Quaresima tempo di manutenzione straordinaria … incontro con i genitori dei bimbi della 1 confessione

La volta scorsa abbiamo riflettuto sul tema del perdono, abbiamo preso consapevolezza di quanto sia difficile, di come non sia sufficiente il chiedere scusa, perché per arrivare al perdono occorre percorrere un itinerario che richiede:

  • Mettersi in cammino verso l’altro
  • Prendere consapevolezza del male fatto
  • Esserne sinceramente dispiaciuti
  • Impegnarsi e promettere di non farlo più
  • Non tenere tutto dentro di se, ma esprimerlo in modo esplicito all’ altro.

 

Siamo vicini al tempo Quaresimale, che è un tempo importante, mercoledì prossimo sarà il Mercoledì delle Ceneri. Con il segno delle ceneri, che ci ricorda la nostra pochezza: “ricordati uomo che sei polvere e in polvere ritornerai”, e il digiuno che fra le altre valenze ci rammenta qual’ è l’ essenziale a cui dobbiamo tornare …

L’ uomo ha bisogno del nutrimento materiale, certo gli è necessario per vivere, ma se andiamo a leggere il brano delle tentazioni nel Vangelo di Matteo leggiamo: “ Non di solo pane vive l’ uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”,  così iniziamo il grande cammino di preparazione alla Pasqua.

Quello quaresimale è anche un itinerario di ritorno alla relazione con il Signore, di riavvicinamento a Lui, di ripensare al nostro rapporto con Lui, ma siccome  il nostro rapporto con il Signore passa poi concretamente attraverso il nostro rapporto con il prossimo, e il prossimo più prossimo sono quelli con cui vivo giorno per giorno assieme al cammino di riavvicinamento con il Signore, magari togliendo un po’ di erbacce che possono essere cresciute, perché è tanto che non ripercorriamo il sentiero che ci avvicina a Lui: preghiera, lettura del Vangelo, confessione, Messa, opere di carità, perché non ripensare a come viviamo le relazioni all’ interno della coppia e della famiglia, per ravvivarle, riaccordale, se vogliamo un immagine presa dal mondo della musica?

Due testi biblici:

Gv 15, 1 ss

“ Io sono la vera vite; il Padre mio è il contadino. Ogni ramo che in me non da frutto, Egli lo taglia e getta via e i rami che danno frutto li libera da ciò che gli impedisce frutti più abbondanti. Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla. Vi dico questo perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia perfetta”

 “gareggiate nello stimarvi a vicenda …”  S. Paolo ai Romani 12,10

Gv 15,1 ss

Proprio non molti giorni fa sono andato a fare un passeggiata sul percorso natura che da Spilamberto porta Vignola, dopo la nevicata che ci ha messo in ginocchio, ed era una bella giornata, fredda, ma piena di sole e guardando la campagna vi era questo contadino su uno di quei trattori attrezzati che stava appunto pulendo delle piante, non era una vigna e mi sono fermato ad osservarlo. Rileggendo questo testo di Giovanni mi è venuta in mente quell’ immagine.

Una vigna perché dia buon frutto ha bisogno di molta cura, il contadino sa bene cosa deve fare. Se è trascurata, se viene lasciata a se stessa gli effetti negativi dell’ abbandono fanno presto a comparire. Allo stesso modo anche le relazioni all’ interno della coppia – amore coniugale – e all’ interno della famiglia devono essere continuamente curate, ravvivate, riaccese e tenute vive! Altrimenti si corre il rischio di perdere l’ orientamento, di finire alla deriva o di spiaggiare come fanno certi pesci quando perdono l’ orientamento e muoiono

Ed è così anche con la nostra relazione con il Signore … spesso la relazione più trascurata di tutte.

