INGIUSTIZIA IN PAKISTAN Blasfemia: condannato per un messaggio su Whatsapp

Pakistan. Il 14 settembre un giovane cristiano del Punjab, Nadeem James, è stato condannato a morte per blasfemia. L’accusa è di aver inviato un poema che offendeva il profeta Maometto e altri personaggi sacri via Whatsapp. A denunciarlo nel luglio del 2016, spiega il suo avvocato che intende ricorrere in appello, era stato un suo amico, arrabbiato del fatto che Nadeem avesse una relazione sentimentale con una giovane musulmana. Succede spesso in Pakistan che delle persone vengano accusate di blasfemia per vendetta o in seguito ad una lite. Il ragazzo era fuggito per paura di essere ucciso. Secondo il Pakistan Christian Post, per spingerlo a consegnarsi alle autorità, la polizia ha arrestato due sue sorelle e ha abusato di loro. Per motivi di sicurezza, la sentenza è stata pronunciata in carcere. Alcuni imam hanno infatti giurato di far pagare a Nadeem e alla sua famiglia il suo atto blasfemo. Asia Bibi, la donna cristiana cattolica condannata a morte anch’essa per blasfemia nel 2010, è in carcere ormai da otto anni in attesa della sentenza definitiva.

Anna Bono
In: La NBQ

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Limpido esempio, ancora una volta, se mai vene fosse bisogno della tolleranza islamica, del suo essere “religione di pace”, di come vengano messi in pratica i dettami del Corano verso chi professa un’ altra fede. Mentre noi stiamo qui a voler approvare un legge inutile, lo Ius Soli, che riguarderà anche tanti musulmani.
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