PINEROLO Colpo alla dottrina: “messa” ecumenica di precetto

Gira su internet un volantino della parrocchia di Pinerolo che annuncia una funzione ecumenica coi valdesi. E il vescovo Oliviero stabilisce che assolverà il precetto domenicale. Alla Nuova BQ il segretario parrocchiale conferma: “Sì, chi vuole può fare la comunione”. Eppure lo Ius divinum è chiaro: la messa è cattolica e coloro che deliberatamente non ottemperano l’obbligo domenicale commettono un peccato grave. 

Come si soddisfa il cosiddetto precetto domenicale? Partecipando alla S. Messa ed astenendosi dai lavori servili. Questo è il minimo sindacale per prendere almeno un sei a catechismo… Capita ormai ovunque di constatare che la seconda parte del precetto venga praticamente disattesa anche da coloro che partecipano alla Messa: si taglia la siepe, si va a lavare l’auto, si compra e si vende, senza reale necessità, ci si inventa qualunque cosa, pur di non dedicare il proprio tempo al buon Dio, alla famiglia, al riposo. Anche sulla prima parte, c’è senz’altro da lavorare; è piuttosto diffusa la convinzione che non sia poi così obbligatorio partecipare alla Messa proprio tutte le domeniche e le feste comandate: l’importante è comportarsi bene…

Ma, se la notizia fosse vera , come pare, allora bisogna riconoscere che al peggio non c’è fine. Sembra che un Vescovo si sia inventato una soddisfazione ecumenica del precetto. Stiamo parlando di una “celebrazione ecumenica della Parola di Dio”, domenica prossima 28 ottobre, alle ore 10 nella Cattedrale di Pinerolo, presieduta dal Vescovo S. E. Mons. Olivero Derio e dal pastore valdese Gianni Genre. Ma la ciliegina sulla torta, è la seguente indicazione presente sul foglietto degli avvisi: “Dopo la sua conclusione, i cattolici presenti in chiesa potranno comunque fermarsi per ricevere la comunione. La funzione è valida per il soddisfacimento del precetto festivo” (grassetto nel testo).

Al telefono con la Nuova BQ, un segretario parrocchiale ci ha in effetti confermato che la Messa delle 10 verrà sostituita dalla celebrazione ecumenica, al termine della quale sarà distribuita la Comunione. La “variazione” è stata richiesta dalla Croce Verde locale, che festeggerà i suoi 105 anni di fondazione.

Per carità, ad multos annos! Ma qualcosa non quadra. Viste le non sporadiche modifiche del Diritto canonico e del Catechismo durante gli ultimi anni, forse ci siamo persi qualcosa. Rimasti, com’eravamo, al can 1247, che dice così: “La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla Messa; si astengano inoltre, da quei lavori e da quegli affari che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore o il dovuto riposo della mente e del corpo”. Il canone successivo specifica poi che “soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente”. Dunque il Codice, che in merito si riferisce non al mero diritto ecclesiastico, ma allo ius divinum (“Il precetto della Chiesa definisce e precisa la Legge del Signore”, CCC 2180), ordina esplicitamente che si partecipi alla Santa Messa in uno dei riti cattolici: niente celebrazioni ecumeniche.

E’ noto che il parroco può, per giusta causa, dispensare dall’obbligo della Messa domenicale (non in generale, ma per casi specifici), così come è chiaro che tale obbligo venga meno per ragioni gravi (es., la malattia). Si sa anche che, laddove non sia possibile partecipare alla Messa, per mancanza di sacerdoti, qualora vi siano liturgie della Parola stabilite dal Vescovo diocesano, occorre fare il possibile per partecipare almeno a quelle; ma che un Vescovo possa commutare l’obbligo della Messa domenicale, con una celebrazione ecumenica della Parola è la prima volta che accade. Una decisione non solo estranea al Diritto canonico, ma che cozza frontalmente con la sua mens, che si ritrova nel Magistero della Chiesa.

La Lettera Apostolica Dies Domini sottolinea infatti che la domenica, salvo cause di forza maggiore, viene santificata non in qualsiasi modo, o con qualunque preghiera, pubblica o privata, ma precisamente con la Celebrazione Eucaristica: “Essendo l’Eucaristia il vero cuore della domenica, si comprende perché, fin dai primi secoli, i Pastori non abbiano cessato di ricordare ai loro fedeli la necessità di partecipare all’assemblea liturgica”. Giovanni Paolo II ricorda l’esempio eroico di molti dei primi cristiani: “San Giustino, nella sua prima Apologia indirizzata all’imperatore Antonino e al Senato, poteva descrivere con fierezza la prassi cristiana dell’assemblea domenicale […] Quando, durante la persecuzione di Diocleziano, le loro assemblee furono interdette con la più grande severità, furono molti i coraggiosi che sfidarono l’editto imperiale e accettarono la morte pur di non mancare alla Eucaristia domenicale. E il caso di quei martiri di Abitine, in Africa proconsolare, che risposero ai loro accusatori: «È senza alcun timore che abbiamo celebrato la cena del Signore, perché non la si può tralasciare; è la nostra legge»” (§ 46). La Lettera Apostolica spiega che nei primi secoli non fu necessario prescrive quest’obbligo, a motivo del fervore dei cristiani; successivamente, invece, per l’affievolimento della fede, la Chiesa dovette esplicitare la “consuetudine universale di carattere obbligante, come cosa del tutto ovvia” (§ 47).

Secondo l’insegnamento del Catechismo prima e della Dies Domini poi, si tratta di un obbligo che vincola gravemente la coscienza dei fedeli, la cui inadempienza costituisce peccato grave: “L’Eucaristia domenicale fonda e conferma tutto l’agire cristiano. Per questo i fedeli sono tenuti a partecipare all’Eucaristia nei giorni di precetto, a meno che siano giustificati da un serio motivo (per esempio, la malattia, la cura dei lattanti) o ne siano dispensati dal loro parroco. Coloro che deliberatamente non ottemperano a questo obbligo commettono un peccato grave” (CCC 2181); “è comunque un loro [dei fedeli] obbligo di coscienza quello di organizzare il riposo domenicale in modo che sia loro possibile partecipare all’Eucaristia” (Dies domini, 67).

Se dunque la Chiesa, in ottemperanza al comandamento divinofa obbligo ai fedeli di partecipare alla divina Liturgia la domenica e le feste (CCC 1389), bisognerebbe domandarsi come sia possibile che il Vescovo di Pinerolo possa dispensare da questo obbligo, ritenendo che soddisfi il precetto domenicale una funzione nella quale non si celebra l’Eucaristia. Delle due l’una: o il Vescovo ritiene che la Celebrazione Eucaristica sia pienamente realizzata da una liturgia della Parola e dalla distribuzione della Comunione, senza necessità della celebrazione del Sacrificio eucaristico (e allora intervenga la Congregazione per la Dottrina della Fede); oppure dev’essere andato a scuola di Diritto canonico dal Cardinale Coccopalmerio, il quale, quanto ad interpretazione elastica, sembra non avere pari.

Luisella Scrosati in La NBQ

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