“La tua vita fugace”

“Ciò che va fatto è godere della terra senza illusioni, per ciò che essa è veramente; per quel che essa ha e per quel che non può avere; per quel che ci dà e per ciò che, stimolandoci così ad aprirci ad una speranza più alta, essa non è in grado di darci”

Cardinal Giacomo Biffi

«Sul matrimonio si riproponga la posizione tradizionale»

«Come vescovi cattolici, siamo costretti in coscienza a professare, di fronte all’attuale dilagante confusione, l’immutabile verità e l’altrettanto immutabile disciplina sacramentale riguardo all’indissolubilità del matrimonio secondo l’insegnamento bimillenario ed inalterato del Magistero della Chiesa». Così scrivono tre vescovi del Kazakhistan – Tomash Peta, arcivescovo metropolita dell’Arcidiocesi di Maria Santissima in AstanaJan Pawel Lenga, arcivescovo-vescovo emerito di Karaganda e Athanasius Schneider, vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana – in un lungo documento titolato “Professione delle verità immutabili riguardo al matrimonio sacramentale” e pubblicato il 2 gennaio .

I tre vescovi prendono atto che dopo l’esortazione apostolica Amoris Laetitia, singoli vescovi e diversi episcopati agiscono con norme pastorali che avranno come esito la diffusione della “piaga del divorzio” anche all’interno della Chiesa, ciò che è in grave contrasto con quanto Dio ha stabilito. E grave è il fatto che ormai la prassi sia diversa da diocesi a diocesi e perfino da parrocchia a parrocchia. «In vista dell’importanza vitale che costituiscono la dottrina e la disciplina del matrimonio e dell’Eucaristia, la Chiesa è obbligata a parlare con la stessa voce», affermano i tre vescovi citando i Padri della Chiesa. Continue reading

I FIGLI SONO DI DIO NON DELLO STATO Da Platone allo Stato moderno si afferma l’ideale utopistico di cittadini orfani della famiglia, mentre i figli possono educarli solo i genitori (e la Chiesa)

Di chi sono i figli? I figli non sono di nessuno perché sono di Dio. C’è stato un tempo in cui l’idea che il figlio fosse un dono era radicata nel cuore e nella mente delle persone, e non solo delle mamme. Un dono che viene da Dio e che bisogna educare perché a Lui ritorni. La procreazione era sentita come appartenente ad un ciclo di senso che toglieva il bimbo dalle mani di ogni potere terreno, perché era “del Signore”.
Questo sentire comune è ancora vivo in molti genitori, ma in generale lo è sempre di meno. Questo da quando la razionalizzazione tecnica e politica ha assunto anche questa forma di dominio, il dominio sui figli. Erano state le utopie politiche a produrre nei secoli scorsi delle serie eccezioni all’idea che i figli appartenessero al Signore, a cominciare dall’antica utopia di Platone secondo cui i bambini appena nati dovevano venire subito allevati in strutture pubbliche, sotto le ali dello Stato, in modo che ogni cittadino, vedendo i giovani per le strade e le piazze potesse dire: “potrebbe essere mio figlio”.
La negazione della famiglia era funzionale alla creazione di una comunità politica di uguali dai saldi legami reciproci. Se i figli avessero continuato ad essere dei genitori – si pensava – l’unità interna alla comunità si sarebbe indebolita e frammentata. L’idea ha una lunga storia, che passa dalla comunione delle donne nei Falansteri del nuovo mondo di Fourier, alle indicazioni del Manifesto di Marx fino ad arrivare agli stati totalitari del secolo scorso. Continue reading

Quei funerali “gay” da non celebrare

Alex Ferrari e Luca Bortolaso, coppia omosessuale, sono morti qualche giorno fa in una villetta in montagna, uccisi dal monossido di carbonio. Avevano entrambi 21 anni. I funerali in forma congiunta si sono svolti ieri presso la chiesa di San Giovanni Battista in località Arzignano (Vicenza). Il giorno prima del funerale il parroco Don Roberto Castegnaro ha commentato: «Vivremo la triste giornata di domani come il saluto a due ragazzi giovani morti in montagna. Non ho conosciuto Luca e Alex, sono qui da poco e ho cinque parrocchie da gestire. Ho accettato di tenere la funzione e solo dopo ho saputo che si trattasse di una coppia omosessuale, ma per me non cambia nulla. Ripeto, è il dramma di due esistenze spezzate troppo presto e dovrò impegnarmi per diffondere il messaggio di fede in un momento così tragico».

