L’obiezione di coscienza al decreto sicurezza invocata da alcuni sindaci e, purtroppo, anche da alcuni vescovi non c’entra nulla con la vera obiezione dellacoscienza umana, che è a carattere universale e oggettivo, riferita a un valore morale assoluto. Sulla politica dei flussi migratori e sulle nuove norme per la sicurezza non ci sono assoluti morali in gioco, ci sono solo posizioni soggettive. E non è un caso che i vari Orlando, Martina e compagnia siano contrari alla vera obiezione della coscienza, vedi unioni civili e aborto.
Un gruppo di sindaci e di governatori fa obiezione di coscienza al decreto sicurezza del governo. Alfredo Mantovano li ha giustamente accusati di essere incoerenti. Io li accuso di non aver ben compreso in cosa consista l’obiezione di coscienza. Con il che, però, non li assolvo dall’accusa di incoerenza.
L’obiezione di coscienza è moralmente legittima quando non è l’obiezione della mia coscienza, ma è l’obiezione della coscienza. L’obiezione che ogni coscienza di un essere dotato di intelligenza farebbe davanti ad una situazione moralmente inaccettabile. La vera obiezione è quella della coscienza umana in quanto tale, a carattere universale ed oggettivo, e non della mia coscienza soggettiva che potrebbe inseguire i propri interessi o desideri. Non per nulla quando si parla di coscienza bisognerebbe sempre aggiungere “retta coscienza”, o coscienza ben formata.
Quando gli ecclesiastici parlano di coscienza, come per esempio il cardinale Bagnasco nel giorno di ieri, dovrebbero sempre adoperare questa espressione completa – “retta coscienza” – altrimenti il loro discorso si appiattisce sul soggettivismo imperante. Continue reading