La Sindone icona del Sabato Santo

 

S. Giovanni Paolo II disse: “ Questa icona del Cristo abbandonato nella condizione drammatica e solenne della morte, che da secoli è oggetto di significative raffigurazioni e che da cento anni, grazie alla fotografia, è diffusa in moltissime riproduzioni, esorta ad andare al cuore del mistero della vita e della morte per scoprire il messaggio grande e consolante che ci è in essa consegnato. La Sindone ci presenta Gesù al momento della sua massima impotenza, nell’ atteggiamento di chi crede che l’ amore misericordioso di Dio vince ogni povertà, ogni condizionamento, ogni tentazione di disperazione” ( Torino 24 maggio 1998).  
Nella sua meditazione davanti alla Sindone papa Benedetto XVI affermava: “ Si può dire che la Sindone sia
l’ icona del Sabato Santo. Infatti essa è un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù, il quale crocifisso verso mezzogiorno, spirò verso le tre del pomeriggio.
Gesù rimase nel sepolcro fino all’alba del giorno dopo il sabato, e la Sindone di Torino ci offre l’ immagine di com’era il suo corpo disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato.
Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa. La Sindone è un’ icona scritta col sangue, sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro.
L’immagine della Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue e acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata dal colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita.
È come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo”. (Torino 2 maggio 2010)

Emanuela Marinelli riduzione da: Il Timone

 

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