Leggevo in un libro: Che cosa è necessario per andare all’ inferno? “ Nulla”, basta non fare nulla! … Per cadere nella peggiore educazione di un figlio non è necessario picchiarlo, basta non far nulla per lui! Per far morire la relazione con il coniuge, con i figli, non è necessario picchiarsi, basta disinteressarsi. Qualcuno potrebbe dire, ma noi cerchiamo di fare di tutto per soddisfare le esigenze dell’ altro e della nostra famiglia … ma siamo proprio sicuri che sia questo l’ interesse? Ecco allora il testo di Paolo: Gareggiate nello stimarvi a vicenda …

È vero, Paolo sta parlando alla comunità di Roma, ma è anche vero che ogni famiglia è una piccola comunità.Paolo parla della stima anche in un altro passo che è la lettera ai Filippesi ( 2,3-4 ):

Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Questa affermazione non vuole certamente prescrivere una sorta di annichilimento della persona, invitata a ritenersi per definizione un nulla e a considerare gli altri sempre e comunque superiori a sé. Paolo indica piuttosto la necessità di proiettare la vita di ciascun credente sull’orizzonte del modo di pensare e di agire di Gesù Cristo – è il tema del successivo inno (Filippesi 2, 5-11) – che ha donato la propria vita per la salvezza di tutti, dichiarando in questo modo di considerarci “superiori”, nel senso di più importanti della sua stessa vita. A ciascun credente è chiesto di fare lo stesso, nelle circostanze concrete in cui si trova.

E qui io lancio una provocazione: Siamo proprio sicuri di avere stima dell’ altro, la diamo per scontata … o molto più semplicemente non vi abbiamo mai pensato? Fra marito e moglie, ma anche come genitori nei confronti dei figli? Le relazioni si deteriorano e muoiono semplicemente perché ti disinteressi dell’ altro, non lo curi, non “ lo visiti”, cioè non ti metti in ascolto di Lui.

 

Il testo della lettera ai romani un po’ più esteso è: “La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.”

Il punto di partenza è la carità, cioè quell’ amare gratuitamente alla maniera di Dio, non partendo rivolgendosi all’ altro per i propri bisogni, ma per ciò che è, respingendo il male, ( peccato) operando il bene, per il cristiano non è sufficiente evitare il male, che è già qualcosa, ma è indispensabile operare il bene … nell’ amore. Ma tutto parte dall’ amore che ha come modello Gesù Cristo, che ha dato la vita!

Il termine stima significa: giudizio favorevole, buona opinione; considerazione positiva delle qualità di una persona. Ma io andrei anche oltre … stimare qualcuno  vuol dire nel suo significato più profondo onorarlo.

Del resto è quanto viene detto nel rito del matrimonio, allo scambio del consenso: prometto di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita!

Che cosa vuol dire onorare qualcuno?

La parola greca che viene tradotta con onorare vuol dire: considerare di alto valore, stimare come prezioso, agire con molto rispetto. Onorare qualcuno riguarda prima di tutto il mio modo di pensare riguardo a quella persona. Ricordiamo che la definizione principale è: stimare di alto valore. Non è  solo un atto esteriore,  piuttosto una presa di posizione. La stima che uno ha dentro di sé verso l’altra persona poi si esprime nel suo modo di comportarsi con quella persona, nel suo modo di parlare con quella persona, e anche nel suo modo di parlare di quella persona!
Quindi, se uno pensa male o parla male di qualcuno alle sue spalle, pur parlandogli con rispetto in faccia, non lo onora in verità. Onorare veramente riguarda la posizione che abbiamo nel nostro cuore verso una persona, il che poi si esprime nel nostro modo di comportarci nei suoi riguardi.
In qualche brano, troviamo anche il termine che indica rispettare o avere riverenza. Anche queste parole parlano di un comportamento che riguarda sia il modo di pensare della persona, sia il modo di parlare della persona con gli altri, sia il modo di parlare e agire con quella persona.
Allora, tenendo a mente il significato di queste parole, consideriamo alcune categorie di persone che dovremmo onorare e rispettare.

