IV Domenica ordinario B – “Insegnava come uno che ha autorità” Omelia con i bambini, ragazzi, genitori del catechismo parrocchiale – Vangelo di Marco 1,21-28

C’è una frase nel vangelo di oggi che abbiamo letto, molto importante.
Voi tutti andate a scuola? Avete degli insegnanti, maestri, professori che vi insegnano, ma come vi insegnano? Ci avete mai pensato? Con bontà, con gentilezza, con precisione, con chiarezza. Quali altri aggettivi potremmo aggiungere al loro insegnamento?

Sentivamo proprio Domenica scorsa che Gesù comincia ad annunciare il Vangelo, il suo modo di annunciare è un modo rispettoso delle tradizioni religiose ebree. Come tutti gli ebrei pii, cioè guidati dal sentimento religioso, il Sabato si reca in Sinagoga. Proprio come abbiamo sentito nel Vangelo di oggi e proprio lì, nella sinagoga, dove
si ascolta, si prega, si commenta la Parola di Dio Gesù insegna.
L’ evangelista Marco dice subito che chi ascolta è colpito dall’ insegnamento di quest’uomo che a guardarlo bene, dal di fuori, come forse facciamo spesso anche noi che ci fermiamo a pensare Gesù non a conoscerlo come si dovrebbe, non ad ascoltarlo in profondità, -con il cuore, come vi ho già detto-.

Ma perché sono colpiti?
“ Perché insegna come uno che ha autorità, non come gli scribi”.
Gli scribi erano specialisti nello studio della Bibbia e nella spiegazione dei precetti della Legge. Si facevano chiamare «rabbi», cioè maestri. Erano quasi tutti farisei.

Ma cos’è questa autorità nuova.

È il fatto che Gesù non parla o commenta la legge, ma che annuncia
l’avvicinarsi di Dio all’ uomo e questo ci dovrebbe riempire almeno di tre sentimenti: gioia, consolazione, speranza!

Quale gioia può essere più grande di quella di sentire la vicinanza di Dio. A volte la televisione ci fa vedere folle di ragazzini e di ragazzine che hanno quasi delle crisi isteriche perché vedono quel tal cantante, quel tal artista, quel tal campione.

Consolazione, perché il Signore viene a liberare l’uomo. Il miracolo della liberazione dell’indemoniato annuncia che Gesù è più forte e sconfigge colui che spinge l’uomo al male, al peccato dal quale poi nascono gli egoismi, i conflitti, le guerre, qualsiasi malvagità e cattiveria, come le uccisioni e la violenza su tante persone.

Speranza, perché ci viene annunciata una buona notizia, che è quella che Dio ci ama e se Dio ci ama non abbiamo più paura, “perché se Dio è con noi chi sarà contro di noi?” (S. Paolo)

Alla Parola si accompagnano i fatti. Noi uomini siamo così! Sì le parole vanno bene, ma ad un certo momento abbiamo bisogno di vedere qualcosa di concreto!

L’ annuncio di Gesù è affascinante, il suo modo di insegnare è straordinario, sembra proprio conoscere come stanno le cose, insegna con autorità … vi è bisogno di un segno, attenzione è un segno per dire guardate che quello che vi annuncio è vero e degno di essere creduto: ecco la liberazione di questo indemoniato.

Cosa ci dice tutto questo?
Che davvero la Parola di Gesù è una parola autorevole. Quello che dice si realizza per davvero: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.”

La prima cosa che mi viene da pensare, allora, ma noi che ascoltiamo questa Parola, che Gesù ci rivolge ogni Domenica, ogni volta che partecipiamo alla Messa, ogni volta che leggiamo un brano di Vangelo la riconosciamo così: autorevole? Gli attribuiamo cioè
l’ importanza e il rispetto che le è dovuta? Che tradotto vuol dire poi: cerco di fare nella mia vita quello che dice?

L’ altra cosa è che il diavolo c’è, ma che Gesù è più forte. Oggi vedete non se ne parla più, nemmeno a voi bimbi perché si ha paura di spaventarvi, di traumatizzarvi, eppure nel Vangelo vi è questa lotta continua fra Gesù e il Maligno, che vuole allontanarci da Gesù, che con la sua Parola gli toglie ogni potere, lo farà soprattutto con la sua Passione-Morte-Risurrezione.

Conclusione allora noi dobbiamo con fiducia, essere amici di Gesù, stare assieme a Lui con la preghiera, ascoltando, leggendo la sua Parola, accostandoci ai Sacramenti: Confessione e Comunione!

Ultima cosa, quelli che ascoltavano: “erano stupiti …presi da timore,”. La parola timore non significa paura, ma un rispetto per qualcosa di grande e di diverso, vorrei fermarmi, però, su erano stupiti. Già perché è difficile per noi stupirci, anche per voi bambini, giovani. Ormai non ci stupiamo più per nulla. Non sappiamo stupirci davanti alla bellezza e ai colori di un fiore, anche il più umile, non ci stupiamo più di una farfalla che esce da un bozzolo, non ci stupiamo più nemmeno quando nasce un bimbo … Così non ci stupiamo più nemmeno quando ascoltiamo la Parola del Signore che parla di Lui e di noi. Chiediamo questo dono di accogliere la Parola di Gesù e di lasciarci stupire, riconoscendone l’autorità perché il credere in Lui contagi i nostri giorni, le nostre scelte, la nostra vita.

Deo Gratias, qydiacdon

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