Gesù, il fariseo, la prostituta … XI Domenica anno C (2016)

 

Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: “Hai giudicato bene”

Questa parabola che sta al centro del Vangelo di oggi è scritta per tutti noi, perché tutti siamo debitori nei confronti del Signore; dice s. Giovanni : “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.
Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi” (1Gv 1).

Ecco che nell’ accostarci a queste due figure, così distanti fra loro, come quella di un osservante, potremmo dire un religioso, e una peccatrice pubblica, una prostituta, ciascuno di noi è chiamato a confrontarsi e discernere con quale atteggiamento si pone nei confronti di un Signore che ci chiama, all’ accoglienza di Sé e del suo amore, ad un cammino continuo di conversione, di cambiamento.   

Di fronte a noi Simone, questo fariseo, giusto, osservante della legge, potremmo anche dire spiritualmente a posto, ma com’ è il suo cuore ? Già perché è il cuore che detta i nostri atteggiamenti ed anche i nostri pensieri. Certo ha invitato a pranzo Gesù, ma non gli ha dato nessun segno di accoglienza di amicizia, di rispetto, di affetto: “non mi hai dato l’acqua per i piedi … tu non mi hai dato un bacio, … tu non hai unto con olio il mio capo”.
Arriva anche a dubitare di Gesù: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!»

Con le debite proporzioni l’ atteggiamento di Simone, il Fariseo, forse non è poi così strano e nemmeno tanto lontano da quello che è un atteggiamento che tante volte ritroviamo in noi stessi. Quante volte ci sentiamo dire, o diciamo anche noi : “ tanto poi non faccio mica niente di male”.
Sempre pronti a cogliere il negativo nell’ altro e ottimi avvocati per noi stessi, così quando ci mettono sotto gli occhi i nostri difetti, oppure commentiamo qualche mancanza.

Il cuore di questa persona è freddo, è a tavola con Gesù, ma non apre il suo cuore a Gesù, lo ha accolto alla mensa, ma non lo ha accolto nel cuore.

La donna, di cui non è riportato il nome, ma che viene presentata subito per quella che è, Luca non fa sconti: “ era una peccatrice di quella città”. Il peccato va chiamato per quello che è, non si può usare il politicamente corretto, non si può mistificare, il Signore conosce tutto, tutto quello che c’è dentro il cuore dell’uomo, dentro il cuore di ciascuno di noi, anche quello che teniamo ben chiuso, perché se si conoscesse arrossiremmo tutti.

Dostoevskij affermava: “ Se i cattivi pensieri mandassero cattivo odore, nel mondo non si potrebbe più vivere per il fetore umano”

Non ci viene detto il perché arriva a quel punto, ma ci vengono descritti con cura i gesti che ella compie, senza curarsi della reazione che può suscitare. Sono i gesti dell’amore penitente, come è stato definito da qualcuno, del desiderio di essere amata e di essere accolta nonostante una vita buttata. È consapevole che la sua vita è andata nella direzione opposta di quello che Dio si attendeva e che proprio per questo il suo debito è incolmabile ma mette davanti al Signore il suo cuore desideroso di un amore vero, sincero, risanatore per iniziare un cammino nuovo di cambiamento di vita.

Ed ecco che arriva il perdono: «I tuoi peccati sono perdonati». Non fa finta di nulla Gesù, i peccati sono peccati non qualcosa così di vago, di indefinito, lasciato all’ interpretazione personale di ciascuno. È necessario dirlo oggi in cui tanti non si sentono peccatori, così non sentono neppure la necessità di accogliere il perdono di Gesù e di essere salvati, perdono che ci giunge attraverso il sacramento della misericordia, che è la Confessione.
Qui il cuore penitente si apre ad accogliere l’ amore di Cristo attraverso quelle parole che sono pronunciate ancora oggi per noi: «I tuoi peccati sono perdonati … La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

L’ esempio dei santi, di cui ormai parlano pochissimi, ci può aiutare. Se andiamo a conoscerli vediamo come si sentissero peccatori; oggi tanti cristiani sono convinti di non avere peccati.

Il Cardinal Comastri scrive: “ …Il comandamento dell’ amore cristiano è il comandamento dell’ iniziativa, della gratuità, della sfida all’ oggi violento. Chi è in regola con questo comandamento? Ma c’è un altro e più profondo motivo per cui non ci sentiamo più peccatori: sta nel fatto che non abbiamo capito che i più grandi peccati non sono diretti ma indiretti, non azioni, ma omissioni, non sono cattiverie ma bene non fatto”.
Chiediamoci allora com’è il nostro cuore oggi, perché anche noi siamo a mensa con Gesù. Come stiamo con Lui, se con un atteggiamento di sufficienza oppure se abbiamo la consapevolezza di essere peccatori che sanno aprire il loro cuore per compiere poi quei gesti che la donna ha fatto verso un umanità povera e sofferente, ma nella quale è impresso il volto di Cristo.

Soli Deo gloria, qydiacdon

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