Meditazione nella commemorazione dei fedeli defunti, 2 Novembre 2018

Ci ritroviamo qui oggi, nel cimitero, che significa dormitorio, per prolungare in un certo senso quello che abbiamo già vissuto ieri quando abbiamo celebrato la festa di Ognissanti. Una comunione, cioè, che lega noi e quanti hanno già varcato quella che è una soglia che si apre su una realtà più grande che è quella della vita eterna, della gioia piena, di quella felicità che l’uomo ricerca nella sua vita, magari sbagliando anche strada, ma che è per coloro che hanno accettato di vivere la comunione con il Signore e con i fratelli.

Allora noi ci troviamo a pregare e ad offrire quanto vi è di più grande e prezioso che è l’Eucaristia, la Messa, per tutti coloro che pur avendo già varcato soglia della fine della nostra vita terrena hanno ancora bisogno di purificazione prima di accedere a quella pienezza di vita e di gioia che la festa di tutti i Santi ci ha fatto contemplare.

Questo ritrovarci qui, però, assieme ai nostri cari defunti, ai quali siamo ancora legati e non solo con un ricordo intellettuale o sentimentale, ma con un legame di amore vero, sincero, profondo ci invita a riflettere su come viviamo. Se la nostra vita è orientata alla ricerca di quelle che sono chiamate “le realtà” ultime.

“Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci parla dei Novissimi, ossia delle ultime realtà, e dice che sono: la morte, il giudizio, l’Inferno e il Paradiso, ma trattando di questo grande argomento parla anche del Purgatorio.
Non dobbiamo pensare che una volta morti ci troveremo di fronte all’Inferno e al Paradiso per fare la nostra scelta. Piuttosto dobbiamo essere convinti che il nostro futuro incomincia già qui in terra, fin da questo stesso momento: qui ha inizio la nostra vita dell’aldilà.
Si tratta dell’incontro con Gesù Cristo: ci troveremo in pace con lui? Ecco il Paradiso. Saremo rimasti suoi nemici? Ecco l’Inferno. E se non saremo suoi nemici ma neppure del tutto puliti, egli provvederà a purificarci.
Ecco il Purgatorio. Già qui in terra ci prepariamo a questo incontro. Scrive bene San Paolo ai Romani: «Se noi viviamo per il Signore, apparteniamo a lui; se noi moriamo nel Signore, siamo sempre suoi. Sia che viviamo sia che moriamo siamo del Signore» (cfr Rm 4,8).
Per appartenere sempre a Gesù sono necessarie, per il credente, l’Eucaristia e la Riconciliazione.” (don Bosco Torino)

Allora pensando ai nostri cari che oggi visitiamo, ma non dovrebbe essere solo oggi e non dovrebbe essere solo la visita al cimitero, ma anche la preghiera continua per loro ogni giorno non guardiamo a terra, ad una tomba solamente, ma siamo invitati ad alzare lo sguardo ricordandoci, però, che il Regno dei cieli, nel quale speriamo possiamo tutti ritrovarci, e la vita eterna sono realtà che iniziano già su questa terra.

Allora oggi ci viene dato un grande messaggio, un grande insegnamento dai nostri cari defunti. Pur vivendo nel tempo a guardare, vedere e vivere per
l’eternità, perché la risurrezione del Signore Gesù ci dice che la morte non è
l’ultima parola su ciascuno di noi, ma che c’è un dopo che ci attende, pieno di luce, di gioia, di felicità e di vita vera.

Approfittiamo, quindi, per vivere bene il tempo della nostra esistenza terrena. Viverlo bene significa viverlo uniti al Signore a attuare un vero cammino di conversione, guardando a colui che è la via, la verità e la vita.

Voglio concludere con questa preghiera:
Signore, siamo qui per affidare a Te, che hai occhi migliori dei miei, i nostri cari, e per questo riconosci anche il bene che neppure immagino; a te che occhi di benevolenza e per questo sei misericordioso e compassionevole. Dona loro, Signore, la tua luce e la tua pace. Fa che un giorno possiamo ritrovarci nella tua casa.

Deo Gratias, qydiacdon

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