Seppellire i feti abortiti, l’esempio del Veneto

In Italia i bambini nel grembo materno sembrano non esistere.

Questa la forte, ma purtroppo realistica, considerazione che emerge se si guarda alla normativa vigente in tema di aborto: ai nascituri non viene infatti riconosciuto né il diritto alla vita, né una dignità, essendo trattati – in caso di morte prematura – come «rifiuti ospedalieri speciali», almeno fino alla ventesima settimana di gestazione (ossia il quinto mese di gravidanza). Solo a partire da questo termine la polizia mortuaria contempla la sepoltura in caso di richiesta da parte dei genitori, mentre l’obbligo di registrazione all’anagrafe e il diritto alla cerimonia funebre per tutti i bambini scatta a partire dalla ventottesima settimana.
Negli anni, grazie a dei politici consci della dignità di ogni singola vita, questo stato di cose è stato integrato con il Dpr 285/1990 – che ha il fine di offrire trasporto e sepoltura anche ai bambini di età inferiore alle venti settimane – e, nel 1998, con la circolare del Ministro Carlo Donat-Cattin, che prevedeva la possibilità di sepoltura «anche in assenza di richiesta dei genitori».

Il tutto è però stato lasciato alla libertà delle singole Amministrazioni e i cimiteri per “bambini non nati” presenti oggi in Italia sono delle sparute oasi di umanità. 

In Veneto, tuttavia, qualcosa si appresta a cambiare. Se fino a qualche giorno fa, infatti, per la sepoltura dei bambini non nati si rispettava la legge regionale n. 18 del 4 marzo 2010 (“Norme in materia funeraria“), che prevedeva appunto la tumulazione per i bambini non nati arrivati alle 28 settimane di gestazione, dal 20 dicembre tutti i bambini concepiti e non nati – indipendentemente dalla settimana di gestazione in cui la loro vita ha avuto termine – troveranno invece degna sepoltura. E questo anche in assenza di una esplicita volontà in tal senso da parte dei genitori, a spese della Azienda ULSS, con segnata la data dell’aborto.

Questo passo in avanti è stato reso possibile grazie all’approvazione alla quasi unanimità di un emendamento alla legge regionale n. 18 da parte del Gruppo Consiliare di Forza Italia composto da Elena Donazzan, Massimiliano Barison e Massimo Giorgetti. Un bel regalo di Natale per tutti i bambini e i loro genitori, in merito al quale La Nuova Bussola Quotidiana ha scambiato due parole con l’Assessore Elena Donazzan.
Assessore, come mai si è deciso di intraprendere questa iniziativa?
A mio avviso si è trattato di un’iniziativa tardiva, andava fatta prima. Si tratta di un atto di giustizia e di civiltà: riconoscere la vita e la degna sepoltura a tutti i bambini è un principio sacrosanto.

Una considerazione politica. Sorprende l’approvazione a larga maggioranza di questo emendamento…
Credo che, in questa occasione, il Consiglio Regionale del Veneto abbia dato un segno di civiltà, superando taluni schemi ideologici che spesso si trasformano in furore e che non aiutano a fare chiarezza.

L’unico voto contrario è stato quello del Collega esponente di “Liberi e uguali”, mentre i Cinque Stelle hanno deciso di astenersi. Il PD, invece, non solo ha approvato la proposta di Forza Italia, ma ha anche chiesto di sottoscriverla. Si tratta di un segnale forte, che non è solo di giustizia nei confronti dei bambini e delle loro famiglie, ma è anche un segno di speranza: se si accetta la sepoltura, infatti, si ammette che fin da subito si è di fronte a una persona che va riconosciuta nella sua dignità.

Il vostro emendamento si muove dunque nell’ottica di favorire la presa di coscienza rispetto al fatto che si è di fronte a un bambino, e non a un “grumo di cellule”, ma tiene conto anche di un ripensamento successivo dei genitori, che avranno quindi un luogo dove andare a trovare il loro bambino…
Sì, abbiamo fatto anche la previsione che non siano i genitori a richiedere la sepoltura perché, in un momento di grande dolore e dramma, possono non essere pronti a fare questo passaggio.
Se i genitori non fanno richiesta, il bambino viene comunque tumulato a spese dell’Azienda in un luogo pubblico, dove la gente può andare a pregare. In questo modo, i piccoli bambini non nati vengono riaccolti nella comunità, che è come una famiglia allargata. I genitori, se lo vorranno, sapranno poi dove andare a trovarli.

Un’ultima domanda: per il prossimo futuro, avete in mente altre iniziative politiche contro l’aborto, in favore della vita?
Personalmente sto facendo un lavoro quotidiano per la vita e credo che questo vada fatto soprattutto nei confronti dei giovani, che crescono senza conoscere un’alternativa all’aborto.

Credo anche, però, che accanto a questo sia importantissimo mettere in atto politiche di tutela e di aiuto per la famiglia, perché è questa che porta in sé la vita e un papà e una mamma sono la cosa più bella che si può dare un bambino.

 

Giulia Tanel – La NBQ

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