Amici, hai detto amici? … Amici siiiii

 

Quanti « cuori desolati » durante quel periodo, pur così bello, della vita che è la seconda socializzazione. Quando il desiderio di amare ed essere amati si manifesta in modo sempre più pressante, l’amicizia diviene un bisogno imperioso. I bambini e i ragazzi sentono bisogno di amici come l’aria che respirano. L’amicizia si trasforma molto presto in un ‘esperienza di fondamentale intensità. Non devono essere lasciati soli. Hanno bisogno di sapere che l’arte di farsi degli amici si può imparare: chi vuole un amico qualcosa deve fare. Gli amici non piovono dal cielo e lamentarsi non serve a niente.

Anche gli adulti hanno bisogno di amici, veri e sinceri, anche diretti come sei tu

Raccontino

. LA PERLA

Il castoro Giuseppe giocava con il suo veliero di corteccia di pino sulla riva del lago. Improvvisamente si accorse che nell’acqua, proprio sotto il veliero, c’era un’enorme ostrica. Si tuffò e andò a prenderla. Tornato a riva posò
con precauzione l’ostrica, che aveva le valve ermeticamente sigillate, sulla sabbia.
Giuseppe cominciò a ispezionarla minuziosamente da tutte le parti. Aveva proprio l’aspetto di un’ostrica perlifera. Giuseppe era sicuro di aver trovato un tesoro. L’ostrica era come una cassaforte che conteneva una perla rara, preziosissima. Del resto, non era quello il mestiere delle ostriche?
Al colmo della felicità, Castoro Giuseppe strinse la preziosa conchiglia vicino al suo piccolo cuore, chiuse gli occhi e se ne andò nel paese dei sogni.

Il sogno di Giuseppe

Là, nel paese dei sogni, lo attendevano i suoi amici più cari Orso, Cinghiale e Caribù. Castoro Giuseppe portava al collo la sfavillante perla che aveva trovato nella conchiglia.
Invece di corrergli incontro, come sempre, i suoi amici lo guardarono da distante, sorpresi.
«Accidenti, Giuseppe è diventato ricco sfondato! Guardate che razza di perla ha trovato: come minimo vale un miliardo tondo tondo», pensarono tutti e tre. Giuseppe si accorse che erano lividi di invidia e gelosia. Gli chiesero subito dove aveva trovato la perla.
Castoro Giuseppe balbettò «Nel… nella foresta. L’ho trovata tagliando un acero, ma lontano… lontanissimo di qui».
I suoi amici non gli credettero neanche un po’ e sogghignarono: «Non ci prendere in giro! Le perle sono fabbricate dalle ostriche perlifere… E le ostriche si trovano nell’acqua, non nella foresta!».
Lo piantarono in asso e corsero sulla riva del lago. Arrivati là, si misero freneticamente a frugare sott’acqua, sollevando nuvole di fango.
«E’ il mio lago!», strillava Castoro Giuseppe. «Sono io che ho costruito la diga! Le conchiglie sono mie!». Più strillava, più gli altri si facevano grandi beffe di lui. Orso gli appioppò una sonora zampata, grugnendo: «E con cosa l’hai costruita la tua diga? Il lago è tuo come nostro, con tutto quello che contiene: le sue conchiglie e le sue perle!».

Il grande disastro

In un battibaleno la voce si sparse.
«Ci sono perle nel lago!», bramivano i cervi.
«Sono grosse come uova!», starnazzavano le oche selvatiche.
Arrivavano da tutte le parti: lupi, volpi, scoiattoli, lepri, cicogne e linci. Tutti attorno allago per cercare il tesoro.
La maggior parte dei nuovi venuti non sapeva nuotare e ancor meno tuffarsi. Così pensarono bene di demolire la diga e prosciugare il lago. Poi si buttarono a capofitto nella melma a caccia di conchiglie. Ma erano in troppi e cominciarono a spingersi, lottare, tirarsi palle di fango. In un momento tutto quell’angolo di foresta divenne sporco e maleodorante.
Quando calò la notte, accesero dei falò per impedire che gli animali notturni, come i gufi e i pipistrelli, potessero rubare le loro ostriche perlifere. Tutti si guardavano con sospetto, tutti erano diventati nemici di tutti.
Si levò un vento maligno che attizzò il fuoco dei falò, sollevò nuvole di scintille infuocate e le sparse fra gli alberi della foresta. In un attimo tutto fu avvolto dalle fiamme. L’incendio divorò tutto, anche Castoro Giuseppe e la sua perla…

Il risveglio

Il castorino si risvegliò tutto tremante e con il cuore che batteva forte. Le sue zampine erano strette attorno alla conchiglia che aveva trovato e che era ancora ermeticamente chiusa. La guardò pensoso.
Infine, la prese come fosse un comunissimo sasso piatto e la lanciò nel lago da cui era venuta.
La conchiglia fece sette rimbalzi sul pelo dell’acqua prima di sprofondare: record personale di Castoro Giuseppe!
Subito dopo, perfettamente felice, si lanciò all’inseguimento del suo piccolo veliero di corteccia di pino. Sull’altra riva lo attendevano i suoi amici Orso, Cinghiale e Caribù.
«Finalmente!», gli dissero: «Ti stavamo aspettando! Mica potevamo giocare ai “quattro cantoni” senza di te…».

Avere degli amici è più importante delle cose.

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