Le ambigue dichiarazioni di Papa Francesco su gender e omosessualità

Le recenti contrastanti dichiarazioni di Papa Francesco nel suo ultimo viaggio apostolico in Georgia e Azerbaijan sul tema dell’omosessualità, ferma condanna dell’ideologia gender, da un lato, e accoglienza delle persone omosessuali e trans dall’altro, hanno riportato, prepotentemente, al centro del dibattito il delicato rapporto tra Chiesa ed omosessualità.

Dalla ormai celebre frase, “Se una persona è gay chi sono io per giudicarla?”, pronunciata dal Papa il 29 luglio 2013 sul volo di ritorno dal Brasile, la comunità LGBT ha riposto grandi speranze ed aspettative in Jorge Mario Bergoglio, identificandolo come l’atteso Papa dell’innovazione e dell’apertura all’omosessualità nella chiesa cattolica.

Il Papa sul gender

Le affermazioni sul tema del gender di Papa Francesco, immediatamente riprese da tutti i media internazionali, sono state estrapolate nell’ambito di una sua riposta ad una domanda di una donna georgiana di nome Irina che nel rivolgere la sua “testimonianza” nella chiesa dell’Assunta a Tbilisi aveva manifestato le proprie vivide preoccupazioni riguardo le “nuove visioni della sessualità come la teoria del gender”.     

Questa la replica a braccio del Papa:

Tu, Irina, hai menzionato un grande nemico del matrimonio, oggi: la teoria del ‘gender’. Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Oggi ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee. Pertanto, bisogna difendersi dalle colonizzazioni ideologiche”.

Chiarimenti in volo

Successivamente, sul volo di ritorno da Baku a Roma, la sera del 2 ottobre, i giornalisti hanno di nuovo interrogato Papa Francesco, invitandolo a chiarire meglio il proprio pensiero in materia di gender ed omosessualità:

A porre il quesito dirimente è stato il corrispondente vaticano statunitense Joshua McElwee del National Catholic Reporter che ha domandato testualmente:

Santo Padre, in quello stesso discorso di ieri in Georgia, lei ha parlato, come in tanti altri Paesi, della teoria del “gender!, dicendo che è il grande nemico, una minaccia contro il matrimonio. Ma vorrei chiedere: cosa direbbe a una persona che ha sofferto per anni con la sua sessualità e sente veramente che c’è un problema biologico, che il suo aspetto fisico non corrisponde a quello che lui o lei considera la propria identità sessuale? Lei come pastore e ministro, come accompagnerebbe queste persone?

Ecco la risposta completa di Papa Francesco:

Prima di tutto, io ho accompagnato nella mia vita di sacerdote, di vescovo – anche di papa – ho accompagnato persone con tendenza e con pratiche omosessuali. Le ho accompagnate, le ho avvicinate al Signore, alcuni non possono, ma le ho accompagnate e mai ho abbandonato qualcuno. Questo è ciò che va fatto. Le persone si devono accompagnare come le accompagna Gesù. Quando una persona che ha questa condizione arriva davanti a Gesù, Gesù non gli dirà sicuramente: “Vattene via perché sei omosessuale!”, no. Quello che io ho detto riguarda quella cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento della teoria del “gender”.

Mi raccontava un papà francese che a tavola parlavano con i figli – cattolico lui, cattolica la moglie, i figli cattolici, all’acqua di rose, ma cattolici – e ha domandato al ragazzo di dieci anni: “E tu che cosa voi fare quando diventi grande?”. “La ragazza”. E il papà si è accorto che nei libri di scuola si insegnava la teoria del “gender”. E questo è contro le cose naturali. Una cosa è che una persona abbia questa tendenza, questa opzione, e c’è anche chi cambia il sesso. E un’altra cosa è fare l’insegnamento nelle scuole su questa linea, per cambiare la mentalità. Queste io le chiamo “colonizzazioni ideologiche”.