Ha fatto bene il parroco a celebrare il funerale di entrambi e pure congiuntamente? Pare proprio di no a dar retta al Codice di diritto canonico che ad oggi – a quanto ci risulta – dovrebbe ancora disciplinare le condotte anche dei sacerdoti. Infatti il Canone 1184 § 1 n. 3 così recita: «Se prima della morte non diedero alcun segno di pentimento, devono essere privati delle esequie ecclesiastiche: […] gli altri peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli». Per quale motivo la Chiesa ha preso questa decisione così anti-buonista? Il canonista Luigi Chiappetta commenta: «Le esequie ecclesiastiche, come ogni azione liturgica (can. 837), sono segno ed espressione di comunione ecclesiale. Non possono pertanto essere concesse a coloro che vivono fuori di questa comunione». Continue reading

Meditazione nella Solennità dell’ Epifania: I Magi ricercatori della verità!

Il mistero del Natale è troppo grande perché rimanga circoscritto, deve dilatarsi propagarsi, proprio come accade quando noi lanciamo un sasso nell’acqua e cominciano a formarsi tanti cerchi concentrici che dilatandosi arrivano ad occupare tutta la superficie. Se nel giorno di Natale contemplavamo l’annuncio ai pastori, gente ai margini, esclusi da quella che era la comunità ebraica del tempo, ma comunque israeliti, e il Signore ci sorprendeva per questa scelta, non meno oggi. Quello che avviene non è riservato ad un’elite, ad un piccolo gruppo, ma ha una dimensione universale. Così ci hanno annunciato le letture: La lettura del profeta Isaia che ci descrive questa grande convocazione universale, poi abbiamo pregato con il Salmo: Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra. Anche Paolo nella lettera agli Efesini ci dice che: le genti ( i pagani) sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.
Infine il Vangelo in cui incontriamo questi personaggi: alcuni Magi venuti dall’Oriente.

In loro ci viene detto che l’amore di Dio che si rivela all’ uomo non esclude nessuno e vi siamo rappresentati anche noi. Quella luce che si è accesa nella capanna di Betlemme nella notte di Natale è per ogni uomo e per tutti i popoli, nessuno escluso. Continue reading

Ecco io sto alla porta e busso … Ap 3,20

Forse è un pezzo che aspetta fuori. I suoi colpi alla nostra porta sono stati più di uno; ad esempio il disgusto che ci può prendere per un’esistenza superficiale e contraddittoria; o il rimorso per una condotta sostanzialmente ingiusta, anche se estremamente e socialmente corretta; o anche l’ anelito a una vicinanza con Lui più frequentemente espressa nella preghiera. (…)

Lasciamoci oggi tutti conquistare da colui che nascendo si fece cittadino della terra per fare di ciascuno di noi cittadino del cielo.

 Cardinal Giacomo Biffi

Due vescovi italiani aderiscono alla professione di verità sul matrimonio sacramentale

Due vescovi italiani hanno aderito alla professione di verità sul matrimonio sacramentale di tre vescovi del Kazakistan, resa pubblica il 2 gennaio 2018. Nella professione di verità, i vescovi Jan Pawel Lenga, Tomash Peta e Athanasius Schneider si dicono “costretti in coscienza a professare, di fronte all’attuale dilagante confusione, l’immutabile verità e l’altrettanto immutabile disciplina sacramentale riguardo all’indissolubilità del matrimonio secondo l’insegnamento bimillenario ed inalterato del Magistero della Chiesa. “

I due nuovi vescovi che hanno sottoscritto il documento sono mons. Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio e mons. Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America. Continue reading

I vescovi Tomash Peta, Jan Pawel Lenga, Athanasius Schneider: Professione delle verità immutabili riguardo al matrimonio sacramentale

I vescovi Tomash Peta, Jan Pawel Lenga, Athanasius Schneider

Dopo la pubblicazione dell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia (2016) vari vescovi hanno emanato a livello locale, regionale e nazionale norme applicative riguardanti la disciplina sacramentale di quei fedeli, detti “divorziati risposati”, i quali, vivendo ancora il loro coniuge al quale sono uniti con un valido vincolo matrimoniale sacramentale, hanno tuttavia iniziato una stabile convivenza more uxorio con una persona che non è il loro coniuge legittimo.

