Testimonianze e modelli nell’ età dell’ adolescenza – incontro con i genitori dei cresimandi

C’è un tempo per nascere e un tempo per morire;
c’è un tempo per piantare e un tempo per sradicare il piantato;
c’è un tempo per uccidere e un tempo per curare; c’è un tempo per demolire e un tempo per costruire,
c’è un tempo per piangere e un tempo per ridere (Qo 3,2-4).

L’autore sacro scandisce il dipanarsi della vita per polarità contrapposte, legge e interpreta bene la nostra attuale cultura di vita. La nostra è la cultura dell’immediato e dell’effimero, del tutto e subito, dell’attimo fuggente, della toccata e fuga. È questa una forma sottile di pensare e di atteggiarsi, che sottende tante realtà della nostra vita. (Nico Dal Molin).

Il Sacramento della Cresima, quello che i vostri ragazzi celebreranno quest’anno, l’ ultimo dei Sacramenti dell’ iniziazione cristiana!
“ Finalmente, era ora …” frasi che a volte si sentono bisbigliare o che i genitori ripetono fra loro, magari attenti che non vi siano nelle vicinanze il don o i catechisti, ma che poi i figli spiattellano bellamente negli incontri, dicono gli stati d’ animo che accompagnano il percorso di preparazione immediata alla celebrazione del Sacramento e che più o meno consapevolmente viene trasmesso ai ragazzi.

Atteggiamenti che sintetizzo così:  
• Adesso abbiamo finito, non se ne poteva più
• Finalmente potremo gestire il fine settimana come ci pare e piace
• Prima che ci tornino a vedere in Chiesa poi ne parliamo …

Vi è poi qualche esigua minoranza, l’eccezione che conferma la regola che esce dallo schema: tanto meglio farlo, male non fa, poi il don lo dice nelle omelie, qualcun altro in incontri come questo: il cammino di fede non termina mica … la vita di fede è un cammino lungo come la vita stessa ed ha come meta un oltre che è l’ incontro con qualcuno, che già mi accompagna che è il Signore con cui sarò per l’ eternità.

Io non so quali siano i vostri sentimenti o il vostro stato d’ animo nel vivere quest’ anno che non dovrebbe essere l’ ultimo anno della fede … il fatto che ci troviamo e ci conosciamo dall’ inizio del percorso catechistico dei vostri ragazzi – guai a chiamarli ancora bambini- mi fa sperare che rientriate tutto in quel gruppo dell’ eccezione che, purtroppo, conferma la regola.

Vi faccio notare che ho detto che la Cresima è l’ ultimo dei Sacramenti della iniziazione non che è l’ ultimo dei Sacramenti che si ricevono. Il Sacramento che completa il nostro ingresso nella vita cristiana, in cui ciascuno di noi è chiamato ad essere responsabile nel vivere il suo rapporto con il Signore! Rapporto che non si esaurisce nel privato, ma che ha risvolti – o non ne ha- nella nostra vita.

È quindi un momento importante, di cambiamento grande per i ragazzi, e coincide anche con un cambiamento che accade in loro stessi e che è sotto i vostri occhi tutti i giorni.

Quella età che si chiama adolescenza … che mette in crisi tutti genitori, figli, ma anche fratelli e sorelle.

Perché vi ho fatto tutto questo discorso introduttivo?

Perché in questa età i ragazzi sono molto fragili, influenzabili e vi sono due componenti che svolgono un ruolo importante, oltre la famiglia, la scuola, le varie agenzie educative:
• I modelli
• Il gruppo dei pari – cioè il gruppo dei coetanei

Premesso che per il cristiano il modello è Gesù, noi quest’ anno tenteremo di fare un certo tipo di lavoro in questo senso, proponendo alcune figure significative di testimonianza della fede, in ambiti diversi, per cercare di far passare che con l’ aiuto di Dio , guidati dallo Spirito Santo, è possibile crescere e testimoniare la fede in un contesto che non è certamente favorevole ad accogliere il Vangelo.

