L’ umiltà e la missione. Meditazione nella festa di S. Marco evangelista

 

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili….

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato…

In questa festa di S. Marco, inventore di quel genere letterario particolare che si chiama vangelo vorrei sottolineare due aspetti che oggi ci sono richiamati dalle letture e che in qualche modo dovrebbero essere ben presenti nella vita di ogni battezzato, uno è quello dell’umiltà, come richiama l’ apostolo Pietro nella sua prima lettera, l’ altro quello della missione come ci viene annunciato nel Vangelo .
Oggi quella che è la “ virtù” dell’ umiltà è un po’ in disuso, in un mondo dove tutti vogliono primeggiare, dove vi è il culto dell’ immagine, dell’ apparire, dell’ ostentare e del mettersi in mostra il tutto ben predicato dai grandi sacerdoti della comunicazione. Questo non solo per i personaggi importanti del mondo dello spettacolo, della politica, dello sport, ma anche per ciascuno di noi nel nostro piccolo mondo in cui facciamo tanta fatica a riconoscere il buono, il bello, il positivo che vi può essere negli altri. Tant’ che quando vogliamo descrivere qualcuno, più che ciò che vi è positivo la prima cosa che ci vengono in mente sono i difetti.       

Eppure la virtù dell’ umiltà è fondamentale nella nostra esperienza di rapporto di fede con il Signore. Pensiamo a Maria, icona di umiltà, che sa riconoscere il passaggio di Dio nella storia del popolo di Israele e nella sua storia personale.
Gesù stesso ha percorso un cammino di umiltà e si propone a noi come esempio quando dice: “ Imparate da me che sono mite e umile di cuore”. Ce la propone come insegnamento nella parabola del fariseo e del pubblicano, dice di non scegliere i primi posti, quando accogli i bambini e ci invita ad essere come loro, quando riprende i farisei e i capi del popolo, quando dice che non è venuto per essere servito, ma per servire, quando si china a lavare i piedi ai discepoli.

Nell’ umiltà, “il cristiano è perfettamente consapevole di aver ricevuto gratuitamente da Dio ogni cosa, sia l’essere e la vita che la giustizia e la grazia.” San Paolo evidenzierà come “nulla possediamo che non abbiamo ricevuto. Ci possiamo gloriare soltanto della Croce di Cristo[…]
Qualunque atteggiamento presuntuoso o auto-sufficiente ci priverebbe della sua grazia e ci lascerebbe prigionieri delle nostre povere miserie. L’umiltà diviene così l’altra faccia dell’amore di Dio, della carità. L’orgoglioso non ama Dio né riesce ad accogliere l’amore che Dio gli dà. Deo omnis gloria: a Dio tutta la gloria; ciò significa che non abbiamo nulla di buono che non venga da Dio, Verità e Amore sussistente.”
( A. Rodríguez Luño)

Gesù affida ai suoi, a tutti noi, la missione di annunciare il Vangelo per suscitare alla fede tutti gli uomini, ma non dobbiamo dimenticare che proprio prima i suoi “ per la loro incredulità e durezza di cuore perché non avevano creduto a quelli che non avevano visto il risorto”. Anche noi siamo fra quelli che non hanno visto il risorto, ma anche noi siamo mandati ad annunciare il Vangelo a ogni creatura, consapevoli della nostra fragilità e debolezza, di essere tante volte un po’ increduli, ma Gesù ha voluto fidarsi e rimane accanto a noi in questo compito che richiede la grande virtù dell’ umiltà per essere consapevoli che il Vangelo è prima di tutto dono che noi abbiamo ricevuto; dono che vogliamo condividere e offrirlo agli altri perché possano essere anche loro nella gioia che nasce dalla fede.
Da quella fede che ci permette di vivere il comandamento nuovo dell’ amore :
“ Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo sapranno che siete miei discepoli” ( Gv 13), che proprio ieri il Signore ci affidava!

Deo omnis gloria, qydiacdon

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