II Domenica di Quaresima: Ascoltare- obbedire- credere

Dal libro della Gènesi

In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

Parola di Dio

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Parola del Signore

II Domenica di Quaresima – Trasfigurazione di Gesù (Anno A) Parrocchia Don Bosco

Omelia

Richiamiamo alla nostra mente la figura di Abramo, (1 lettura), e la frase del Vangelo: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». La voce che esce dalla nube in questo episodio della trasfigurazione, dove Gesù si rivela oltre la sua figura umana, terrena nella sua divinità.

Cosa significa ascoltare? Se andate a vedere in qualche dizionario potete trovare definizioni del tipo: “Udire con attenzione, stare a udire” … ma anche: “Dare retta, seguire i consigli o gli ammonimenti dati”. Mentre la parola obbedire o ubbidire significa: “fare ciò che viene ordinato; accondiscendere, sottostare all’altrui volontà …”

Ascolto, obbedienza, e fede sono le caratteristiche di Abramo. Dio gli parla e Abramo non ascolta solo con l’orecchio, come così spesso facciamo noi, che ascoltando solo con l’orecchio la parola entra da una parte e esce dall’altra, ma con tutta la sua persona così che la sua risposta è: “Eccomi”. Egli è pronto a fare quanto Dio gli chiede.
E Dio gli chiede una cosa molto grande, difficile e impegnativa. Fino a che punto Abramo è disponibile a fare ciò che gli viene chiesto?
Abbiamo sentito, gli viene chiesto di sacrificare suo figlio, quel figlio tanto desiderato e tanto amato. Se ci fermiamo un attimo a pensare è qualcosa di umanamente inconcepibile.
Noi sicuramente ci saremmo ribellati! “Caro Dio questa cosa è troppo grande per me non ne facciamo niente”.

Invece… ecco egli si mette in viaggio assieme a suo figlio nel luogo indicato, obbediente, ma anche pieno di fiducia perché sa che il Signore è fedele e non può mancare alla sua Parola e alle sue promesse.
Vedete le nostre sicurezze umane sono quelle che sono, ma l’unica cosa che conta è affidarsi a Dio, in Lui non ci sono inganni, doppi fini, invidie o gelosie. L’ obbedienza e la fede di Abramo vengono premiate non solo con il fatto che Dio non vuole la morte di Isacco, ma anche con tutte le promesse che il Signore gli fa, diventando modello per tutti i credenti.

Come Abramo anche noi dobbiamo ascoltare il Signore che ci parla e ci parla attraverso Gesù, che ha annunciato la sua morte e risurrezione, una realtà difficile da accettare ancora per i discepoli.
L’esperienza che fanno li vuole rassicurare anche se le parole che sono state pronunciate nell’annuncio della Passione sono difficili e crude.
«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»
Questa parola vale soprattutto per noi, come lo era per quelli che erano più vicini a Gesù. La quaresima è l’occasione per chiederci se davvero ascoltiamo quello che Gesù dice, ma soprattutto se lo mettiamo in pratica, ascoltando non solo fisicamente ma con tutto il nostro cuore dal quale escono le nostre azioni, i nostri comportamenti, le nostre passioni, ma anche il nostro desiderio di bene, di bontà, di vita.

Oggi sembra che gli ascoltatori di Dio, anche fra i credenti, siano un po’ distratti, che non sappiano riconoscere la Parola fra le parole e che non riescano ad obbedire perché le esigenze della vita, secondo il Vangelo, sembrano troppo complicate, vogliano farci essere meno liberi e non siano in armonia con le nostre esigenze.

Che cosa significa ascoltare e obbedire l’abbiamo già detto. S. Paolo dice, scrivendo ai cristiani di Roma, che: “Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo.”

Ascoltare qualcuno che mi dice: Gesù è il tuo Salvatore, Gesù è morto e risorto per te, Gesù è l’inviato di Dio degli ultimi tempi.

A questo annuncio la fede risponde in primo luogo con un atto di fiducia e di affidamento, simile a quello dell’apostolo Tommaso che, deponendo la sua incredulità, si arrese davanti al Risorto dicendogli:
“Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28). (F.A Serming)

Tutto questo mi viene annunciato in ogni Eucaristia. Ascoltiamo, obbediamo, crediamo e facciamo anche noi nostra la professione di fede dell’apostolo Tommaso: “Mio Signore e mio Dio”

Qydiacdon, AMGD

 

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