• GERMANIA E AUSTRIA Benedizioni gay, alta tensione tra cardinali

È battaglia nell’area germanofona della Chiesa sulla benedizione alle coppie omosessuali, discussione lanciata dal vicepresidente della Conferenza Episcopale tedesca, mons. Bode, e in qualche misura avallata e condivisa dal presidente della Conferenza il card. Marx. Dopo la pesante condanna del card. Josef Cordes, già prefetto di Cor Unum, c’è stata la condanna di mons. Laun, l’emerito di Salisburgo, le cui dimissioni di prammatica sono state accettate a velocità straordinaria dal Pontefice.

Ma contro di lui si è levata la voce del card. Christoph Schoenborn, di Vienna e degli altri vescovi della conferenza episcopale austriaca, notoriamente progressisti. Laun aveva parlato di azioni contro i comandamenti di Dio, e aveva citato fra gli altri lo sterminio programmato nei campi di concentramento e le organizzazioni di criminalità organizzata. Schoenborn ha dichiarato che “Non è certamente accettabile menzionare il valore delle unioni fra persone dello stesso sesso e la mafia o i campi di concentramento, come sfortunatamente è accaduto. Queste cose non sono comparabili. Parlare così non è accettabile”. Laun si è scusato, dicendo che “ci sono persone che pensano che le ho insultate in qualche modo. Non l’ho fatto e non ho mai voluto farlo. Se qualcuno la pensa così, mi spiace e posso chiedere scusa”. Laun dice di aver voluto solo sottolineare che “Il comune denominatore è che si va contro i comandamenti di Dio, quindi la Chiesa non può dare la sua benedizione, né per peccati piccoli né per peccati grandi”. Il vescovo ha aggiunto che la maggior parte delle persone ha capito molto bene che cosa voleva dire, “e molti mi hanno ringraziato”. Continue reading

1 Domenica di Quaresima B – Quaranta giorni nel deserto …

Mercoledì scorso abbiamo iniziato questo tempo di rinnovamento e di Grazia, tempo di preparazione alla più grande delle feste che è la Pasqua e venivamo esortati ad indossare “le armi della penitenza” (colletta) per vincere il combattimento contro lo Spirito del male”.

Gesù stesso ci diceva, poi, quali sono queste armi: l’elemosina, che rappresenta le opere di carità fraterna, la preghiera e il digiuno. Ci metteva anche in guardia dal pericolo dell’ipocrisia, cioè dal praticare queste opere per noi stessi, per sentirci un po’ come i primi della classe, per poterci presentare davanti al Signore dicendo: “vedi come sono stato bravo!”, oppure per cercare l’ammirazione degli uomini.
È il grande pericolo dell’ipocrisia.

Oggi Gesù è condotto dallo Spirito nel deserto e vi rimane per quaranta giorni. Troviamo questo numero quaranta che appare spesso nella Bibbia: quaranta giorni è durato il diluvio, di cui ci parla la prima lettura, Noè aspettò quaranta giorni dopo il diluvio prima di toccare la terra ferma, quaranta anni dura il cammino del popolo di Israele nel deserto, Mosè starà sul Sinai quaranta giorni e quaranta notti, quaranta giorni fanno penitenza gli abitanti di Ninive dopo la predicazione di Giona, quaranta giorni impiega il profeta Elia, perseguitato dalla regina Gezabele per raggiungere l’Oreb … Quaranta sono i giorni durante i quali Gesù risorto istruisce i suoi, prima di inviare lo Spirito (At 1,3). Dopo questo tempo ascende al cielo e invia lo Spirito Santo. Continue reading

Mercoledì delle Ceneri – anno B – 2018 Cammino di libertà verso la terra promessa, verso la Pasqua di Cristo, verso la vita eterna e la Risurrezione.

Siamo qui, ancora una volta, ad accogliere il dono del cammino quaresimale, tempo di grazia, tempi di rinnovamento, tempo di manifestare una vera volontà di cambiamento della nostra vita per orientarla decisamente a Dio. É anche il tempo in cui, attraverso il severo rito delle ceneri ci viene ricordato che la nostra vita terrena passa è quindi necessario accogliere qui ed ora quella offerta di salvezza, che nella sua generosità Dio ci offre nella Pasqua del suo Figlio e nostro Signore Gesù Cristo.