L’anno scorso ho ricevuto una lettera di uno spagnolo che mi raccontava la sua storia da bambino e da ragazzo. Era una bambina, una ragazza, e ha sofferto tanto, perché si sentiva ragazzo ma era fisicamente una ragazza. L’ha raccontato alla mamma, quando era già ventenne, 22 anni, e le ha detto che avrebbe voluto fare l’intervento chirurgico e tutte queste cose. E la mamma gli ha chiesto di non farlo finché lei era viva. Era anziana, ed è morta presto. Ha fatto l’intervento. È un impiegato di un ministero di una città della Spagna. È andato dal vescovo. Il vescovo lo ha accompagnato tanto, un bravo vescovo: “perdeva” tempo per accompagnare quest’uomo. Poi si è sposato. Ha cambiato la sua identità civile, si è sposato e mi ha scritto la lettera che per lui sarebbe stata una consolazione venire con la sua sposa: lui, che era lei, ma è lui. E li ho ricevuti. Erano contenti.

E nel quartiere dove lui abitava c’era un vecchio sacerdote, ottantenne, il vecchio parroco, che aveva lasciato la parrocchia e aiutava le suore, lì, nella parrocchia… E c’era il nuovo [parroco]. Quando il nuovo lo vedeva, lo sgridava dal marciapiede: “Andrai all’inferno!”. Quando trovava il vecchio, questo gli diceva: “Da quanto non ti confessi? Vieni, vieni, andiamo che ti confesso e così potrai fare la comunione”. Hai capito? La vita è la vita, e le cose si devono prendere come vengono. Il peccato è il peccato. Le tendenze o gli squilibri ormonali danno tanti problemi e dobbiamo essere attenti a non dire: “È tutto lo stesso, facciamo festa”. No, questo no. Ma ogni caso accoglierlo, accompagnarlo, studiarlo, discernere e integrarlo. Questo è quello che farebbe Gesù oggi. Per favore, non dite: “Il papa santificherà i trans!”. Per favore! Perché io vedo già i titoli dei giornali… No, no. C’è qualche dubbio su quello che ho detto? Voglio essere chiaro. È un problema di morale. È un problema. È un problema umano. E si deve risolvere come si può, sempre con la misericordia di Dio, con la verità, come abbiamo detto nel caso del matrimonio, leggendo tutta l’”Amoris laetitia”, ma sempre così, sempre con il cuore aperto.E non dimenticatevi quel capitello di Vézelay: è molto bello, molto bello”.

Un’articolata e criptica risposta che invece di chiarire semina nuova confusione sul rapporto tra Chiesa cattolica ed omosessualità, alimentando libere interpretazioni e facili strumentalizzazioni.

La frase “lui, che era lei, ma è lui” (riferito al transessuale ricevuto in udienza tempo fa), legittimando implicitamente il fatto che una persona che nasce biologicamente di un sesso possa pretendere di cambiarlo attraverso un’intervento chirurgico, paradossalmente contraddice e smentisce infatti la sua precedente denuncia della teoria del gender. Quello che sembra più turbare il Papa, non sono tanto i contenuti, quanto la modalità di diffusione dell’ideologia gender, vista come una “colonizzazione ideologica” di stampo mondialista.

La lettera di un cattolico omosessuale

Riguardo il pesante e crescente clima di smarrimento oggi esistente sul rapporto tra Chiesa ed omosessualità sul sito dei cosiddetti “cristiani LGBT” Gionata.org , un “progetto di volontariato culturale volto a far “conoscere il cammino che i credenti omosessuali fanno ogni giorno nelle loro comunità e nelle varie Chiese”, è stata pubblicata un’emblematica lettera di un cattolico omosessuale che rivolge un accorato appello al Papa e alla Chiesa cattolica affinché pongano fine a questo lungo ed oramai insopportabile “stillicidio” sulla conciliabilità tra cattolicesimo ed omosessualità.

