ umiltà di fronte a un mistero più grande di noi. La stessa sollecitudine dei magi che cercano il “Re” dei giudei. La semplicità dei pastori. L’inamovibilità dei sacerdoti e degli abitanti di Gerusalemme… spero nessuno abbia i sentimenti di Erode. E’ importante chiedercelo per comprendere il grande evento e mistero allo stesso tempo che abbiamo vissuto.

Oggi, dopo trent’anni di silenzio ritroviamo Giovanni e Gesù adulti al Giordano. Un Giovanni che battezza, richiama alla conversione, ma nello stesso tempo annuncia: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

“Viene”

Dio viene. Se ci pensiamo bene la nostra vita è fatta di attese, ma cosa attendiamo e chi attendiamo. Le nostre attese sono però umane, terrene, certo ci sono anche i grandi ideali, ma che, a volte, sembrano irrealizzabili. Bene il Signore viene per rendere possibile quello che l’uomo, da solo non riesce a realizzare.

La vita per noi credenti è attendere il Signore che viene, e viene sempre, ogni giorno, anche se. “Le sue vie sovrastano le nostre vie, i suoi pensieri sovrastano i nostri pensieri.” Come dice il profeta Isaia.

Un commentatore ha scritto: “Vivere è attendere Dio. Morire è non attendere più il Signore” (Card. A. Comastri)

Giovanni è consapevole della distanza che c’è fra noi e Dio e lo esprime in: “Io non son degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali”. Questa distanza viene colmata, però, da Dio stesso che assume la nostra umanità. Nel vangelo di oggi lo troviamo in fila con gli altri, anche se Lui non ha bisogno del battesimo di conversione di Giovanni. Giovanni annuncia una nuova realtà: “. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo” E’ quello che ci è accaduto e attraverso il dono dello Spirito Santo il Signore vuole cambiare il nostro cuore rendendoci capaci di amare come Dio ci ama. Noi oggi, in questa, festa siamo chiamati a riscoprire la bellezza e la santità di quello che abbiamo ricevuto, in cui l’amore gratuito di Dio incontra la nostra debolezza e fragilità.

Poniamoci, quindi qualche domanda. Quel grande dono che mi è stato fatto, quel seme che è stato messo in me è cresciuto? Perché se è vero che l’ho ricevuto quando ero piccolo e non consapevole è diventando adulto che devo farlo mio attraverso una vita coerente in cui cerco di imitare Gesù. Una vita condotta nell’ umiltà della fede.

Il battesimo che abbiamo ricevuto in dono, non dimentichiamolo, è una proposta, uno stile di vita che ci deve accompagnare sempre. Non si smette mai di essere cristiani, non si può esserlo a fasi alterne.
Vi porto questo esempio.
“Padre Lino da Parma morì nell’anticamera di un industriale, mentre cercava lavoro per un ex carcerato. Cristiano fino all’ ultimo istante”
( cit. A. Comastri)

Il cardinal L.J Suenens ebbe a dire: “Abbiamo tanti battezzati, ma pochi cristiani” Cerchiamo di non essere fra coloro che si sono scordati del loro battesimo.

“Venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.

Alcuni commentatori preferiscono, anziché prediletto, una traduzione che dice beneamato. Gesù è il beneamato dal Padre, ma in Lui che ha assunto la nostra umanità anche noi siamo beneamati. Questo ci deve riempire di gioia e di speranza, perché se noi siamo beneamati da Dio Egli sarà vicino a noi, anche se adesso siamo ancora in una condizione di precarietà , anche in noi Dio si deve compiacere e lo farà se  siamo fedeli e lo metteremo al centro della nostra vita, della nostra esistenza facendo quanto Gesù ci ha insegnato e comandato di fare.
Non dobbiamo temere che sia troppo gravoso, perché Gesù è con noi e non ci abbandona.

Deo gratias, qydiacdon.

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