XII domrenica ordinario B- Tempesta … Speranza

 

Dal Vangelo secondo Marco

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
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E’ terminata la giornata e il Signore chiede ai suoi di attraversare il lago di Galilea e approdare all’ altra riva.
La nostra vita la possiamo anche paragonare ad una grande giornata da vivere con tutta la forza, l’intelligenza, la gioia, le capacità che possediamo… Sì una grande giornata ma anche per noi giungerà la sera e dovremo approdare a un oltre, a un altro, ad un dove e a un qualcuno che ci attende.

Tutte le religioni, ma anche le filosofie se non allo stesso modo lo attestano.
In questa giornata che è la nostra vita non solo splende il sereno, ma vi sono anche temporali, momenti in cui il sole scompare in cui lo scoraggiamento, la paura e il dubbio prevalgono e si ha l’impressione di affondare, proprio come viene descritto nel brano del Vangelo. Arriva un dolore più forte, una prova più grande e ci si accascia su se stessi verrebbe voglia di morire o di non essere mai esistiti.
Quello che accade a Giobbe, uomo giusto, retto, che colpito in tutto ciò che ha: affetti, esistenza beni chiede ragione a Dio della sua situazione. E cosa fa Dio? Dio appare, ma non dà risposta, ma solo rammenta la grande distanza che c’è fra Lui e il povero Giobbe, questo non significa che se ne disinteressi.

Al discepolo, (possiamo tradurre a chi crede), il dolore non viene evitato. Anzi, (come sulla barca) la fede viene travolta dalle acque. Anche se Dio c’è non so proprio dove sia, non so proprio cosa stia facendo e ho
l’impressione che non gli importi nulla di me in questo momento.

Qualcuno arriva addirittura a pensare che il dolore venga come una prova di purificazione, ma da cosa se spesso le persone ne escono non migliorate, ma ancora più smarrite, perplesse e non di rado arrabbiate.
Dare una risposta, per quello che accade, lo dico anche per quelli che la risposta l’hanno sempre, non è semplice o non c’è. Non lo sa l’evangelista Marco, non lo sa neppure Pietro. Di fronte al mistero della prova, del dolore, della sofferenza il più delle volte è meglio una silenziosa vicinanza.

Gli anni della nostra vita sono un tempo di verifica sia a livello personale, sia a livello collettivo in cui ci misuriamo in ciò che noi riteniamo importante, in ciò che crediamo. Ci misuriamo su quei valori che dovrebbero essere la stella polare della nostra vita.
Intorno a noi vediamo tante situazioni che ci interpellano! Un mondo che sembra diventare sempre più violento. La vita dell’essere umano che viene calpestata così spesso. Un relativismo che arriva a rinnegare l’identità stessa dell’uomo e della donna… perché tanti piccoli soffrono per fame, cattiverie e diciamolo immoralità degli adulti.

Tempeste che soffiamo sul mondo, assieme alle nostre tempeste personali.

Di fronte a ciò come reagire? Si può reagire confidando sulle proprie forze, confidando in noi stessi nella capacità che derivano dall’ intelligenza
dell’uomo, dalla scienza, dalla tecnica, ma sappiamo che non si possono avere tutte le soluzioni, la storia anche recente ce lo insegna. Ci vuole di più.
Ci vuole una pace interiore che si può ritrovare solo in un rapporto spirituale. Anche se questo non significa essere esentati dalle prove.
Questa pace interiore per noi deriva dalla fiducia che abbiamo in Gesù che se anche dorme è comunque sulla barca con noi, condivide con noi la traversata e approderemo certamente all’ altra riva.
Un porto sicuro.
Ecco allora l’altra parola: speranza! Speranza di vita, di gioia, di luce oltre tutte le tempeste che saremo chiamati ad attraversare.

Ancora un pensiero.
“Se volete conoscere a fondo un uomo, giudicatelo non dai suoi silenzi, dalle parole o dalle lacrime, ma dal suo modo di ridere e di sorridere.
L’uomo è buono se il suo sorriso è buono” Dostoevskij

Deo gratias qydiacdon

 

 

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