VI Domenica di Pasqua- anno b – Non vi chiamo più servi ma amici….

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Parola del Signore
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Mater Verbi na Twitteri: "Oggi Gesù ci dice: "Non vi chiamo più servi,ma vi ho chiamato amici..Rimanete nel mio amore"(Gv 15,9-17) Gesù Ama i Suoi..Non ama i nostri peccati,ma è innamorato di

 

Che bello quello che oggi ci viene detto! Il vangelo ci parla di amicizia, di un’amicizia particolarissima che è quella di Gesù con noi. Molti oggi adoperano questo termine : amico, amica, essere amici in modo improprio attribuendolo a semplici conoscenze che poi in certe circostanze si rivelano friabili, evanescenti, prive di fondamento che si sciolgono come la neve al primo sole.
Ci viene, oggi offerta una duplice occasione quella di riflettere sull’amicizia, da un punto di vista come direbbero i teologi orizzontale, che vuol poi dire puramente umano e confrontarlo con quei parametri  che ha vissuto Gesù nella sua vita che dimostrano la sua amicizia nei nostri confronti.

Certo è che nel breve spazio di un’omelia non si può fare un trattato, mi limiterò ad indicare alcuni aspetti lasciando a voi il compito poi di ripensare, riflettere e arricchire.

Il mio primo pensiero quando trattavo questo argomento con i miei studenti era: Farsi amici per essere amici. Mi viene sempre in mente il testo del piccolo principe nel suo incontro con la volpe.
Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose”.
” Non si conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe.” gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!”
” Che bisogna fare?” domandò il piccolo principe.
” Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe.
” In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino….”

 L’ uno e l’altro si incontrano, si avvicino, si parlano e si fanno amici, un percorso che non può essere sostituito dall’ esperienza personale di un incontro. .” gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici.

Conoscere per noi è costituito dal fatto che Dio si fa uomo e viene incontro a noi, ad ogni uomo, anche a chi non è consapevole. L’ amicizia non è un colpo di fulmine. Come può accadere nell’ innamoramento, ma è qualcosa che si costruisce e si consolida in un cammino a due, con molta pazienza e con perseveranza. Quando l’amicizia è data ed è vera è irrevocabile. Magari potrà essere tradita, ma per chi l’ha vissuta con autenticità e verità non viene reiterata e rimane per sempre nel cuore, magari ferita, ma mai vendicativa per chi l’ha concessa.

 ” In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino….”

 Fra gli amici non vi è bisogno di tante parole, basta poco, anche solo uno sguardo e già si è capito tutto, da non confondere con la complicità. L’ amico non tacerà sugli aspetti in cui puoi migliorare ma lo farà sempre con una dolce fermezza.

Ogni giorno noi possiamo avvicinarci sempre di più al mistero di Dio Che si è fatto vicino a noi. Certo nell’ esperienza della fede.

 

E per chi non crede? Potrà fare l’ esperienza di sentirsi amato, come accadde …

Il più vecchio si chiamava Frank e aveva vent’anni. Il più giovane era Ted e ne aveva diciotto. Erano sempre insieme, amicissimi fin dalle elementari. Insieme decisero di arruolarsi nell’esercito. Partendo promisero a se stessi e ai genitori che avrebbero avuto cura l’uno dell’altro. Furono fortunati e finirono nello stesso battaglione. Quel battaglione fu mandato in guerra. Una guerra terribile tra le sabbie infuocate del deserto. Per qualche tempo Frank e Ted rimasero negli accampamenti protetti dall’aviazione. Poi una sera venne l’ordine di avanzare in territorio nemico. I soldati avanzarono per tutta la notte, sotto la minaccia di un fuoco infernale. Al mattino il battaglione si radunò in un villaggio. Ma Ted non c’era. Frank lo cercò dappertutto, tra i feriti, fra i morti. Trovò il suo nome nell’elenco dei dispersi. Si presentò al comandante. “Chiedo il permesso di andare a riprendere il mio amico”, disse. “E’ troppo pericoloso”, rispose il comandante. “Ho già perso il tuo amico. Perderei anche te. Là fuori stanno sparando”.

Frank partì ugualmente. Dopo alcune ore trovò Ted ferito mortalmente. Se lo caricò sulle spalle. Ma una scheggia lo colpì. Si trascinò ugualmente fino al campo. “Valeva la pena morire per salvare un morto?”, gli gridò il comandante. “Sì”, sussurrò, “perché prima di morire, Ted mi ha detto: Frank, sapevo che saresti venuto”. (Bruno Ferrero, Il canto del grillo)

Questo è quello che ha fatto il Signore con noi…. Feriti, colpiti, dispersi a causa del peccato, ma il Signore non abbandona, cerca, perché è la missione che gli ha affidato il Padre. Dando la vita per noi. L’ amicizia implica l’accoglienza dell’altro, com’è, la capacità di soffrire per l’altro, assieme a lealtà, reciprocità, rispetto, generosità e oblatività.

Tutte queste cose Gesù le ha vissute affinché potessimo essere amici suoi, con il Padre e fra noi,  nell’ aiuto e nel servizio reciproco non semplici e meri esecutori sottomessi.

Viviamo imparando da Lui.

Deo gratias, qydiacdon

 

Dare la vita per i propri amici :: Galatina

 

 

 

 

 

 

 

 

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