III Domenica di Quaresima anno c, 2022 – Portare frutti

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”»
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“Credete che … quei galilei … o quelle diciotto persone …?”
Di fronte agli accadimenti dolorosi, luttuosi della nostra vita, anche oggi in tanti risiede quella che era una concezione religiosa tipica del tempo di Gesù, secondo la quale questi erano il frutto, o la punizione, la conseguenza del peccato, insomma un castigo mandato da Dio. Gesù ci dice esattamente il contrario. Le cose che ci accadono, anche quelle luttuose, possono diventare l’occasione per comprendere che la nostra vita non è che l’occasione per capire chi siamo e verso quello a cui siamo indirizzati. Lo scopriamo tramite ciò che succede, quello bello e anche quello che bello non è. Guai se noi pensiamo che quando accade una disgrazia essa sia segno di un castigo divino è un richiamo a riflettere sulla nostra situazione di fragilità, di provvisorietà. Spesso vi sono cose che noi attribuiamo a Dio, ma in realtà vengono dall’ uomo, dimenticando che noi viviamo in un mondo che non è più secondo l’ordine del Creatore, ma che è inquinato da un male che è molto più grande di qualsiasi pandemia, che nella storia dell’uomo vi sono sempre state, ma dal peccato che inquina il cuore delle persone ed è “dal cuore delle persone che può uscire il bene o il male”.
Di fronte a questo Gesù ci invita a guardare avanti e ci mostra un Dio paziente e ci invita a riprendere consapevolezza del valore del tempo con la parabola del fico.
Il libro di Qoelet ci dice che vi è un tempo per ogni cosa e oggi potremmo prendere questi passi: “C’è un tempo per nascere e un tempo per morire(…) Un tempo per uccidere e un tempo per curare, un tempo per demolire e un tempo per costruire(…)Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace…”
Sembra proprio che questo sia il tempo che stiamo vivendo. Con la parabola del fico Gesù richiama che vi è un tempo in cui occorre convertirsi e dare frutti. Il fico non produce subito, il suo tempo normale è almeno un anno, per noi il tempo normale è tutta la nostra vita.
Il tempo che pensiamo, illudendoci, che sia nostro, ma che in realtà ci sfugge, che vorremmo fermare quando ci sono gli avvenimenti lieti e, magari, cancellare quando ci sono le avversità, le prove, i dolori che accompagnano così spesso la nostra esistenza.
Il tempo della nostra vita è la grande opportunità che ci viene data per scoprire chi siamo e in cosa crediamo e per scoprire chi è Dio per noi. Qualcuno ha scritto: “Non esiste una vita più o meno semplice, ma ogni vita è un soffio breve che siamo chiamati a vivere con intensità e gioia”. Nella parabola del fico ci viene fatto scoprire un Dio che è paziente e ci invita a dirigere la nostra vita in una nuova direzione. Il primo frutto che ci viene richiesto è la conversione. La quaresima è il tempo della pazienza di Dio.
Tempo in cui siamo chiamati a rivedere quello che ci impedisce di scoprire il vero volto di Dio, quello della misericordia, quello che attende che il vignaiolo, riprendendo la parabola, concimi e zappi il terreno del nostro cuore così che possiamo fruttificare.
Ancora una volta Dio scommette su di noi anche quando ciò sembrerebbe irragionevole.
Oggi è il tempo di accogliere la pazienza di Dio, il suo invito, tempo di lasciarci convertire per dare frutti che esprimano un vero cambiamento del nostro cuore. Questa è la grande opportunità della Quaresima.

Deo gratias,qydiacdon

Paoline - Convertitevi all'amore - III Domenica di Quaresima

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