Legge sul “fine vita” con il benestare della Chiesa cattolica?

Legge sulla cittadinanza e legge su biotestamento o, detto in altri termini, “ius soli” e “fine vita”, sono stati i temi caldi che in questi ultimi mesi hanno monopolizzato e surriscaldato il dibattito politico.

Il Partito democratico del premier Paolo Gentiloni ha infatti individuato in questi due provvedimenti altrettanti obiettivi “sostanziosi”, politicamente parlando, che se messi a segno entro la fine della legislatura, potrebbero rivelarsi molto utili nel corso della prossima campagna elettorale per smuovere e conquistare lo sfiduciato e disilluso elettorato di sinistra. Nelle ultime settimane, tuttavia, i due obiettivi hanno imboccato strade opposte.

Se l’iter per l’approvazione della legge sullo ius soli è apparso sempre più critico e scivoloso per la mancanza di un necessario consenso traversale su una questione ancora troppo rischiosa e impopolare, sull’altro fronte, la strada per l’approvazione al Senato della cosiddetta “legge sul fine vita” sembra essersi improvvisamente spianata anche grazie ad infelice assist di Papa Francesco le cui equivocabili parole (https://www.corrispondenzaromana.it/problematico-discorso-francesco-sulleutanasia/) pronunciate nell’ambito di un messaggio inviato al Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia, e ai partecipanti ad un meeting dedicato al tema del “fine vita” della World Medical Association, sono state puntualmente amplificate e strumentalizzate per fini politici.

Il giorno decisivo per il via libera della legge potrebbe essere il prossimo 11 dicembre, quando al Senato è atteso in aula il voto per l’approvazione della manovra finanziaria. Tale delicato frangente potrebbe essere infatti sfruttato per “infilarci” anche la legge sul fine vita, mettendo in atto il cosiddetto “canguro”, ovvero l’astuto stratagemma politico che permetterebbe di saltare a “piè pari” l’esame della stragrande maggioranza delle migliaia di emendamenti fin qui presentati.

A “blindare” ulteriormente la legge sul “testamento biologico”, attorno alla quale è stata costruita una larga intesa bipartisan, che va dal Pd fino al Movimento 5 Stelle, passando da Sinistra italiana e Movimento Democratico e Progressista (Mdp), si aggiungerebbe l’annunciato quanto abusato ricorso al voto di fiducia. Un ruolo cruciale in questa improvvisa accelerazione di fine legislatura della legge sul biotestamento sembra essere svolto, paradossalmente, dalla posizione ambigua della Chiesa cattolica che, in maniera involontaria, ha “dato il là” ai propri supposti avversari in materia di temi etici.

Tra coloro che hanno prontamente approfittato delle parole del Papa figura uno dei principali sostenitori della legge, l’ex premier Matteo Renzi che al raduno di partito annuale della Leopolda ha spiegato come finalmente vi siano i numeri parlamentari e il consenso necessario del mondo cattolico per arrivare ad un legge sul testamento biologico: «Io credo che sul fine vita ci siano i numeri in Parlamento e che la maggioranza del mondo cattolico sia d’accordo».

Renzi ha poi rincarato la dose raccontando del suo incontro con Paola Nepi, una malata di Sla, che chiede una legge sul fine vita secondo la volontà del Papa: «È stata una esperienza toccante. Paola parla con un filo di voce e chiede la legge sul fine vita. Mi ha detto «ora anche voi cattolici la dovete fare, perché ve lo chiede il Papa».

Sulla stessa linea anche i senatori a vita Elena Cattaneo, Mario Monti, Carlo Rubbia e Renzo Piano che, compatti, hanno colto al balzo le parole di Papa Francesco per chiedere di approvare al più presto la legge sul biotestamento: «Le parole di Papa Francesco sull’accanimento terapeutico e il fine vita, che nella loro ricchezza e articolazione vedono nel paziente, capace e competente, la persona che giudica l’effettiva proporzionalità delle cure, crediamo possano rappresentare un’ulteriore occasione per il Parlamento, di inserire nell’agenda politica del Paese la necessità di dare certezza normativa in questa legislatura alle scelte di fine vita». «Su tale necessità, rispetto al tema del cosiddetto “Testamento Biologico” – proseguono i quattro senatori – avevamo fatto pubbliche riflessioni, la cui attualità crediamo persistere e rinnovarsi con quanto oggi scritto dal Papa».

Dopo l’approvazione presso la Camera dei deputati dello scorso 20 aprile, l’obiettivo è dunque di far passare anche al Senato, con il beneplacito della chiesa cattolica, la proposta di legge 1142, intitolata “Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari al fine di evitare l’accanimento terapeutico”.

Un lungo e ambiguo titolo che confonde abilmente le carte, mettendo l’accento sull’accanimento terapeutico e celando il reale contenuto di un provvedimento che, di fatto, introduce l’eutanasia passiva all’interno del nostro ordinamento giuridico.
Lupo Glori – Corrispondenza Romana

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