In Francia e Belgio vige già la dhimmitudine scolastica

 

Tempi duri per la scuola in Europa. In Francia e Belgio nuovi, inquietanti campanelli d’allarme stanno trillando all’impazzata. La notizia, partita da Novopress, è subito rimbalzata su blog e agenzie d’informazione: in molte scuole pubbliche francesi la famiglie musulmane, durante il Ramadan, possono esigere il rimborso dei buoni-mensa, oltre tutto senza alcun obbligo di provare le mancate consumazioni. Così, a prescindere, si va in fiducia.

I servizi di tutela dell’infanzia, in genere tanto solerti e rigorosi nel garantire uno sviluppo armonico e completo del fanciullo, sempre pronti a suggerire ed a correggere, sono incredibilmente muti di fronte a ragazzini lasciati senza cibo e senz’acqua nei lunghi e caldi giorni di giugno fino ai primi di luglio, per poi lasciarli abbuffare di notte di tutto quanto possano trovare di più grasso e dolce. In questo caso si chiude un occhio, anzi due.    

Già le mense di questi istituti avevano adeguato i propri menù alle regole dell’islam, escludendo la carne di maiale, ad esempio. Ma, di fronte ai nuovi sviluppi, v’è da chiedersi quanto realmente di pubblico abbiano ancora queste scuole, trasformatesi da laboratori degli orrori laicisti in piccole casbah musulmane.

In Belgio le cose vanno anche peggio: Lieven Boeve, direttore generale della Katholiek Onderwijs Vlaanderen, la rete per l’insegnamento cattolico delle Fiandre, ha proposto addirittura di aprire, negli istituti ad essa aderenti, delle stanze per la preghiera islamica. Secondo quanto dichiarato alla stampa dall’arcivescovo Jozef de Kesel, fresco di nomina, l’episcopato sosterrebbe «totalmente» quest’iniziativa. La prospettiva è che tale provvedimento possa essere presto assunto anche nel Belgio francofono, poi in Francia ed, a seguire, estendersi nel resto d’Europa.

Ad opporsi allo scempio vi sono da una parte l’associazione cattolica fiamminga Pro Familia, che ha organizzator il 25 giugno a Bruxelles una Marcia per l’insegnamento cattolico, per ribadire alcuni principi fondamentali; dall’altra vi sono le scuole cosiddette “fuori contratto” ovvero quelle che non chiedono soldi allo Stato in cambio della propria libertà, più o meno l’equivalente delle nostre scuole parentali. Ma la loro sopravvivenza appare alquanto complicata in Belgio e minacciata in Francia da due rischi: il progetto di modifica delle norme vigenti, promosso dal ministro Najat Vallaud-Belkacem (il che non stupisce) e la proposta di legge depositata dai parlamentari della lista LR-Les Républicains, che formalmente apparterrebbero alla Destra francese, benché tra di loro militino molti ex-democristiani d’Oltralpe e benché faccian parte in Europa di quel Partito Popolare, che ovunque pare ormai aver non solo dimenticato, bensì tradito la propria identità.

Insomma, pare proprio che tanto in Francia quanto in Belgio si sia dinanzi a due casi di dhimmitudine scolastica ante litteram (M.F.).

Da: Corrispondenza romana.it

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