Spesso si paragona la vita dell’uomo ad un cammino. La quaresima ci riporta ai quarant’ anni del cammino del popolo di Israele nel deserto verso la terra promessa. In questo cammino egli sperimenta tutta la sua debolezza: l’infedeltà, la sfiducia, il ritorno agli idoli, il peccato, ma questo non accade anche a noi nella nostra vita? Continue reading

Foibe: quei martiri scomodi Nelle parole di Oliviero Zoia il ricordo, il dolore, ma anche il forte senso d’identità degli esuli

C’è stato un tempo in cui in Italia non esistevano levate di scudi per accogliere i profughi. Non venivano scanditi appelli in loro favore, né manifestazioni seguite dalla grande stampa e nemmeno raccolte di firme. Piuttosto, c’era la volontà precisa di alcuni influenti settori della politica e della cultura di nascondere la loro tragedia e gettare nell’oblio il loro dolore, nonostante fossero profughi italiani.
La storia
Erano le popolazioni in fuga dal terrore scatenato dalle truppe jugoslave del leader socialista Josip Broz (detto Tito) in Istria, a Fiume, in Venezia-Giulia, in Dalmazia. La storia oggi è (più o meno) nota. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, una parte di questi territori venne occupata dall’esercito jugoslavo, che approfittò dell’assenza di un controllo militare dell’Asse per dar luogo a rappresaglie nei confronti della popolazione italiana.
Fu il preludio di quella che molti storici interpretano come una pulizia etnica o ideologica. Non mancarono episodi di resistenza da parte di reparti della X Mas, che tuttavia non riuscirono ad ostacolare l’avanzata delle armate di Tito, che giunsero fino a Trieste. Per gli italiani stanziati in queste terre fu l’inizio di un incubo, che si consumò sotto forma di deportazioni, fucilazioni, affogamenti nell’Adriatico, soprattutto di infoibamenti. Moltitudini di civili, colpevoli soltanto di essere italiani e di non accettare la dittatura socialista in patria, furono gettati nelle foibe, cavità carsiche che caratterizzano quei territori. I più fortunati riuscirono a fuggire al di qua del confine italiano, in cerca di una comprensione che però fu spesso loro negata. Continue reading

Quaresima: preghiamo la memoria del nostro Battesimo

Dio onnipotente, Padre del Cristo, tuo unico Figlio,
donaci un corpo immacolato, un cuore puro,
una mente vigile, una conoscenza senza errore,
la presenza dello Spirito,
perché nasca e cresca in noi la verità,
Gesù Cristo nostro Signore.

Signore, che tutto governi,
Padre di Gesù Cristo,
principe eterno e liberatore di schiavi,
fa’ che non esista più niente di vecchio
in coloro che sono stati trasformati
e si sono rivolti a te nella verità.
Tu che vuoi da loro un’anima pura
e li hai chiamati a una seconda nascita
nel tuo grande amore,
imprimi in loro l’immagine viva del tuo unico Figlio.

Rendi forte la loro fede
perché niente possa separarli da te,
e siano sempre uniti al tuo Verbo,
nel quale gloria e potenza a te e allo Spirito
ora e sempre nei secoli dei secoli.
AMEN

(Dalla Tradizione apostolica di Ippolito)

 

VI Domenica ordinario B – Gesù ha compassione … la guarigione del lebbroso

La Bibbia possiamo dire che è il grande libro della “compassione di Dio”. Dio non abbandona l’uomo dopo il peccato, non abbandona il popolo d’ Israele, non abbandona neanche quando l’uomo ancora una volta lo rifiuta mettendo in Croce Gesù.

Il Dio della Bibbia non è un Dio freddo, che si disinteressa di noi, che è cieco, sordo e muto alle nostre necessità, ma è un Dio compassionevole che non fa mancare il suo aiuto agli uomini che vogliono accettarlo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo: “In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!”

Gesù ha compassione di questa persona, meglio si arrabbia per la sua condizione di malattia, perché vede in quella condizione ciò che non è la volontà di Dio, non è secondo il suo progetto e quel disegno che Dio aveva nella creazione e che l’ uomo ha sciupato con il peccato stende la mano e lo guarisce. Continue reading

• INDONESIA I cristiani fanno la carità: “Perseguitati pubblicamente”

Indonesia. Qui i cristiani, una minoranza nel più grande paese musulmano per numero di credenti, si prodigano in opere di carità rivolte anche agli islamici in difficoltà. Per festeggiare l’elevazione della chiesa di Saint Paul a parrocchia, avvenuta il 27 dicembre scorso, i fedeli di Banguntapan, un sobborgo di Yogykarta, nell’isola di Giava, hanno deciso di distribuire beni di prima necessità e offrire controlli medici gratuiti agli indigenti. Ma gli estremisti islamici sono insorti. Sostengono che si tratta di operazioni di proselitismo dissimulate e pretendono che le opere di beneficenza si svolgano solo all’interno della struttura parrocchiale e non in villaggi e quartieri abitati in maggioranza da musulmani. Continue reading

TORINO Il vescovo sospende il ritiro gay, ma il prete va bene così

Il ritiro di Torino per gay fedeli non si farà: è sospeso. Così recita la nota stampa recapitata alle redazioni ieri pomeriggio firmata direttamente dall’Arcivescovo Cesare Nosiglia. Il vescovo di Torino sembra ristabilire un minimo di buon senso dopo che un suo sacerdote incaricato per la pastorale per gli omosessuali aveva annunciato il ritiro spirituale in convento per insegnare la fedeltà agli omosessuali.