Le norme menzionate prevedono tra l’altro che in casi individuali le persone, dette “divorziati risposati”, possano ricevere il sacramento della Penitenza e la Santa Comunione, pur continuando a vivere abitualmente e intenzionalmente more uxoriocon una persona che non è il loro coniuge legittimo. Tali norme pastorali hanno ricevuto l’approvazione da parte di diverse autorità gerarchiche.

Alcune di queste norme hanno ricevuto l’approvazione persino da parte della suprema autorità della Chiesa. La diffusione di tali norme pastorali, ecclesiasticamente approvate, ha causato una notevole e sempre più crescente confusione tra i fedeli e il clero, una confusione che tocca le centrali manifestazioni della vita della Chiesa, quali sono il matrimonio sacramentale con la famiglia, la chiesa domestica e il sacramento della Santissima Eucaristia.

Secondo la dottrina della Chiesa solamente il vincolo matrimoniale sacramentale costituisce una chiesa domestica (cf. Concilio Vaticano Secondo, Lumen gentium, 11). L’ammissione dei fedeli cosiddetti “divorziati risposati” alla Santa Comunione, che è la massima espressione dell’unità di Cristo-Sposo con la Sua Chiesa, significa nella pratica un modo d’approvazione o di legittimazione del divorzio, e in questo senso una specie di introduzione del divorzio nella vita della Chiesa. Continue reading

L’opzione Benedetto per una Chiesa martoriata

Caro direttore
“Che cosa deve ancora accadere in questa Chiesa perché i cattolici si alzino, una buona volta, in piedi. Si alzino in piedi e si mettano a gridare dai tetti tutta la loro indignazione”. Era questo un passaggio di una lettera che Mario Palmaro ti scrisse. Era l’8 gennaio 2014 il giorno in cui la pubblicasti. Mario moriva due mesi più tardi, dopo avere combattuto e sofferto per una spietata malattia, lasciando la moglie e 4 figli.

Caro direttore, sono mesi e mesi che a ondate questo grido di Palmaro mi fa capolino nella mente, mi interroga e m’inquieta. Ieri ho letto l’articolo di Zambrano dove si racconta del prete della diocesi di Torino che ha cassato dalla Messa il Credo. Siccome lui non ci crede, ma sì, che ci sta a fare quell’elenco identitario? Non è chiaro se ciò a cui il prete non crede è una parte (ma quale?), o se è del parere che sia tutto da buttare. Nell’incertezza, Zambrano ci riferisce che l’ha tolto del tutto.

Sai qual’è la parte che più mi ha angosciato di quella storia? La reazione della gente in chiesa: una risatina. È lo stesso tipo di atteggiamento verso il prete sculettante che dall’altare canta “Sarà perché ti amo” mentre tutti lo accompagnano battendo le mani. È l’applauso scrosciante alla Bonino che rivendica la legge sull’aborto, è quello a don Gregory Greiten che ai parrocchiani ha dichiarato la propria omosessualità, è il battere le mani al prete che lascia il sacerdozio perché ha messo incinta un parrocchiana ed è l’applauso al prete che ha benedetto le fedi della coppia lesbica prossima all’unione civile. Continue reading

Maria santissima Madre di Dio- 1 Gennaio 2018 – Sotto la tua protezione …

Un anno che trascorre e uno nuovo che si apre davanti a noi inevitabilmente ci spingono a pensare al tempo che passa e su cui l’uomo non ha alcun potere.