Per capire le esasperazioni della nostra cultura…

Può essere utile, cercando di dare un contesto realistico al nostro tema di «sviluppo della religiosità», tenere presente la recentissima ricerca prodotta da un sociologo tedesco, Falko Blask. Egli la sintetizza in uno slogan: «Dopo la generazione X ecco la generazione Q, come Qaos»!  Sono i giovani che fanno seguito alla cosiddetta «Generation X» degli inizi degli anni ’90, dove la loro realtà si proponeva indecifrabile come l’incognita di tante equazioni su cui abbiamo tribolato…, una generazione che non si poteva identificare con niente! Le caratteristiche della generazione Q, in estrema sintesi, potrebbero essere così riassunte:
– i limiti non sono ammessi, i limiti non esistono: meglio agire sempre… off limits;
– ogni giorno sia diverso dal precedente;
– moltiplica sempre il numero delle possibilità a tua disposizione;
– la disgregazione delle regole classiche, degli ideali e delle tradizioni, non è una perdita, ma una liberazione.
Se la descrizione è finalizzata ai giovani, essa può coprire uno spettro più ampio, come tutti coloro che stanno vivendo il vuoto di significati provocato dalla fine delle ideologie. (Dal Molin)

Aggiungo io come i modelli che si propongono anche ai nostri ragazzi a cominciare dal mondo della musica che ha una forte presa su di loro potremmo citare un Justin Bieber oppure potrei dirvi di come questa primavera andando con una mia classe , assieme ad un’altra insegnante a mangiare una pizza mi sono sentito imbarazzato perché la televisione del locale trasmetteva quello che io a prima vista pensavo fosse un video hard, mentre i ragazzi mi hanno detto subito:
“ ma no prof è l’ ultimo video clip di Shakira”!

Adolescenza:

L’adolescenza è una realtà dove è difficile fare chiarezza, perché strutturalmente non c’è chiarezza; dove la modalità prevalente di comportamento privilegia l’esteriore: un look di facciata fatto spesso di indifferenza e apatia.

Non è detto, quindi, che certe stranezze siano poi lo specchio di quella che è una personalità che si sta formando.

È il momento della «seconda nascita» alla vita da codificare, con tre componenti fondamentali da integrare: intimità capace di comunicazione con gli altri; sessualità come espressione del bisogno di amare ed essere amati; sicurezza interiore come ritrovata serenità e libertà dai sensi di colpa.
L’adolescenza non è solo l’età degli sbandamenti, come una certa cinematografia ci ha abituato a vedere (ad esempio il film di Rosi: «Ragazzi fuori»). È fondamentale investire fiducia in questo mondo adolescenziale, senza soffocarlo con i nostri «amarcord» sul come eravamo.

Facile, da parte degli adulti la tentazione del: “ ma ai miei tempi”

È aggiungere un pizzico di «insensato», capace di andare al di là delle nostre categorie adulte, logiche ma inflessibili. È la ricerca di una identità che crea confusione e dolore… il passaggio attraverso la terra di nessuno in un momento di esodo.

Se il cammino riesce bene, “la terra promessa” sarà una persona equilibrata, consapevole e responsabile.

Sotto la cenere riprendono ad ardere dei conflitti che si credevano repressi e superati, in una realtà non dialettica, ma conflittuale:
ritornano più attuali che mai polarità come affetto e autonomia, apatia e trasgressività, vulnerabilità e onnipotenza, libertà dalla famiglia e dipendenza totale dal gruppo, dai media o dalla moda; ( una mediazione difficile da trovare) è un mondo in bianco e nero: o di qua o di là.

Eppure i valori ci sono ancora…

In questa fase di vita ritroviamo un rinnovato interesse verso il senso vero dell’Amore; un recupero del senso della corporeità e della sessualità; un’integrazione meno competitiva tra mascolinità e femminilità; una maggiore apertura ai problemi reali della Vita; un bisogno di dialogo in cui sentano che c’è il cuore; una prima apertura a forme di servizio e volontariato.
Sono realtà vere e grandi del mondo adolescenziale d’oggi! È dunque più che mai importante che questi adolescenti si incontrino con figure «significative», trasparenti e vere, non ammalate di esibizionismo o di ipocrisia, per dare un orientamento verso una interiorità spirituale della vita, in un contesto in cui tutto richiama l’effimero, il superficiale e l’esteriore.
Essi cercano persone e non princìpi! Anche a livello di proposta religiosa e spirituale è la pista «induttiva» quella da battere: saper cogliere il bisogno e plasmarlo come Valore. Solo così l’esperienza, la vicinanza, il desiderio, il sentimento, la sicurezza affettiva tanto cercati divengono valori esistenziali e perni dell’esistenza, capaci di dare senso alla vita.

Quale proposta religiosa?
L’esperienza di questi anni di lavoro in mezzo ad adolescenti di estrazione socio-culturale diversa mi porta a sottolineare tre piste fondamentali, quasi tre criteri sui quali muoversi, per introdurli al mondo di una «revisione» o di un «recupero» della propria esperienza di vita interiore e di fede, spesso rigettata o malvissuta, perché ferma a standards infantili.

