La Risurrezione: un annuncio difficile. – Incontro con i genitori dei bambini di 2 elementare ( 2016)

 

Come introduzione leggiamo il testo degli Atti degli Apostoli:

Paolo, mentre li attendeva ad Atene, fremeva dentro di sé al vedere la città piena di idoli. 17Frattanto, nella sinagoga, discuteva con i Giudei e con i pagani credenti in Dio e ogni giorno, sulla piazza principale, con quelli che incontrava. 18Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui, e alcuni dicevano: «Che cosa mai vorrà dire questo ciarlatano?». E altri: «Sembra essere uno che annuncia divinità straniere», poiché annunciava Gesù e la risurrezione. 19Lo presero allora con sé, lo condussero all’Areòpago e dissero: «Possiamo sapere qual è questa nuova dottrina che tu annunci? 20Cose strane, infatti, tu ci metti negli orecchi; desideriamo perciò sapere di che cosa si tratta». 21Tutti gli Ateniesi, infatti, e gli stranieri là residenti non avevano passatempo più gradito che parlare o ascoltare le ultime novità.
( …)
Allora Paolo, in piedi in mezzo all’Areòpago, disse: 
«Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. 23Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: «A un dio ignoto». Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio. (…)
30 Ora Dio, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano, 31perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti». 
32Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: «Su questo ti sentiremo un’altra volta». 33Così Paolo si allontanò da loro. 34Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.

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Nel credo diciamo:  “Credo in un solo Signore Gesù Cristo (…) fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture …”, la stessa professione di fede è stata fatta quando avete battezzato i vostri figli “ nella fede della Chiesa” e vi siete presi l’ impegno ad educarli a questa fede.

Non è facile parlare di Risurrezione anche se a questo proposito dice papa Benedetto XVI: “ L’ evento della morte e della risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro e sostegno della nostra fede, leva potente delle certezze, vento impetuoso che spazza via qualsiasi paura e indecisione, qualsiasi dubbio e calcolo umano.”     Che non sia facile e non lo è stato da subito, il caso di Paolo negli Atti degli apostoli lo dimostra, ci invita ad interrogarci come genitori, come educatori, come comunità cristiana.

Eppure l’ arte raffigura questo evento straordinario, basta visitare qualche museo, quanti grandi artisti si sono cimentati nel raffigurare la Risurrezione; l’ arte è un linguaggio un modo di comunicare.

Proviamo a porci alcune domande:

  • Se vostro figlio venendo a casa, non necessariamente da catechismo, perché vede colombe, uova, vi chiedesse cos’ è la festa di Pasqua? Cosa rispondereste?
  • Avete mai provato a parlare di Risurrezione con qualcuno? Quale reazione? Quella degli ateniesi: diffidenza, imbarazzo, pregiudizio?
  • Avete mai parlato della Risurrezione di Gesù ai vostri figli?
  • Noi personalmente come ci poniamo di fronte a quello che è il cuore della fede cristiana?

Qualcuno ha scritto: “ l’ annuncio di questa buona notizia, allora come oggi, risulta particolarmente difficile: cosa strana dirsi di fronte a un messaggio che per noi cristiani è così ricco di speranza e così liberatore” ( Luca Bressan).[ Ma è proprio così?]

Proviamo ad immaginare il mondo come una grande piazza, incrocio di culture diverse, di religioni diverse, di diversi modi di vivere e di pensare in cui vi è un contesto di multiculturalismo che  rasenta la confusione. Sempre di più i vostri bambini si troveranno a sentire e a confrontarsi con  esperienze religiose che trasformano il mondo della fede in una specie di supermercato, dove ognuno sceglie ciò che più gradisce.

Questo l’ ambiente, il quadro, l’ humus in cui cresceranno. In questo contesto noi siamo chiamati ad annunciare  loro quella che è l’ essenza del cristianesimo. S. Paolo dice : “ Se Cristo  non è risorto, vuota è allora la nostra predicazione, vuota anche la nostra fede”. Noi tutti sappiamo che  il modo in cui si comunica un messaggio, cioè la sua forma, fa parte già dello stesso messaggio, ecco il motivo delle domande che vi ho sottoposto.  Accennavo prima
all’ espressione artistica; cosa avrà provato l’ autore nel raffigurare quell’ evento? Quale sarà stato il suo stato d’ animo, il suo travaglio spirituale, potremmo dire, che lo ha condotto a raffigurare proprio in quel modo quello che alla fine è un mistero.
Anche nel Nuovo testamento vediamo che per esprimere questa complessa realtà, per annunciare la Risurrezione si utilizzano narrazioni, inni, acclamazioni, formule di fede, schemi temporali e non sono le uniche modalità.

Esempi:

Schema temporale : passato, presente, futuro: era morto, è risorto, verrà.

 

“ A voi, infatti ho trasmesso quello c he anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai dodici . in seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. ( 1 Cor 15, 3-6).

