NATALE – Meditazione

Ci siamo mai posti la domanda cos’è Natale, assieme a cos’è Natale per me? Apparentemente sembrerebbe anche abbastanza facile nel clima che si respira in questi giorni assieme a risposte anche abbastanza scontate: famiglia, ritrovarsi assieme, regali come segno di un bene, di un affetto che dovrebbe durare tutti i giorni dell’ anno. Natale, con buona pace di coloro che vorrebbero toglierlo, è essenzialmente la nascita del Figlio di Dio che viene fra noi, e che assume in pieno la nostra umanità. Ma che incidenza ha questo per la mia vita? Allora bisogna che ci interroghiamo perché vi è anche un Natale molto diverso da quello che ci viene proposto dai falsi profeti di oggi. E’ quello che descrive questa suora.

Non c’è scritto sul Natale che meglio descriva la mancanza di attesa nel mondo contemporaneo di fronte alla nascita di Gesù di quella scritta dalla fondatrice del Monastero Mater ecclesiae dell’Isola di san Giulio Anna Maria Cànopi (1931) intitolata «Altro Natale». Recita così: «Altro Natale:/ culle insanguinate/ senza lacrime di madri,/ pianti sconsolati di fame/ senza latte, senza pace,/ senza ninne nanne.// Altro Natale/ non con il piccolo presepe/ tra gente semplice, fedele,/ ma su strade d’asfalto,/ tra l’urlo dei motori/ nel brivido della morte violenta.// Altro Natale/ senza compassione/ dove Tu, Dio,/ vuoi nascere ancora/ per amare con cuore d’uomo./ Vieni, non mancare,/ perché c’è sempre Lei ad aspettarti/ in mezzo a noi:/ la Povera,/ la Vergine,/ la Madre.

In mezzo a tanti falsi profeti che allettano con l’attrattiva di nuovi messaggi e scoperte, Gesù si propone come l’unica vera novità che il mondo abbia conosciuto. Gesù è rappresentato da san Giovanni nell’Apocalisse mentre dice di sé: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Cristo è la possibilità di comprendere l’uomo e la realtà in maniera diversa, è la possibilità di un’umanità nuova già su questa terra, perché «svela pienamente l’uomo all’uomo. In Cristo Dio ha riconciliato a sé il mondo […]. E’ redento l’uomo, è redento il corpo umano, è redenta l’intera creazione, di cui San Paolo ha scritto che attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio (Romani 8, 19)» (Papa Giovanni Paolo II). Contro ogni ideologia che preannuncia l’instaurazione di un mondo nuovo e buono a partire da progetti umani e da rivoluzioni, Cristo si propone come la persona da accogliere perché si possa instaurare il suo Regno, perché possa venire la sua pace, non quella del mondo, ma una pace che include anche giustizia, misericordia e carità. Vediamo operare la sua straordinaria umanità nel modo in cui guarda il peccatore Zaccheo, la prostituta che sta per essere lapidata, l’amico Lazzaro resuscitato dal sepolcro. Di fronte alla vedova di Nain che ha appena perso il figlio, Gesù si commuove ed esclama: «Donna, non piangere».

Abbiamo mai pensato a quando i pastori recandosi Betlemme trovano la grotta come era stato loro annunciata e il bambino Gesù con Giuseppe e Maria? Ma piuttosto a cosa avrei pensato io? L’ unica risposta che mi viene alla mente sono quelle parole: “Nulla è impossibile a Dio”, sono le parole che concludono il brano dell’Annunciazione. Il punto ,però, è ci credo veramente? Quale incidenza ha nella mia vita un affermazione come questa?

Dice il Cardinal Biffi: “Toccanti sono le parole che il cardinale dedica al presepe, descritto come un autentico avamposto contro la disumanizzazione dell’era contemporanea: una vera e propria “lezione di vita”, con Maria, serena e dal “cuore gonfio d’amore”, immagine che sfida “la frenesia sessuale che gabellata per culto della libertà e della schiettezza, sta ossessionando e avvilendo il nostro tempo”.
Gesù Bambino, debole, indifeso e innocente nella sua mangiatoia, “senza astuzia, senza aggressività”, è “emblema di mitezza” contro il “mito scellerato” della violenza, dell’aggressività ideologica e della guerra.

La stalla, infine, è una vera propria provocazione alla “adorazione della ricchezza”, tipica del nostro tempo, una sfida alla presunzione “dell’onnipotenza e dell’intangibilità delle leggi economiche, quasi fossero più grandi e venerabili dell’uomo”. Capiamo ancora come dobbiamo ripensare il nostro itinerario di fede, quello che hanno fatto i pastori che avrà avuto le sue tappe e dove appare chiaro che la nostra decisione interiore per il Signore si traduce in concreti atteggiamenti di vita. Vanno senza indugio , poi l’ esperienza umana e spirituale, poi la testimonianza della vita.

Concludo questa mia riflessione con le parole di Jacopone da Todi Iacopone da Todi (1230/1236-1306) nella stupenda lauda, «Amor de caritate», ci illumina al riguardo: «En Cristo nata nova creatura,/ spogliato lo vecchio om, fatto novello!/ […] mente con senno tolle tal calura,/ Cristo si me trae tutto, tanto è bello!». Tanto è l’ardore che il poeta sente per Cristo, come un innamorato di fronte alla propria amata, che arriva a scrivere: «Abràcciome con ello e per amor sì clamo:/“Amor, cui tanto bramo, fan’me morir d’amore!”». Bellissimo è quest’ultimo verso in cui l’amore, divenuto «dono commosso di sé», desidera consumarsi tutto per amore. È una confessione di amore totale, imperitura, eterna: «Per te, Amor consumome languendo/ e vo stridenno per te abracciare».

Abbracciamo anche noi il Cristo bambino e lasciamo sia lui a guidarci nella nostra vita.

Qydiacdon

 

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