 Anche la Nuova BQ se ne era occupata e aveva auspicato il ritiro del corso di esercizi spirituali, ma si era anche chiesta se don Carrega sarebbe stato corretto dal suo vescovo per le posizioni chiaramente omoeretiche che la sua pastorale porta avanti da tempo in diocesi.

 Questo però non è avvenuto ed è il caso appena di chiedersi se il prelato abbia voluto dare un colpo al cerchio e uno alla botte. A giudicare dalla fama acquisita dal sacerdote don Gianluca Carrega, che ha avuto persino l’attenzione mediatica ieri delle Iene, sembra proprio di sì: da un lato mettere buono il clero torinese che nei giorni scorsi si era sperticato in suppliche al vescovo chiedendo di intervenire, dall’altro una stima espressa verso l’operato di don Carrega nei confronti del quale non verranno prese misure per le “bestialità” pronunciate. Infatti resterà al suo posto e con lui resteranno al suo posto i vertici ecclesiastici che lo sponsorizzano. Continue reading

DELITTO SENZA CASTIGO Macerata: buonismo e doppiopesismo, miscela esplosiva

Nelle stesse ore in cui la classe politica tutta e l’opinione pubblica ancora deprecavano il raid razzista di Luca Traini, elevato a modello di quell’intolleranza che ammorberebbe il Paese, la situazione di Innocent Oseghale, il pusher accusato della morte della povera Pamela Mastropietro, diciottenne romana i cui resti sono stati trovati in un due trolley a Macerata, è sensibilmente migliorata. Infatti, benché gli inquirenti lo accusino di tre gravissimi reati – l’omicidio, il vilipendio e l’occultamento di cadavere – il gip, Giovanni Maria Manzoni, ha escluso per lui la contestazione dell’omicidio della giovane.

Alla base di questa decisione, secondo fonti giudiziarie, l’asserita assenza di prove certe per sostenere l’addebito di omicidio per il quale Oseghale, comunque, resta indagato. Nel frattempo un altro spacciatore nigeriano è invece indagato per la cessione di eroina a Pamela, che era scappata da una comunità di recupero. Questo, in estrema sintesi, il quadro attuale. Ora, senza voler nulla eccepire sul versante giudiziario di una vicenda che avrà comunque, e presto, nuovi sviluppi, non ci si può tuttavia esimere dal registrare l’ombra di un odioso doppiopesismo mediatico e non solo rispetto alla situazione di Traini e Oseghale. Continue reading

Cure palliative e sedazione terminale secondo il documento della JAHLF

Riportiamo, una traduzione, senza le note, di una parte del documento della JAHLF dedicata alle cure palliative e alla sedazione terminale

“Cure palliative”. Numerosi attenti osservatori della direzione che la medicina palliativa sta prendendo in tutto il mondo, hanno espresso la loro preoccupazione che il cosiddetto movimento “Third Path to Euthanasia” (“La terza via per l’eutanasia”) si stia insediando in seno alla Pontificia Accademia per la Vita. Sulla base dei loro accurati studi, sembra che la nuova PAV corra il rischio di mettersi al servizio del movimento pro-eutanasia piuttosto che difendere la vita umana in tutte le sue fasi. La nuova PAV è concentrata sulla globalizzazione delle cure palliative internazionali collaborando con l’International Association for Hospice and Palliative Care (IAHPC) con sede a Houston e con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Pertanto la JAHLF considera un suo preciso dovere ricordare alla PAV quanto ben noto e cioè che la medicina palliativa, come interpretata sia dall’OMS che dall’IAHPC, è spesso il veicolo scelto per istituzionalizzare cambiamenti fondamentali nell’assistenza sanitaria che riflettono una nuova filosofia in cui la vita è giudicata in base alla sua qualità piuttosto che alla sua intrinseca sacralità. L’annuncio di un seminario su “Palliative Care: Everywhere and By Everyone” sponsorizzato dalla PAV, che si terrà alla fine di febbraio 2018, può essere visto, anche in presenza di altre forti indicazioni, come un segnale che i “leaders della terza via” che sono membri della nuova PAV, stanno lavorando per rimodellare la PAV e farla diventare segretamente un organismo difensore dell’eutanasia.

La dottoressa Kathy Foley, che parlerà durante la prima sessione del seminario su “Palliative Care Improves Medicine” (“Le cure palliative migliorano la medicina”), è stata responsabile del Project of Death in America (PDIA) finanziato da Soros per nove anni, spendendo oltre 45 milioni di dollari per preparare il terreno affinché i cambiamenti nella società continuino per decenni. Sembra che la dott.ssa Foley non creda che il suicidio assistito dal medico sia intrinsecamente sbagliato. Continue reading