PERDONO? … HAI DETTO PERDONO?… PERDONO IN FAMIGLIA? incontro con i genitori dei bimbi della 1 confessione

Lettura biblica: Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. 4E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: «Sono pentito», tu gli perdonerai». (Lc 17,3)

Si fa presto a dire perdono, bella parola … ma nella pratica mica è così facile … il concetto che noi abbiamo di perdono, nel nostro attuale contesto sociale è sinonimo di debolezza. Chi perdona è un debole, uno smidollato, uno che è un perdente insomma, che non ha il coraggio di imporsi … e poi vi è tutto il discorso sulla giustizia!Vorrei proporvi due testimonianze, una delle quali forse l’ avete sentita, perché è stata richiamata anche in una delle mie omelie:

MARIA GORETTI

5luglio 1902. Alessandro Serenelli, accecato dalla passione impura per la pornografia – lo confesserà lui stesso – aggredisce una fanciulla di nome Maria Goretti:

per 14 volte affonda un punteruolo appuntito nel suo corpo indifeso. La giovane viene portata all’ ospedale di Nettuno dove viene operata urgentemente senza anestesia: dolori inimmaginabili si aggiungono ai dolori già patiti.

Eppure, durante la notte, il parroco si accosta alla giovanissima vittima ed osa rivolgerle questa domanda: “ Marietta, – le disse con trepidazione – Gesù ha perdonato i Suoi crocifissori: vuoi anche tu perdonare Alessandro?”. Ci fu qualche istante di silenzio e poi dalle labbra di Maria Goretti uscì la risposta squisitamente cristiana: “ Sì lo perdono e voglio che sia con me in Paradiso!”. Maria Goretti ha vinto la violenza con l’ amore: è la vittoria di Cristo! Alessandro Serenelli è giunto al pentimento e alla fede grazie al perdono della sua vittima.

Titus Brandsma

26 luglio 1942. A Dachau, nel tristemente noto campo di concentramento, una giovane infermiera si avvicina al sacerdote Titus Bradsma per ucciderlo con un’ iniezione di veleno: così era stato ordinato dalle autorità del campo.

“ Il sacerdote ha poi raccontato la giovane pentita – non mostrò il minimo odio nei miei confronti. Disse con disarmante mitezza: “ Povera ragazza, io pregherò per te”. E mi diede la sua corona del rosario. Io risposi che non ero capace di pregare e quindi non mi serviva. Egli mi disse: “Anche se non sai pregare, dì almeno la seconda parte dell’ Ave Maria. Ripeti spesso : Prega per noi peccatori! Se preghi ti salverai”. Allora io risi: oggi, invece, piango e trovo fiducia solo pensando al perdono di quel condannato”.

 Queste due testimonianze ci dicono che perdonare è possibile!  Ci sorprendono anche, come rimane sorpresa e sconvolta l’ infermiera di fronte al perdono del sacerdote che uccide.

 

Chiediamoci, però, perché è così difficile perdonare?

 Ciò che ci impedisce di perdonare è l’ incapacità di amare. É solo l’ amore e la misericordia che  ci permettono di perdonare. Proprio non molte Domeniche fa leggevamo il Vangelo nel quale viene chiesto a  Gesù:  36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

L’ amore a Dio e l’ amore al prossimo diventano un tutt’ uno. È la mancanza d’ amore verso Dio che mi impedisce di amare il prossimo fino ad arrivare al perdono. È il mio ritenermi così grande superiore a Dio da potere essere io, che, staccandomi da Lui, allontanandomi da Lui, mi impedisce di essere misericordioso al punto di non poter riaccogliere in me colui che sbaglia. (Cfr. La parabola del Padre Misericordioso nel Vangelo di Luca.)

Quando l’ uomo si allontana da Dio volendo prescindere da Lui nelle sue scelte, abusando di quella libertà che Dio gli concede ecco il peccato “ entrato nella storia attraverso la porta della libertà umana usata contro Dio” (Card. A. Comastri)

Va da se che ciò è comprensibile solo in un contesto di fede in quella fede che “ riconosce in Gesù il modo in cui Dio si fa conoscere come il Dio della misericordia”.

Un pensatore cristiano, Pascal, scrive: “il Dio dei Cristiani è un Dio di amore e di consolazione, è un Dio che riempie l’anima e il cuore di cui Egli s’è impossessato, è un Dio che fa internamente sentire a ognuno la propria miseria e la Sua misericordia infinita, che si unisce con l’intimo della loro anima, che la inonda di umiltà, di gioia, di confidenza, di amore, che li rende incapaci d’avere altro fine che Lui stesso.” « Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. Non dei filosofi e dei dotti. Dio di Gesù Cristo. […] »

 E Giovanni Paolo II nella udienza generale del 14 Marzo 1984 diceva:  “Dio ci dà il suo “concorso” perché noi possiamo agire; ma la connotazione negativa del nostro agire dipende soltanto da noi. Siamo noi che decidiamo il nostro destino per Dio o contro Dio, mediante la libertà che Dio ci ha affidato come dono e come compito. Di più: quando, a fatica, giungiamo a riconoscere i nostri peccati, avvertiamo pure, con fatica anche maggiore, che noi non possiamo liberarcene da soli, esclusivamente con le nostre forze. Paradosso di questa avventura della colpa umana: sappiamo porre degli atti che non possiamo riparare. Ci ribelliamo a un Dio che non possiamo poi costringere a offrirci il suo perdono.

