I talenti di BARNABA …

Un giorno Barnaba il giocoliere si stancò di girare il mondo.

Non che non gli piacesse più ballare e fare giochi. Era il fracasso delle taverne e osterie che non sopportava più. Sentiva invece, dentro di sé, un gran bisogno di pace e di silenzio. Quando vide sulla strada un monaco che faceva il suo stesso cammino e lo salutò cortesemente. Siccome andavano al medesimo passo, cominciarono a conversare. Senza neppure accorgersene  arrivarono a un tranquillo monastero che sonnecchiava placido in una grande vallata. Il monaco, che lo aveva ascoltato con grande attenzione, gli lesse nel pensiero e, sorridendo, gli disse:

“Fermati con noi, fratello Barnaba. Forse è stato il Signore a mettermi sulla tua strada. Le nostre regole sono semplici. Qui il pane e la pace sono assicurati”.

 A Barnaba piacque subito il monastero.

I religiosi che vi vivevano facevano a gara a chi meglio onorava la Madonna, e ciascuno impiegava a servirla tutto il sapere e tutta l’abilità che Dio gli aveva dati. L’abate componeva libri che trattavano, con profondi pensieri, le virtù della Madre di Dio. Fra Serafino copiava con mano esperta questi scritti su dei fogli di pergamena. Fra Guerrino vi dipingeva delle fini miniature. Vi si vedeva la Regina del cielo, seduta sul trono di Salomone, ai cui piedi vegliavano quattro leoni; attorno alla sua testa aureolata volteggiavano sette colombe che sono i sette doni dello Spirito santo.

Frate Gualtiero era anche lui uno dei più teneri figli di Maria. Intagliava senza tregua delle immagini di pietra tanto che aveva la barba, le sopracciglia e i capelli bianchi di polvere, e i suoi occhi erano sempre arrossati, ma era pieno di forza e di gioia Gualtiero rappresentava talvolta la Madonna come una regina, altre volte le dava i lineamenti di una fanciulla piena di grazia. C’erano anche nel convento dei poeti che componevano, in latino, delle prose e degli inni in onore della beata Vergine Maria.

 Ma Barnaba non aveva studiato, non sapeva fare altro che i suoi giochi di abilità con le mani, i piedi, e i suoi attrezzi da giocoliere. Non potendo, quindi, trascorrere interminabili ore a studiare e lavorare chino sui libri, pensò di rendersi utile occupandosi del giardino e dell’orto. E così un giorno Barnaba innaffiava i fiori e la verdura, allontanava le lumache e gli insetti nocivi, raddrizzava gli alberi piegati dal vento, e si divertiva a richiamare gli uccelli e dare loro briciole di pane.

I monaci, però, non consideravano tanto il suo lavoro e gli lanciavano ogni tanto occhiate di rimprovero. Spesso il giocoliere vagava triste nei corridoi. “Sono proprio un buono a nulla”, pensava. Un giorno Barnaba scoprì, nei misteriosi sotterranei del monastero, una cappella abbandonata. Sul piedistallo di marmo vi era una statua della Madonna che teneva Gesù Bambino fra le braccia. Proprio in quel momento, nella chiesa grande, sopra la cappella, i monaci iniziarono il canto dei vespri. Barnaba rivolse gli occhi alla statua della Madonna.

 “O Vergine Maria!!”, implorò.

“Su, in chiesa, pregano devoti e saggi confratelli. Io, invece, non so fare nulla. Non so proprio come servire il Signore!”

All’improvviso il giocoliere udì una voce. Era la Madonna.

“Servilo con ciò che tu sai fare”, gli suggerì. “Con ciò che… so fare io?”, fece Barnaba sorpreso. “Danzando e saltando?”. “Si, danzando e saltando”, confermò la Madonna. “Guardami, allora”, disse il giocoliere felice.

“Pregherò con le mani e con i piedi”.

 Ed eseguì in su e in giù lungo la cappella le sue danze preferite, arditi salti mortali e altri giochi di abilità.

 Quando il silenzio, su in chiesa, indicò che il canto dei Vespri era finito, Barnaba disse: “Vergine Maria, ora debbo andare a curare i fiori e le verdure dell’orto.

Ma tornerò presto”, promise lasciando la cappella, portando sotto il braccio le sue bocce e i suoi coltelli nel vecchio tappeto.

Uno dei monaci, sorpreso di non vedere più Barnaba alle funzioni, lo seguì e scoprì che si recava tutto solo nella cappella abbandonata. E quanto vide lo lasciò allibito.

“Mentre noi preghiamo e facciamo penitenza, Barnaba spreca il tempo a divertirsi. Sarà certamente cacciato dal monastero!”, pensò il monaco e corse a riferire tutto all’abate.

 “Voglio vedere con i miei occhi!”, disse l’abate quando l’ebbe ascoltato. “Domani scenderemo nella cappella”.

 L’indomani, nascosti dietro una colonna, l’abate e il monaco osservarono il giocoliere.

Davanti alla statua della Vergine, Barnaba, con la testa in giù  e i piedi in aria, giocava con sei bocce di bronzo e dodici coltelli. Eseguiva i suoi giochi più belli in onore della Madre di Dio.

Alla fine cadde a terra stremato.

 L’abate stava per rimproverarlo quando, inaspettatamente, la Madonna allungò il suo velo azzurro verso Barnaba, gli asciugò il sudore della fronte e lo benedisse. L’abate e il monaco erano sconvolti. I loro cuori battevano forte. E, per non disturbare, si allontanarono in punta di piedi e andarono a pregare.

Quella sera stessa l’abate fece chiamare Barnaba.

 “Mi caccerà dal monastero perché manco ai Vespri”, pensò il giocoliere sconsolato.

Ma l’abate lo accolse con gentilezza.

“So che non sai leggere e scrivere, e che quindi non puoi servire il Signore come noi”, gli disse.

“Da quando, Barnaba, vai nella cappella?”.

 Barnaba cadde in ginocchio ai piedi dell’abate e scoppiò in pianto.

“Non mandarmi via!”, lo supplicò; e confessò ciò che aveva fatto davanti alla Madonna.

 L’abate fece alzare il giocoliere e lo abbracciò.

“Ho visto ogni cosa, figliolo”, gli disse commosso.

“In futuro potrai servire il Signore come vorrai, con la danza e con i tuoi giochi”.

 

Da allora Barnaba non si preoccupò più e i confratelli capirono che si poteva onorare Dio anche lavorando e pregando con gioia. E, per la prima volta nella storia, fu consentito ai bambini di entrare nel Monastero per divertirsi agli spettacoli di bravura di Barnaba, il giocoliere della Madonna.

( da: Barnaba il giocoliere della Madonna di B. Ferrero; riadattato dqy)

 

Dal Vangelo di Matteo 25, 14-30

Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo la capacità di ciascuno; poi partì …

 Vedete come anche al buon Barnaba il Signore aveva affidato dei talenti, aveva solo bisogno di prenderne consapevolezza, di scoprirli e li ha messi al servizio del Signore e guarda caso anche dei bambini che non solo si divertivano, ma lo facevano sotto lo sguardo de Gesù e della sua mamma, che è anche la nostra!

 E tu hai scoperto il tuo talento che può aiutare gli altri a lodare il Signore?

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