Vi è, però differenza pensare al tempo che passa e che viene da credente o da non credente, non è la stessa visione. Per chi non crede l’avvicendarsi del tempo, con i suoi avvenimenti, piacevoli e non piacevoli, sereni o burrascosi viene vissuto nella prospettiva e nella paura del perdere di occasioni, incontri, affetti che inevitabilmente sono destinati all’ annientamento, alla dissoluzione. Saranno perduti per sempre. E allora si cerca di esorcizzare il tempo con tutti quei riti paganeggianti a cui assistiamo sempre al termine e all’inizio di ogni anno. Stordimenti e riti scaramantici vari, che la società del consumo ha trasformato in occasioni di grande profitto.

Per il credente non è così.
Il tempo è sotto l’azione di Dio. E anche il tempo nuovo, che sta davanti a noi con le sue incognite, con le attese, le speranze, con le gioie e con le prove che
l’accompagneranno non è un tempo vuoto e inutile, ma è nella speranza dell’agire di Dio. Sì perché se Dio è venuto nella storia umana non è venuto da estraneo ed è in questa storia che agisce e opera, anche se a volte attraverso vie che a noi sono indecifrabili.
Per questo noi guardiamo al tempo nuovo che ci viene incontro con fiducia, perché il Signore è fedele e noi siamo sotto la sua benedizione, come ci ricordava la prima lettura: “Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.

E quale migliore augurio di questo, più di un semplice: “Buon anno”. E, siccome ogni giorno che ci viene dato è un dono della misericordia di Dio, è in questo modo che anche noi vogliamo accogliere il nuovo anno come dono, ma come dono per crescere nella fede e nell’ amicizia con il Signore, nell’ amore manifestato nel saperci riaccoglierci e perdonarci, nel vivere la Carità operosa nelle opere di misericordia corporali e spirituali, nella testimonianza della verità del Vangelo di Gesù, unica buona notizia di salvezza per tutti gli uomini.

Questo dipenderà poi da ciascuno di noi. Spesso sento dire: “Che cosa attende i nostri figli, i nostri giovani”. Che cosa li attende dipende da noi. Quello che è il futuro noi lo stiamo già preparando oggi. Se noi trasmetteremo loro un futuro da credenti, ma non da credenti qualsiasi che vanno dietro ai vari guru che vagano in giro per il mondo, spesso lupi mascherati da agnelli, da credenti in Cristo allora il futuro sarà illuminato dalla speranza e dalla verità. Nella speranza e nella verità evangelica si troverà la forza per vivere e migliorare, se no sarà cupo, pieno di timore e di disperazione.

Il Vangelo che abbiamo proclamato ci ha riportato al Natale e abbiamo sentito che : “Maria , da parte sua , custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.
Un’antica preghiera recita:
“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova , e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.”
Allora vogliamo affidarci all’ intercessione della Vergine Madre e mettere sotto la sua protezione il tempo nuovo che si apre davanti a noi, tempo propizio e di pace per ogni cuore e ogni famiglia. Tempo che è anche il tempo in cui la Chiesa deve continuare la missione che il Signore Gesù le ha affidato.
Una Chiesa che oggi è agitata fra le tormentate acque del mondo all’ esterno, ma in cui anche al suo interno vi è bisogno di chiarezza e i fedeli hanno bisogno di essere confermati nella fede e nella sana dottrina. Dove nessuno ceda alla tentazione della mondanità e al pensare che il Signore chieda cose troppo grandi non dandoci poi la forza per poterle realizzare, oppure vengano creati smarrimenti e confusione cambiando a proprio piacimento parti della Messa, come è avvenuto in questo Natale.

Affidiamoci a Maria affinché interceda per noi la benedizione del Signore sul nuovo anno, in particolare su tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, sulle famiglie, sui bambini e sui giovani, su chi è in cerca di lavoro o lo ha perso; sui quasi sei milioni di italiani che vivono in condizioni di povertà, sugli anziani soli, per chi si dove confrontare con il dramma della guerra, ma un ricordo particolare vorrei farlo per i cristiani che vivono la persecuzione per la loro fede che dovrebbe essere gridata, ma che non di rado passa sotto un silenzio sempre più colpevole.
Noi sappiamo che il tempo che passa è un andare incontro al Signore che è venuto, che viene, che verrà, e allora sarà gioia piena e perfetta.

Deo gratias, qydiacdon