XXXI DOMENICA ORDINARIO anno A- … non fate come fanno..

XXXI Domenica Anno A. – Fate quello che vi dicono, ma non fate quello che fanno

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Parola del Signore
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Gesù non mette in guardia solo la gente del suo tempo, ma mette in guardia anche noi che spesso siamo incoerenti con quello che facciamo, con quello che viviamo, anche nell’ ambito della fede.
“Scribi e farisei dal canto loro hanno sempre trascurato la loro falsità e la loro ipocrisia. Zelanti assertori della Scrittura, del Talmud (il testo contenente le tradizioni e le usanze di Israele) e legge di Mosè, quasi mai si curavano di esserne riflesso agli altri con la coerenza e il buon esempio. Per di più, sfruttavano la loro posizione per vantare diritti su tutti gli altri, per esaltarsi e per troneggiare sulla massa.” Il contenuto dei loro insegnamenti non fa una grinza, ma si servono della loro posizione per vantare diritti sugli altri. Vi è una discrepanza il loro comportamento non è in sintonia con quello che predicano che pure è dottrina pura e attendibile, sapienza divina.
Gesù indica alcuni atteggiamenti. “Legano pesanti fardelli …” Questa si chiama contraddizione, essere esigenti con gli altri, ma poi con noi stessi? Nel nostro piccolo, ci farà bene chiederci: quello che giustamente dico agli altri, che siano familiari, fratelli e sorelle di comunità, cerco di farlo per primo? Ancora:“ Tutte le opere le fanno per essere ammirati…” , mettersi in mostra, essere riconosciuti come persone dabbene, coltivare il proprio ego inseguendo un’autoesaltazione esteriore, stiamo quindi molto attenti. Qualche commentatore ha scritto: “ Esiste un mestiere diffuso in ogni ambito che si chiama “esperto di vite altrui” .Si esplica nel fare sempre i moralisti con la vita degli altri, ma quasi mai chi fa questo comprende che ogni vero cambiamento, fosse anche quello del tuo prossimo che sbaglia (ma sbaglio anche io) nasce sempre dal cambiamento di se stessi La mia conversione è l’unica predica che gli altri accetteranno, la mia coerenza è l’ unico argomento convincente agli occhi di chi guarda.
Questo dovrebbe mettere in guardia anche noi, far sì che ci fermiamo un po’ a riflettere in noi stessi e verificarci su come agiamo, ma soprattutto, per noi cristiani, chiederci quanto siamo in sintonia con la nostra fede, con quanto diciamo e come agiamo.
Forse scopriamo che la stessa incoerenza degli scribi e dei farisei la viviamo anche noi tante volte. Parliamo di Vangelo, andiamo all’ Eucaristia, preghiamo anche, magari avendo cura di essere un po’ notati, ma nulla di più. Bisogna quindi che ci chiediamo dove è il cuore.
Il rischio di una fede farisiaca esiste anche nei nostri cuori.
Occorre, quindi approfondire il concetto di testimonianza. Scrive ancora un commentatore: la “testimonianza” richiede ed esige umiltà di fondo, discrezione, nascondimento, silenzio, soavità, sorriso, orazione intima e segreta. Tutti atteggiamenti e comportamenti sconfessati dalla “ostentazione” e ad essa diametralmente opposti. Quindi la “testimonianza” autentica parte dal rivolgere lo sguardo a Gesù e ai suoi comportamenti (umiltà e mitezza) e comporta di “incarnare” quei comportamenti nella quotidianità più banale sia da parte di coloro che stanno in piedi in cattedra, sia per coloro che stanno seduti tra i banchi.
Preghiamo, in questa eucaristia, che in qualunque luogo dove ci troviamo Gesù ci conceda di incarnare questi suoi comportamenti per potere essere testimoni veri del Vangelo.

Qy, diacdon

 

 

Canti per la XXXI Domenica del Tempo Ordinario /A » Diocesi di Tivoli e di  Palestrina

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