Ecco cosa scrive nella sua lettera Ale in maniera diretta ed onesta:

La richiesta è semplice: la Chiesa Cattolica ha cambiato la sua visione dell’omosessualità? Sì o no? Lo dica chiaramente e presto! O forse la Chiesa non è a conoscenza del fatto che migliaia di omosessuali cristiani combattiamo ogni giorno una battaglia durissima confrontandoci con le nostre attrazioni per persone dello stesso sesso?”
“La Chiesa deve darci una parola chiara: l’omosessualità è o non è un sentimento disordinato? L’atto omosessuale è o non è un grave peccato? Le unioni omosessuali sono o non sono fuori dal piano d’amore di Dio Creatore?”

UNA PAROLA CHIARA

Il lettore non chiede dunque che la Chiesa approvi l’omosessualità ma semplicemente che la smetta di tergiversare con dichiarazioni discordanti ed ambigue:

Tutti i cristiani hanno la loro Croce e si confrontano con essa. Noi non sappiamo più se la nostra è una Croce oppure l’invenzione di una Chiesa medioevale e ormai sorpassata. Questo non è più sopportabile, noi abbiamo bisogno di chiarezza, di sapere cosa fare della nostra vita, e questa mancanza di Verità è una grave mancanza di Carità nei nostri confronti”.

Ale implora Papa Francesco di mettere da parte parole disorientanti e discorsi equivoci ed esprimersi con il linguaggio di sempre della Chiesa cattolica secondo il noto monito di Gesù ai suoi discepoli: “il vostro parlare sia ‘Sì, sì! No, no!’”:

Quello che dice la Sacra Scrittura, tutta la Tradizione e il Magistero della Chiesa Cattolica sull’omosessualità, lo sappiamo a memoria. Ma non ci basta più: abbiamo bisogno di una parola chiara, che Pietro ci confermi nella fede, con un chiaro Sì o un chiaro No”.

Scontata e, a dir poco sconfortante, la replica di un certo don Luca sullo stesso sito web del progetto Gionata che muove dalla negazione stessa del concetto di verità per affermare la legittimità di ogni tipo di amore:

Caro amico, le tue domande sono lecite e legittime. Tu parti però da un presupposto non corretto: esiste solo il giusto e lo sbagliato. (…) La Chiesa non è una realtà statica ma una comunità che sempre più progredisce nell’amore verso Dio e verso l’uomo. Stiamo ora pian piano progredendo nel capire che l’omosessualità non è nulla di sbagliato se vissuta in un contesto di amore… ma ci vuole ancora un attimo di pazienza. Tu, caro amico, non aver paura di amare ed essere amato. Tu caro amico non aver paura di essere figlio di Dio per quello che sei. E’ Dio che ti ha creato”.

Magistero immutabile

La risposta circa l’impossibile conciliabilità tra cattolicesimo ed omosessualità, in realtà, è contenuta nel Magistero dottrinale della Chiesa, che non è mai variato nel corso di duemila anni, insegnando come la pratica dell’omosessualità vada considerata un abominevole vizio contro natura, che provoca non solo la corruzione spirituale e la dannazione eterna degli individui, ma anche la rovina morale della società colpita da un germe mortale che avvelena le radici stesse della vita civile. Per questo, la morale cristiana ha sempre condannato questo vizio senza riserve, e ha stabilito che esso, a maggior ragione, non può pretendere a nessun titolo la sua legalizzazione nell’ordinamento giuridico né la promozione da parte del potere politico.

Un insegnamento perenne ribadito da una lunghissima serie di affermazioni della Sacra Scrittura, dei Padri della Chiesa, di santi Dottori e da Pontefici, dalle origini fino ai nostri giorni, che riflette la legge naturale e divina e che nessuno, neanche il Papa, può modificare.

Rodolfo de Mattei, da: Osservatorio Gender

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