È la più antica testimonianza e professione di fede assieme nella lettera che Paolo scrive alla comunità di Corinto una ventina di anni circa dopo la morte e la Risurrezione di Gesù. [ Contro l’ ipotesi di una mitizzazione della figura di Gesù ]

*A questo punto potremmo chiederci: come mai tante modalità diverse?  La risposta è abbastanza semplice. La Risurrezione di Gesù è un evento troppo unico per poter essere afferrata e posseduta, annunciata quindi il NT usa delle forme comunicative con il linguaggio e la cultura di cui dispone. Anche noi parlandone con i nostri figli, allora possiamo usare diverse modalità, ma quale è quella vera, quella efficace? [ Se n eparliamo! Ne parliamo sì o no ]

Noi tutti riceviamo nel corso della giornata, e pensiamo nell’ arco della nostra vita tantissime informazioni.

 

  • Il registro dell’ informazione.

La frase: “Gesù è risorto”, sembra un po’ datata, se non vecchia, per molti è legata ai ricordi dell’ infanzia. Che Gesù sia risorto lo impariamo a catechismo, in Chiesa,  parlavamo prima dell’ arte … ma qual è il coinvolgimento di un annuncio dato in questo modo? Insomma , diciamolo francamente è una notizia che sembra non fare più notizia. Dare l’ annuncio della Risurrezione in questo modo significa trasmettere un messaggio che non coinvolge colui che lo trasmette e nemmeno colui che lo riceve. Gli esperti dicono: “ è dare una notizia che vive in modo indipendente, che non chiede nessun coinvolgimento diretto di chi parla o di chi ascolta, ( vedi telegiornale).  Ma questo è sufficiente?  Quale incidenza può avere nella vita della persona?

  • Il registro della “ spettacolarizzazione”.

Abituati dai media, che tendono sempre a spettacolizzare gli avvenimenti, visto il carattere straordinario dell’ evento questo può accadere quando si parla della Risurrezione, sottacendo quelle che sono le implicazioni e la ricaduta nella vita delle persone, della loro storia, e nel quotidiano dell’ esistenza. [ Pensiamo se vi sono ricadute nella nostra vita]

  • Il registro della narrazione.

Questa dimensione ha molta presa sulle persone,  quindi anche sui bambini, anche se l’ arte del narrare non è così facile come sembrerebbe, perché non si tratta di fare una cronaca. La narrazione apre un canale di empatia fra il narratore e l’ ascoltatore molto forte, “ chi ascolta è in grado di intuire in modo immediato fino a che punto ciò che si narra assorba la vita: energia, intelligenza, concentrazione di chi la sta trasmettendo. È molto impegnativa da parte di chi sta trasmettendo, chi ascolta è portato ad interrogarsi sul perché di un simile comportamento, si che guadagno può trarre chi narra. L’ascoltatore è portato ad entrare in modo naturale nel cuore del messaggio” ( Bressan)

 

  • Annunciare come se si seminasse

Richiamiamo alla nostra mente l’ immagine di un seminatore, e la parabola del vangelo, la prima  parte, quella della semina e non quella della spiegazione sui terreni:

«Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». ( Vangelo di Luca cap. 8) ( Cfr. articolo di L. Bressan in Servizio della Parola – Queriniana )

L’ annuncio della Risurrezione richiede proprio questo atteggiamento, quello del seminatore, che non guarda ai terreni, ma butta il seme, impegnando in questo tutta la nostra libertà, tutta la nostra intelligenza. Del  resto è poi quello che fa Paolo ad Atene, che non è poi così lontana da noi, forse può essere anche nella nostra stessa famiglia, nel nostro caseggiato, nel nostro posto di lavoro, ma anche in noi stessi. [ O anche noi, implicitamente reagiamo come gli ateniesi: su questo ci fermeremo a riflettere un’altra volta]

La Risurrezione del Signore Gesù è la buona notizia. Certo è un evento straordinario da trasmettere, da annunciare, da narrare, ma al di là dei metodi, delle tecniche di comunicazione, deve essere un annuncio vivo che ci coinvolge, che ha a che fare con la mia vita, con la mia storia personale e che io offro perché è  grande, prezioso, unica speranza per l’ uomo. [ Se cosa ci sarebbe di nuovo?].  Come il seminatore non impongo, io semino senza curarmi del terreno, certo la speranza è che il terreno sia buono perché possa farlo fruttificare a suo tempo, il tempo opportuno. Ma, come il seminatore trepido, attendendo che il seme gettato germogli, avendo cura del terreno e del virgulto, quando nascerà, se nascerà.

Con questa fiducia non abbiamo timore di parlarne ai nostri bimbi. Sorvolare, sfuggire, significa che noi stessi abbiamo remore, riserve, dubbi, interrogativi, che vi possono essere, ma perché allora non riflettere, approfondire, pregare, e dare fiducia a Dio? [ O abbiamo paura di metterci in gioco?].

qydiacdon

 

 

 

 

 

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