Soltanto di fronte al Signore Gesù che offre la vita “per noi e per la nostra salvezza” riusciamo a confessare i nostri peccati. Ci riusciamo anche perché li sappiamo già perdonati, se noi ci apriamo alla sua misericordia. Possiamo lasciare che il nostro cuore “ci rimproveri”, perché siamo certi che “Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1 Gv 3, 20). E per ogni colpa ci offre la sua benevolenza e la sua grazia.

Allora emerge dentro di noi anche la volontà di emendarci. Pascal osserverebbe: “Se tu conoscessi i tuoi peccati, ti perderesti d’animo . . . Via via che li espierai, li conoscerai, e ti sarà detto: “Ecco i peccati che ti sono rimessi”” (B. Pascal, Pensées, 553, éd Brunschvicg).

Se perdonare non è facile in genere,  non viene spontaneo, perché chi lo dovrebbe concedere è tutto concentrato sulla propria sofferenza, nel cercare le ragioni oi torti, nel volere promesse e garanzie prima di concedere il perdono. Questo è comprensibile.

Il perdono, quello vero, è però necessario, necessario “ per la sopravvivenza”, come scrive qualcuno! Proviamo per un attimo a immaginare un mondo dove non vi sia spazio per  il perdono concesso in modo implicito o esplicito. Prevarrebbe solo la vendetta e non vi sarebbe più spazio per qualsiasi altra relazione sociale.

Senza andare a discutere sui “massimi sistemi” proviamo ad immaginare cosa accade quando in famiglia,  e in modo particolare fra la coppia, moglie e marito non vi è spazio per la riconciliazione e il perdono. Cosa Accade? La coppia scoppia e la deflagrazione sarà tale da distruggere tutto!

 Non basta chiedere scusa?

 Oggi scusa e perdono sono usati ormai come sinonimi, in realtà non è così. Certo chiedere scusa non è facile, a nessuno di noi piace, e   nascono in noi tante resistenze.

Per capire la differenza due esempi:

  • “ Se prima ho tardato facendoti arrabbiare ti chiedo di scusarmi perché la macchina ha avuto un  problema, che potevo fare? Se accadesse ancora, mi troverai a tardare ancora, purtroppo!” Come dire, mi scuso, ma vedi io non ho colpa, non è dipeso da me … Questo è il chiedere scusa.
  • “ Ho tardato perché mi sono fermato al bar … o da quell’ amica. Ho sottovalutato l’ appuntamento … Ti ho sottovalutato!”

La differenza è chiara! Nel secondo caso io non posso semplicemente scusarmi, non potrò rifare lo stesso, ma devo riconoscere la mia mancanza devo chiedere perdono: “ Sono dispiaciuto, l’ ho fatta grossa, stai certa che non vorrò rifare più.Nel semplice chiedere scusa non è chiaro se vi è dispiacere autentico, ma non vi è nemmeno il proposito di migliorare, di cambiare.

Chiedere e concedere per-dono

Chiedere perdono è difficile perché  richiede un percorso che scandisce  diverse tappe:

 

  •  Mettersi in cammino verso l’ altro
  • Prendere consapevolezza del male fatto
  • Essere sinceramente dispiaciuto
  • Impegnarsi e promettere di non farlo più
  • Non tenendo tutto dentro di me, ma esprimendolo in modo esplicito all’ altro …

 

Ma questo non è ciò che avviene nel Sacramento della confessione?

 

  • Prendiamo consapevolezza del male fatto e ci mettiamo in cammino verso il Signore. Lo riconosciamo apertamente, lo esprimiamo all’altro, in questo caso il Signore, in modo esplicito, in questo caso al sacerdote, sono veramente sentito e dispiaciuto, mi impegno a non commettere più il mio errore a riparare il male fatto, vengo riaccolto dal Signore, si ricostruisce il rapporto con Lui e con la comunità.

 

È l’ esatta dinamica della parabola del Figliol prodigo o del Padre misericordioso come preferiscono diversi biblisti.

Concedere il per – dono

… “ Il perdono è divino; è un atto che comporta un animo grande. Solo chi ha un amore grande può perdonare davvero: il perdono è un per-dono, è un iper- dono non un compromesso, un rattoppo o un “ ingoiare un rospo”, abbassare la test e  andare avanti. In quei momenti se lasciassimo parlare i sentimenti, faremmo la vendetta, vorremmo una punizione, invece del perdono. Il perdono non ci è naturale. È un frutto dello Spirto, non del nostro istinto: per questo diciamo che l’ amore è divino. È un azione che, come dice il nome è solo dono, è essenzialmente dono. Non meriteresti il mio perdono perché mi hai offeso e ferito: ma voglio donarti il perdono. Non ti perdono come forma di patteggiamento: siccome l’ altra volta anche io l’ ho fatta grossa, siccome tu mi hai perdonato … ti perdono anch’io …

Non è soltanto lasciar perdere, non soltanto calcolo che rimanda alla prossima volta quando tutto ritornerà a galla. È un dono, un regalo gratuito. Io faccio il primo passo, senza sapere cosa succederà dopo. ( da:  Venite in disparte e riposatevi un po’- Comunità di Caresto – Gribaudi)

 Del resto non ha fatto così il Signore con noi?

17 Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.  ( Gv 3,17)” .

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Biblig.

Una buona notizia per te – A. Comastri – LDC

Venite in disparte e riposatevi un po’ – Comunità di Caresto –Gribaudi

 Soli Deo gloria

Qydiacdon

 

 

 

 

 

 

 

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