1. La prima pista potrebbe formularsi così: «Vorrei aiutarti a rientrare dolcemente in te stesso». È una affermazione del grande scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry in «Vento, sabbia e stelle», che il pontefice Giovanni Paolo II ha ritradotto in una bellissima affermazione, tipica del suo linguaggio che crea immediata intesa con il cuore dei giovani: «Ci vuole più vivere dentro!». È l’invito alla riscoperta dei «tesori del cuore», spesso compressi da un benessere a portata di mano che ci porta a non pensare. È una mappatura non intimistica o sentimentalistica, ma oggettiva, delle risorse della propria interiorità, di quelle possibilità di vita, di valori, di desideri, ma anche di quelle paure che stanno nel cuore di ogni adolescente. E su tutte queste realtà può diventare significativa la Parola che Gesù risorto ripeteva spesso ai propri discepoli, che sembrano vivere, pure loro, una certa confusione adolescenziale: «Non temete. Io sarò con voi». È una iniezione di fiducia di cui questa realtà adolescenziale ha profondamente bisogno.

2. La seconda pista di questo accompagnamento a gustare i valori dello spirito potrebbe così riassumersi: «Dalla Parola alla Vita». Oramai sono sempre più convinto che molte pagine bibliche sono lontane dal mondo adolescenziale perché mai profondamente comprese nella loro valenza di guarigione globale della persona e nella capacità di leggere tutta la vita dell’uomo. Quando si riesce a compiere insieme questo passaggio, a legare cioè la Parola di Dio alla loro vita, a mostrare che questi personaggi vivono dinamiche, conflitti e ricerche di vita profondamente umani e vicini a loro, allora si intesse un dialogo profondo e fecondo. ( Una vicinanza che deve essere fondata su testimonianza e coerenza, oltre che, da quella infinita pazienza che può nascere solo dall’ amore). Sentono che la Parola di Dio si lega alle ricerche più esistenziali e sacre dell’esistenza: dare un nome alla propria confusa identità, vivere la relazionalità, leggere angosce e paure, far emergere i desideri più profondi o il mondo degli affetti e dei sentimenti. In questo senso la Parola della Scrittura non solo non stanca, ma diviene viva per le loro vite e si instaura una circolarità preziosa tra «Parola e Vita, Vita e Parola».

3. Infine, la terza pista significativa riguarda la comunicazione con loro, la capacità di «parlare il loro linguaggio». Non si tratta tanto di uno sforzo giovanilistico per entrare nel pittoresco e colorito mondo delle loro espressioni; (certo non assumendo il loro modo di esprimersi, ma cercando il feedback giusto). Semmai si tratta di attingere al sempre valido «linguaggio del cuore», capace di esprimere con semplicità i sentimenti e le attese più profonde della vita, di mettersi in gioco in prima persona, avendo bene a mente la saggia massima di Quintiliano: «I giovani non sono dei vasi da riempire, ma dei cuori da riscaldare». Più che ad imparare a ragionare sulla propria vita, cosa pure importante per avere un senso di realistica capacità critica, è importante che trovino chi insegna loro anche a… gustarla.

Ecco un aneddoto significativo:
Prima di decidere di farsi discepolo, il visitatore voleva delle assicurazioni dal Maestro.
«Mi puoi insegnare l’obiettivo della vita umana?». «No», fu la risposta decisa del Maestro.
«O almeno il suo significato?». «No», si sentì ancora rispondere.
«Mi puoi indicare la natura della morte e della vita oltre la tomba?». «No», gli fu risposto per la terza volta.
Il visitatore se ne andò pieno di disprezzo. I discepoli erano costernati che il loro Maestro avesse fatto una così brutta figura. Allora il Maestro per consolarli disse: «A che serve comprendere la natura e il significato della vita, se non l’hai mai gustata? Preferisco che mangiate il vostro dolce, piuttosto che vi fermiate a ragionare su di esso».*

Allora coraggio, sarà difficile accompagnare questi ragazzi che crescono, ma non si può mica mollare, ricordandoci che dobbiamo crescere nella persona globale in cui vi è anche la dimensione della fede, la dimensione religiosa. Attenzione non lasciamo dei buchi.
Si cresce non solo come persone fisiche, nella percezione della propria mascolinità o femminilità, della sessualità, della socialità e delle competenze, ma anche nella religiosità intesa come rapporto con il Signore!

*Bibliografia : Le varie età della vita
e lo sviluppo
della religiosità
Nico Dal Molin
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