 La moglie

Prima che voi mariti pensiate di andare a casa e ricordare bene alle vostre mogli quanto devono onorarvi, voglio anche farvi notare che la Bibbia insegna che il marito deve onorare la moglie. Leggiamo insieme 1 Pietro 3:7.
“Anche voi, mariti, vivete insieme alle vostre mogli con il riguardo dovuto alla donna, come a un vaso più delicato. Onoratele, poiché anch’esse sono eredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite.”
(1 Pietro 3:7)


Come alla moglie è comandato di rispettare il proprio marito, così al marito è comandato di onorare la propria moglie. Ricordiamo che onorare vuol dire stimare come preziosa, e quindi trattarla così. Il marito dovrebbe amare la moglie come Cristo ama la sua Chiesa. Pensiamo al grandissimo onore che Gesù Cristo dà alla Chiesa! Allora, quanto grande deve essere l’onore che ogni marito ha per la propria moglie.
Mariti, onorare la propria moglie vuol dire parlare con dolcezza verso di lei, anche quando devi riprenderla. Vuol dire non parlare male di lei con altri, disprezzandola. Vuol dire sacrificarti pur di avere una tenera cura di lei, tenendo conto della sua debolezza, della sua stanchezza, e dei suoi bisogni. Onorare la propria moglie vuol dire cercare di accontentare le sue preferenze quando è possibile.
Mariti, se non onoriamo le nostre mogli, le nostre preghiere saranno impedite. Onorare veramente la propria moglie è un enorme impegno. Che Dio ci aiuti a vivere così!

 Il marito

C’è un’altra categoria di persone che devono essere onorate, o usando un verbo più preciso, rispettate, e sono i mariti, dalle loro mogli. Leggiamo 1 Pietro 3.

Ora in 1 Pietro 3 leggiamo:
“Anche voi, mogli, siate sottomesse ai vostri mariti perché, se anche ve ne sono che non ubbidiscono alla parola, siano guadagnati, senza parola, dalla condotta delle loro mogli 2 quando avranno considerato la vostra condotta casta e rispettosa. 3 Il vostro ornamento non sia quello esteriore, che consiste nell’intrecciarsi i capelli, nel mettersi addosso gioielli d’oro e nell’indossare belle vesti, 4 ma quello che è intimo e nascosto nel cuore, la purezza incorruttibile di uno spirito dolce e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran valore.

Lo scopo di questo sermone non è di andare a fondo suo ruolo della moglie nei confronti del marito, ma limitandoci all’argomento di oggi, vogliamo notare che la moglie è chiamata ad avere rispetto per il proprio marito. La parola usata per “avere rispetto” è la stessa parola che viene usata per esprimere riverenza verso Dio in altri brani. In un passo di S. Paolo nella lettera agli Efesini, l’ apostolo dice che i mariti devono amare le proprie mogli come loro stessi. “Ma d’altronde, anche fra di voi, ciascuno individualmente ami sua moglie, come ama sé stesso; e altresì la moglie rispetti il marito.” (Efesini 5,33)

 Genitori

Passiamo ora ad un’altra categoria di persone che dobbiamo onorare. Questa categoria sono i nostri genitori, anche perché, prima di essere genitori, siamo stati tutti figli!

“1 Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto. 2 Onora tuo padre e tua madre (questo è il primo comandamento con promessa) 3 affinché tu sia felice e abbia lunga vita sulla terra.” (Efesini 6:1-3)

Dio è molto chiaro. Un figlio che non onora i suoi genitori mancherà delle preziose benedizioni di Dio che dureranno tutta la vita. Quindi, la vera saggezza per un figlio è avere vero onore per i suoi genitori. Questo vuol dire non replicare, non tenere il muso lungo, non lamentarsi, non brontolare. Questo vuol dire ubbidire ai genitori con prontezza e con un buon atteggiamento.
Però, prima che voi genitori cominciate a dire: “ecco, ecco, ascoltate bene figli miei!”, vi fermo per ricordarvi che i figli non hanno saggezza di natura. La più grande responsabilità in questo campo non è quella dei figli, ma quella dei genitori. 
Genitori, non dovete aspettare che i figli riconoscano da soli l’importanza di avere onore e di ubbidire a voi genitori. Dovete essere voi a insegnare questo a loro.

