Quella mano tesa della Chiesa al tantra sessuale ed agnostico

A dir poco incredibile! La Pontificia Università Gregoriana di Roma, ai più conosciuta istituzione accademica pontificia, ha accolto lo scorso 17 ottobre un convegno interreligioso dal titolo Illuminazione e via tantrica, promosso niente meno che dall’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo ed il Dialogo interreligioso, nonché dall’Unione Hinduista Italiana.

Per l’occasione, sono stati affrontati temi quale «Spirito e Sakti: celebrazione eucaristica come rituale dal punto di vista tantrico», «Deificazione nelle non-duali Śaiva āgamas del Kashmir e nei Padri della Chiesa», «Il tantrismo come piattaforma di dialogo col Cristianesimo», «Dialogo hindù-cristiano come mutuo arricchimento: il tema della corporeità maschio-femmina nella tradizione tantrica e nella spiritualità cattolica degli ultimi secoli»: tutti argomenti a dir poco lontani dal Cattolicesimo, nonostante le acrobazie azzardate alla disperata ricerca di parallelismi, confronti ed impossibili convergenze.

Addirittura, si legge sul documento Gesù Cristo, portatore dell’acqua della vita, pubblicato dai Pontifici Consigli della Cultura e del Dialogo Interreligioso: «Lo yoga, lo zen, la meditazione trascendentale e gli esercizi tantrici conducono all’autorealizzazione o illuminazione. Si crede che le “esperienze culmine” (rivivere la propria nascita, viaggiare fino ai confini della morte, il biofeedback, la danza e perfino gli stupefacenti, qualsiasi cosa che provochi uno stato alterato di coscienza), conducano all’unità e all’illuminazione», ma, si badi bene, «contiene i ricordi di precedenti (re-)incarnazioni».

Caso mai ve ne fosse bisogno, già da qui è evidente come Cristianesimo e induismo siano tra loro assolutamente incompatibili. Ma non basta: nello specifico, il tantra tantrismo rappresenta una delle varie tradizioni esoteriche, che si propongono di sfruttare il desiderio materiale come strumento di spiritualità. È una delle tendenze dell’induismo contemporaneo e costituisce la pratica principale in tutte le scuole del buddhismo tibetano. Rappresenta una sorta di «rivoluzione interiore, uno spogliarsi di qualsiasi credenza, di qualsiasi morale, di qualsiasi condizionamento o pregiudizio», ancor più «sfida i tabù, le fedi e i dogmi imposti da qualunque religione».

Il che indica una sorta di agnosticismo programmatico, che allontana (o meglio, dovrebbe allontanare) qualsiasi prospettiva di dialogo e rivela una sostanziale inconciliabilità con la fede cattolica. Già l’allora card. Ratzinger, nel corso di un’intervista concessa nel marzo 1997 al settimanale L’Espresso, ebbe così ad esprimersi: «Se il buddhismo seduce è perché sembra una promessa di toccare l’infinito, la felicità, senza avere obbligazioni religiose concrete. Una spiritualità erotica, in qualche modo».

Ed aggiunse in un’intervista a Vittorio Possenti, apparsa sul volume Il monoteismo. Annuario di filosofia 2002, contro i tentativi di assimilare in qualche modo il buddhismo al Cristianesimo, evidenziando come il primo rifiuti il secondo «in quanto estraneo». Più chiaro di così.

È purtroppo possibile, tuttavia, essere ancora più espliciti: nell’induismo vi sono due tantra, il dakshina marga o sentiero della mano destra ed il vama marga o sentiero della mano sinistra. Quest’ultimo include espressamente tecniche di “meditazione” e riti, che ricorrono a veri e propri atti sessuali ed a tecniche a dir poco disgustose quali quella detta della «ritenzione» e dell’«assimilazione del seme», immaginati in chiave assolutamente strumentale: il partner sarebbe semplicemente una «porta» verso il «tutto» e non avrebbe alcun altro significato.

Alcuni rami del tantrismo di matrice esoterica giungono addirittura ad insegnare pratiche di magia sessuale da praticare nel corso di rapporti extraconiugali e con partner occasionali. Già in tempi non sospetti José María Baamonde, uno dei fondatori del Ries, Rete Iberoamericana per lo Studio delle Sette, sconsigliò con forza ad una casa di spiritualità di Avila d’ospitare la Scuola Tantrica Sivaíta di Madrid, che avrebbe voluto organizzare proprio lì un corso di «Iniziazione al Tantra»: «Da diversi anni si sta registrando con una certa assiduità una strategia tesa ad infiltrarsi negli ambienti cattolici con le scuse più disparate», ammonì l’esperto. Evidentemente (e drammaticamente) oggi inascoltato. «Il Tantra è una variante dello yoga sessuale» precisava Baamonde, per cui non v’era nulla da stupirsi se, nel programma del corso, figurassero anche discipline come «massaggio per le coppie e di gruppo» e tecniche come quella dell’«abbraccio tantrico».

Dove l’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo ed il Dialogo interreligioso può mai fantasticare punti di dialogo o di contatto col Cattolicesimo? È moralmente lecito un dialogo purchessia e senza condizioni?

Mauro Faverzani – Corrispondenza Romana

 

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