Amministrare secondo il mondo, amministrare secondo Dio? Occorre decidersi – XXV Domenica ordinario C 2016

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». ( Lc 15,1-13)

Gesù, oggi ci narra una parabola che sconcerta. Ad una prima lettura sembrerebbe fare un elogio della disonestà. Nel mondo di allora pare fosse molto diffuso il fatto che viene riportato nel Vangelo.
Oggi, purtroppo, di fronte agli scandali che succedono e che coinvolgono coloro che hanno la responsabilità di amministrare la cosa pubblica sembra che questa abitudine, quella della mala – amministrazione sia una malattia mai scomparsa e che continui a contagiare, tranne rare eccezioni, anche se le condizioni economiche e sociali sono molto diverse.

Non è raro trovare amministratori disonesti! Ma perché Gesù ci racconta una storia di disonestà? Come se non bastasse, poi sembra proprio elogiare quell’ amministratore che imbroglia il padrone, proponendolo come modello a coloro che vogliono seguirlo?    

Occorre allora che noi andiamo a cercare fra le righe della parabola, tenendo presente il genere particolare di narrazione attraverso la quale Gesù vuole esprime, comunicare un insegnamento.

Vorrei proporre tre piccoli flash attraverso tre frasi del testo evangelico.

“I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.”

Vi è una sapienza del mondo, intendendo con questo termine ciò che si oppone a Dio, al suo progetto, a Gesù, al Vangelo, che si esprime e realizza le sue opere con un’accortezza, con una tenacia, una volontà, un impegno maggiore di coloro che illuminati dal Vangelo, ( i figli della luce), guidati dalla vera Sapienza che è lo stesso Signore Gesù, dovrebbero avere nel compiere “le opere di Dio”, nel portare nel mondo e nella loro vita la gioia, la freschezza, la speranza animata da una fede viva che pervade ogni aspetto dell’ esistenza, come la pioggia che cadendo irriga e penetra nella profondità del terreno.

Quante persone per accumulare fama, denaro successo, potere affrontano sacrifici, hanno una determinazione che non arretra di fronte a niente e a nessuno.

Se da una parte oggi assistiamo al martirio di tanti cristiani in diverse parti del mondo, tanti altri vivono una fede tiepida, inconsistente! Quante volte il comportamento di coloro che si professano cristiani rinunciando a valori irrinunciabili, non negoziabili non è diverso da quelli che non lo sono.

Per non parlare poi del rapporto con Dio! Qualcuno ha scritto: “ Quando si tratta delle cose di Dio, si guarda l’ orologio ( guai ad allungare la preghiera), si guarda l’ orario ( guai se la preghiera intralcia un attraente spettacolo televisivo o, peggio ancora, una partita di calcio!). Vuol dire che le “cose” di Dio sono paurosamente svalutate nella coscienza di tutti”. ( Card. Angelo Comastri ).

Con questa frase Gesù ci mette di fronte tutta la nostra incoerenza. Se nel mondo si stanno affermando sempre più valori anticristiani ciò è dovuto anche al fatto che non ci poniamo nel mondo con determinazione di vita, con coerenza di fede schietta, sincera, umile. Questo non è fondamentalismo, ma fedeltà al Vangelo, e quando questo accade la gente si interroga.

“ … fatevi degli amici con la ricchezza disonesta …”
Ricordate Il brano del Vangelo in cui vi è quell’ uomo ricco che avendo avuto un raccolto abbondante pensa subito di ampliare i suoi granai e di godersi la vita? Dimenticando che la stessa notte la vita gli verrà richiesta?
Il Signore non ci mette solo in guardia dal pericolo che costituisce l’ attaccamento alla ricchezza, dal desiderio di possedere, ma indica una strada per tutti noi che siamo nella condizione dell’ amministratore infedele.
Già perché tutto ci è dato come dono di Dio. Il denaro, le ricchezza di cui disponiamo devono essere mezzi attraverso i quali, nell’ esercizio della Carità conseguiamo la vera ricchezza, quella eterna. Cerchiamo perciò di essere amministratori accorti e saggi delle ricchezze che il Signore ci mette a disposizione, che oltre i beni materiali sono anche il nostro tempo, la nostra intelligenza, quella speranza che nasce dalla fede nel Signore Gesù.

Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». (Mammona)

Nella vita vi è il momento delle decisioni, non si può sempre tentennare tenendo i piedi in due staffe, cedendo al compromesso. Quello del Signore è un imperativo che richiede una decisione risoluta e definitiva. Il Signore è venuto, il Signore è presente fra noi nell’Eucaristia, in tutti i Sacramenti, il Regno è annunciato. L’ ora X della nostra storia e della nostra vita è scattata e non possiamo continuare a pensare che sia sufficiente dare al Signore qualche scampolo del nostro tempo e tenerlo separato dalla nostra vita. Se noi siamo così solleciti per la nostra vita fisica, quando avvertiamo un malessere, anche lieve, giustamente corriamo subito dal medico, che facciamo per la nostra vita spirituale?

L’ ammonimento di Gesù risuona attuale per tutti: seguire lui o gli idoli che ci costruiamo con le nostre mani, con il desiderio di possesso sempre pronto ad inghiottirci: possesso di denaro, di beni, di potere politico ed economico, di ricchezza, possesso anche dell’ altro che ci è accanto, ora, adesso è il tempo favorevole per accogliere Gesù e la salvezza; la vita nuova che Egli ci dona occorre una decisione che non si può rimandare.

Il Signore si dona a noi perché crediamo, perché amiamo, perché non temiamo di sceglierlo e di abbandonarci completamente nelle sue mani… lo faremo?

Deo gratias, qydiacdon

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