E che senso ha che un genitore si impegni ad insegnare al figlio ad avere onore, magari, rimproverandolo in continuazione e anche aspramente, forse anche qualche scappellotto(  la Bibbia dice la verga) quando poi il figlio vede che il genitore non ha onore per quelli verso cui dovrebbe avere onore? Se i figli vedono il papà che non ha stima per la mamma, che non le rivolge mai un gesto di tenerezza, un complimento, che brontola in continuazione, ma non solo che disprezzano  le autorità dello Stato nelle conversazioni a tavola, e anche di altri della Chiesa, dei preti e così via, come potranno imparare la stima e il rispetto?
Se i genitori sono così, più i genitori insistono con i figli, più i figli vedranno l’ipocrisia dei genitori, e il rancore verso i genitori crescerà.
La soluzione sta prima di tutto nell’essere un esempio di  stimare, di onorare, e poi di insegnare questo al figlio..

Certamente stimare, apprezzare, onorare…  non è facile vi possono essere dei germi patogeni che vengono a  impedirlo a sciupare a deteriorare proprio partendo dalla coppia e dalla famiglia ….

Vediamo di elencarne alcuni:

 

  • I conflitti non risolti, allora nasce un rancore, un desiderio di rivalsa mai sopito
  • La routine della vita familiare che può portare a piccole trascuratezze, alla sciatteria, a dare per scontato a non costruire quotidianamente l’ amore attraverso le attenzioni, le novità prendendo come scusa il lavoro, le faccende di casa, senza più fermarsi per dedicare del tempo all’ altro/a, alla famiglia
  • La critica, non soltanto quella esplicita, ma quella più sottile che crea una mentalità accusatoria, anziché cercare la comprensione, il dialogo, cercare puntigliosamente chi ha sempre ragione e chi ha torto, che è sempre altrove, non è mai nostro … noi siamo sempre vittime …
  • Le aspettative. Ci si aspetta che l’ altro faccia, che l’ altro capisca! L’ altro deve leggere i nostri pensieri, intuire quali sono i nostri bisogni, senza che noi abbiamo l’ umiltà di dire, di parlare … allora la vita insieme diventa tra chi comanda e chi dovrebbe ubbidire. Le pretese creano, conflitto, tensione, rovinano la comunione perché si pretende che l’ altro sia come l’ ho pensato io e non come è …

 

Questi sono solo alcuni dei germi patogeni … e accade così anche con  la nostra relazione con il Signore  …

Anche con Lui può accadere di essere in conflitto e avere un desiderio di rivalsa… “ Signore non mi hai dato secondo quello che pensavo, bè allora finiamola qui … e ci dimentichiamo che Lui è Dio al quale noi non possiamo aggiungere nulla …

 

  • La nostra fede può essere una fede di abitudine, oppure che, come la Marta del Vangelo, presa dai molti servizi, si scorda della parte migliore, quella di un rapporto vivo con il Signore … l’ attenzione a Lui. Attenzione al Signore e il servizio agli altri non l’ uno senza l’ altro … La vita spirituale e la Carità. Bisogna essere tutte e due: Marta e Maria! ( cfr. Vangelo di Luca 10, 38-41 )

 

  • Noi siamo buonissimi avvocati difensori di noi stessi! Le esigenze del vangelo non sono compatibili con la nostra vita, con il mondo, lo so Signore che dovrei, ma quello che mi chiedi è troppo … quindi non ce la faccio e lascio perdere, non è colpa mia!

 

  • Signore perché non mi capisci al volo? Alla fine non ti chiedo poi mica tanto è così difficile soddisfarmi? Pretendere dal Signore … senza abbandonarsi …

 

Accogliamo quindi l’ esortazione di Paolo che sentiremo il mercoledì delle Ceneri: Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio… Così potremo riconciliarci fra noi … Quaresima, tempo di manutenzione straordinaria …

 dqy

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Bibliografia

Stefano Bittassi: Avere stima

Marco De felice: Rendete l’ onore a chi è dovuto; sito: Aiuto Biblico

Comunità di Caresto: Venite in disparte e riposatevi un po’- Gribaudi

 

 

 

 

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